Articolo tratto da la Nuova Basilicata sabato 12 ottobre
2002
Incontro
Eni-Regione, una nota di Simonetti
"Oltre
alla tutela dell'ambiente in Basilicata c'è
bisogno di lavoro"
di
PIETRO SIMONETTI *
Ha fatto bene la Giunta Regionale ad incontrare i
dirigenti dell'Agip che conservano ancora quote importanti nei progetti di
coltivazione del petrolio nella nostra regione.
Com'è noto, gruppi americani e inglesi hanno acquisito
la maggioranza della proprietà e delle possibilità di sfruttamento dei
giacimenti petroliferi nella nostra regione. Il passaggio di mano nel controllo
della proprietà è avvenuto nel corso dell'ultimo anno a seguito delle offerte
non risultate congrue dell'ENI sul mercato azionario In una parola: l'ENI oggi
ha una partecipazione minoritaria "nel business" relativo
all'estrazione petrolifera e non solo in Basilicata. Ai tempi di Mattei questo
non sarebbe accaduto. Ma questa e un'altra storia. Oggi ci capita dopo gli
accordi stipulati alla fine degli anni '90 con il Governo e l'ENI, accordi non
realizzati in nessuna regione d'Italia dove si estrae petrolio, di discutere,
ancora con l'ENI sulle questioni ambientali, ampiamente contrattate a suo tempo.
C'è qualcosa che non va. Perché l'ENI non ha mantenuto gli impegni mentre
alcuni si occupavano di gestire gli appalti del Centro Oli e dell'Oleodotto
verso Taranto - parliamo di circa 2 mila miliardi di vecchie lire, con le
modalità descritte dalla magistratura? La risposta è semplice. Alcuni
dirigenti od ex dirigenti dell'Eni facevano altro. Altra domanda. Perché in
Regione da oltre un anno, non si convoca il Comitato di Coordinamento Misto per
la gestione degli Accordi? Abbiamo appreso, era ora, che sarà convocato. Resta
da chiedersi, sempre per auspicare che le risorse vengano utilizzate per attività
produttive ed occupazionali che fine ha fatto la localizzazione del Centro
Enrico Mattei come struttura delocalizzata nel sud? Come noto questa struttura
di ricerca e formazione,
ogni anno, come dicono "gli esperti" sottopone a
formazione-ricerca circa 20 mila giovani studenti di tutto il mondo: L'attività
di ricerca spaziale per l'ambiente, l'innovazione e la cultura. Al momento, per
i soliti litigi di campanile, non c'è una sede individuata nella Val d'Agri.
Proponiamo, in mancanza di accordo tra gli enti, che sia sorteggiata.
Immaginiamo che nel momento in cui la sede sarà definita, utilizzando anche le
borse di studio per 1.500 miliardi di vecchie lire, non ancora utilizzate e che
gonfiano i cassetti di qualche postazione finanziaria della Regione, si possa
pensare ad un accordo tra detta fondazione e l'Università della Basilicata per
ottenere il risultato di ospitare studenti da tutto il mondo così come accade a
Venezia, Milano, Torino ecc. sulla base delle borse offerte dall'Eni, e studenti
lucani allo scopo di fornire l'adeguata formazione professionale per la ricerca,
l'attività produttiva, in una parola il lavoro. Ma c'è anche dell'altro: il
cosiddetto Accordo di Programma per la Val d'Agri, sostenuto da un finanziamento
di circa 200 miliardi di vecchie lire, che potrebbe produrre mutui
moltiplicatori per circa 2-3 mila miliardi di vecchie lire di investimento, per
non parlare della Società energetica e di quant'altro progettato, è in una
fase di "stagionamento"- l'incontro di ieri con Sviluppo Italia lo
dimostra -. Siamo al congelamento di risorse finanziarie culturali e umane che
non ha precedenti. Sarebbe il caso di passare allo scongelamento. Una proposta.
Il Comitato di Coordinamento dell'accordo Eni ritornerà a riunirsi, mentre
l'ambiente sarà tutelato, immaginiamo, è il caso in questa fase congiunturale
negativa, di passare all'azione: utilizzare le risorse e fare occupazione.
*Presidente
Comitato istituzionale politiche del lavoro.