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Gennaio 2019

Di recente la Regione Basilicata si è opposta alla variazione del programma di sviluppo della concessione Val d’Agri dell’Eni, presentata al ministero dello Sviluppo economico, e alla trivellazione di nuovi pozzi estrattivi e di reiniezione. L’ex Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente ha, invece, bocciato la messa in produzione del pozzo “Pergola 1”. Il conflitto di attribuzione Stato-Regione promette di riaccendere le contese istituzionali, ma a posizioni invertite, mentre le compagnie minerarie restano in silenzio.

Diverse aree del Sud Italia sono interessate da grandi impianti eolici con potenza oltre i limiti (non prescrittivi) indicati nei Piani di indirizzo energetico ambientali regionali (Piear). In alcune regioni, come la Basilicata dello sfruttamento petrolifero e di quello eolico, si assiste al fenomeno della “saturazione”, che sta causando lo stravolgimento dei connotati fisici e geografici del territorio. A chi fa capo il business delle società eoliche? Qual è il ruolo delle rinnovabili in Italia, trasformate in poco tempo, da opportunità ad affare per pochi?

Il ministero dello Sviluppo economico ha annunciato l’introduzione di un piano che individua le aree idonee alle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi offshore, che dovrebbe chiamarsi Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Ptesai), dal quale sarebbero però escluse le aree terrestri. Le indiscrezioni sul testo dell’emendamento diffuso dal Coordinamento nazionale No Triv e le critiche al testo ripetutamente rimaneggiato. La posizione delle Regioni.

L’ente Parco nazionale del Pollino, di recente, ha ricevuto da Enel 1,75 milioni di euro di royalties a seguito della sottoscrizione del secondo atto aggiuntivo di un accordo sottoscritto nel 2014. L’accordo vede da un lato Enel Produzione spa e, dall’altro, alcuni Comuni del parco, l’ente di gestione del Pollino e i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Enel sborserà 15 milioni di euro in otto anni di funzionamento della centrale del Mercure.