La Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Melfi scende in campo contro le ricerche petrolifere nell’area dell’Aglianico doc e in difesa delle vocazioni agricole e di qualità del territorio.
“Esprimiamo tutto il disappunto per delle decisioni che potrebbero mettere in ginocchio l’economia agricola della zona.” Si apre così il comunicato stampa della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Melfi, in provincia di Potenza. L’incipit è quello di una presa di posizione forte che arriva contemporaneamente alla presentazione del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020, che ha come slogan “Basilicata cuore verde d’Europa”. Un eufemismo per una regione che punta tutto sul gas e sul petrolio. Il cuore nero intorno al quale ruotano gli interessi economici più grandi.
A preoccupare le associazioni di categoria è la richiesta della società texana Aleanna Resources LLC di ricercare idrocarburi. L’istanza si chiama “Palazzo San Gervasio” e comprende un’area di 469,90 chilometri quadrati, il territorio di 13 Comuni e – come ricorda la Cia – è assolutamente incompatibile con le “pregiate aziende agricole, vitivinicole, olivicole, zootecniche […] risorse importanti per l’economia non solo del comprensorio ma dell’intera regione, specie per l’agroalimentare e l’export. […] La Basilicata è la 100% rurale e questo ha un significato chiarissimo e nettamente in antitesi con il petrolio.”
La storia dell’istanza di permesso di ricerca “Palazzo San Gervasio” parte nell’aprile 2006. Ed è emblematica perché si sta risolvendo a seguito di una vera e propria guerra in carta bollata. Nel 2007 la Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (Cirm) del ministero dello Sviluppo economico si esprime favorevolmente al progetto. Quello che poi fa, nel 2010, anche il ministero dei Beni culturali. Nello stesso anno l’Ente sviluppo dell’irrigazione chiede di essere coinvolto nel procedimento relativo al rilascio del nulla osta di fattibilità. Nell’aprile 2011 l’Ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata rilascia parere favorevole alla fase di screening escludendo il progetto dalla Valutazione d’impatto ambientale, nonostante ricadesse in aree sensibili.
Due mesi dopo la Soprintendenza per i beni paesaggistici della Basilicata dà il suo assenso escludendo soltanto le aree sottoposte a vincoli. Sembra filare tutto liscio per la società, invece, nel 2013 succede qualcosa. La Regione Basilicata – applicando una legge regionale (la n.16 del 2012), dichiarata incostituzionale – non rilascia l’intesa. L’Aleanna Resources decide di rispondere impugnando la decisione regionale dinanzi al Tar della Basilicata, che le dà ragione (2015). La Regione Basilicata, a sua volta, ricorre al Consiglio di Stato, che dovrà pronunciarsi nel merito a luglio. Tutti i particolari dei ricorsi e contro ricorsi sono spiegati nei dettagli dall’Associazione intercomunale Lucania in questo articolo.
Non è la prima volta che la Confederazione italiana agricoltori prende posizione contro la politica fossile del governo regionale della Basilicata. Già nel 2014 la Cia chiese all’attuale presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, di impugnare la legge “Sblocca Italia” dinanzi la Corte Costituzionale rimarcando che “il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità della nostra regione e dell’intero Paese” e ricordando al governatore lucano i contenuti della “Carta di Matera”. Un documento sottoscritto da amministratori di tutta Italia ed associazioni di categoria, con l’obiettivo di difendere e salvaguardare la biodiversità, l’ambiente e le risorse idriche. Minacciate dall’oro nero.