Il 20 marzo, a Roma, sono stati presentati l’Annuario dei dati ambientali e il Rapporto ambiente del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Il primo, giunto alla quindicesima edizione, è redatto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra); il secondo, alla sua prima edizione, è invece affidato al Sistema nazionale per protezione dell’ambiente (Snpa), un organismo nato il 14 gennaio 2017 con l’entrata in vigore della legge n.132/2016. Oltre all’Ispra, l’Snpa è composto da 21 agenzie – regionali (Arpa) e provinciali (Appa)oltre a Ispra – e impiega 10 mila persone in 150 sedi.
L’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra, da molti anni, rappresenta una preziosa Banca dati e uno strumento di conoscenza al servizio di cittadini, esperti del settore ed amministratori. A supporto, il Rapporto ambiente del Sistema nazionale – suddiviso nelle sezioni “Ambiente in primo piano” (226 pagine) e “Ambiente in primo piano: indicatori e specificità regionali” (219 pagine) – offre una vasta e immediata divulgazione dell’informazione ambientale prodotta dall’Ispra e dalle Arpa, soffermandosi sui dati delle realtà locali. La prima sezione passa in rassegna i comparti ambientali più importanti: aria, acqua e suolo.
LE CRITICITÀ DELL’AREA DI TARANTO
Nell’ambito della qualità dell’aria spiccano le criticità dell’area di Taranto, già sottoposta a progetti sperimentali che hanno avuto come obiettivo il monitoraggio, in tempo reale, delle emissioni odorigene, con il coinvolgimento dei cittadini residenti. Il rapporto descrive anche la messa a punto del sistema modellistico previsionale della qualità dell’aria, progettato ad hoc sull’area di Taranto per la previsione dei Wind day, giorni di vento con aumento della concentrazione dei Pm10 nei quartieri più colpiti. Il sistema è attualmente in uso.
A colpire per originalità è l’idea, nata in Umbria, del progetto AirSelfie, realizzato da Arpa Umbria insieme all’ordine dei Medici chirurghi e degli odontoiatri di Terni, finanziato dalla Fondazione Carit. Il progetto, destinato a trovare applicazione su tutto il territorio nazionale, ha l’obiettivo di fornire al singolo cittadino un mezzo semplice e immediato per conoscere la propria esposizione all’inquinamento atmosferico, in funzione dei suoi spostamenti in città. Tutto questo attraverso l’uso sinergico di tre strumenti: una strumentazione di misura avanzata; un servizio sperimentale di valutazione dell’esposizione personale che impieghi l’informazione proveniente da fonti diverse; un’applicazione per smartphone che colga le variazioni di esposizione dovute agli spostamenti dei cittadini e che permetta di coinvolgere molte persone.
Nel 2017 sono stati molti gli obiettivi ambientali raggiunti in Italia. L’Annuario fornisce numeri e tendenze su clima ed emissioni di gas serra. Descrive, inoltre, le iniziative messe in campo a tutela dell’ambiente. Ma i risultati ottenuti non sono sufficienti per dichiarare il cessato allarme.
AUMENTO DELLE EMISSIONI
Tra il 1990 e il 2015 le emissioni di tutti i gas serra sono diminuite grazie alla riduzione prevalente di CO2 raggiunta dal settore energetico. Nel 2015, tuttavia, le emissioni sono aumentate del 2,3 per cento, come probabile effetto di una ripresa economica.
Il presidente del Consiglio uscente, Paolo Gentiloni, intervenuto nel corso della presentazione, ha specificato che i cambiamenti climatici riguardano anche le realtà locali da cui dipendono gli effetti a livello globale. A suscitare preoccupazioni, sono, in particolare, le inusuali precipitazioni intense alternate a periodi di siccità. “Per questo motivo – ha dichiarato l’ex premier – occorre uscire dal carbone entro il 2025. L’Italia è a buon punto nell’uso delle rinnovabili ma i livelli di particolato e biossido di azoto sono ancora allarmanti.” Gentiloni si è anche soffermato sulla questione rifiuti: “l’Italia non ha raggiunto il suo target sulla raccolta differenziata ed entro il 2035 è necessario scendere sotto il 10 per cento del conferimento in discarica.”
Sul tema è intervenuto anche l’ex ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il quale ha sottolineato che “siamo arrivati al 25 per cento dei rifiuti in discarica. Siamo scesi sotto il 40 per cento. È un buon risultato ma non basta.”
Risulta, infatti, in crescita la produzione dei rifiuti urbani (+2 per cento), a fronte di una produzione pro capite che passa da 487 chilogrammi/abitante nel 2015 a 497 chilogrammi/abitante nel 2016. La raccolta differenziata, invece, raggiunge il 52,5 per cento della produzione totale dei rifiuti urbani. Galletti ha concluso indicando, anche, la necessità di varare una legge sul consumo del suolo che favorisca la rigenerazione urbana. Il consumo di suolo in Italia continua, purtroppo, a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni. Nell’Annuario si legge che circa 23 mila chilometri quadrati del territorio nazionale sono ormai persi. Solo in sei mesi – tra il 2015 e il 2016 – sono stati consumati 5 mila ettari di territorio, equivalenti a 5700 campi di calcio.
IL PATRIMONIO ACQUA
Per quanto riguarda la situazione delle nostre acque, il 43 per cento dei fiumi e il 20 per cento dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità per stato ecologico; il 75 per cento dei fiumi e il 48 per cento dei laghi, invece, raggiungono l’obiettivo di qualità per lo stato chimico. E non si ferma la contaminazione da pesticidi. Risultano, infatti, inquinati 370 punti di monitoraggio (23,8 per cento del totale) di acque superficiali, con concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali; nelle acque sotterranee, 276 punti (8,6 per cento del totale) registrano tale superamento.
Ulteriori passi in avanti devono essere compiuti. Su questo concordano gli esponenti di governo e gli esperti. Dal canto suo, però, il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, intervenuto nel corso della tavola rotonda, non è apparso affatto ottimista: “È un ottimo rapporto in cui sono presenti sintomi e cure, ma il mio timore è che tutto questo lavoro resti solo parola scritta, senza passare ai fatti. Perché in Italia manca la coerenza.”