POTENZA-
Grandi novità vengono dagli ambienti finanziari internazionali sul futuro della
società petrolifera Enterprise Oil che, com’è noto concentra la propria
attività italiana in Val d’Agri, dove vi è il più grande giacimento di
petrolio dell’Europa continentale, con 480 milioni di barili di riserve
stimate, e la società partecipa a due delle quattro concessioni dell’area. Il
gruppo britannico Shell- Royal Ducht, ha deciso di acquisire, attraverso il
lancio di un’opa amichevole a 725 pence per azione, Enterprise Oil, società
energetica indipendente inglese nei cui confronti, nelle scorse settimane anche
l’italiana Eni aveva mostrato interesse. L’operazione annunciata dal colosso
dell’energia anglosassone, è stata valutata sui 4,3 miliardi di sterline e
prevederà (oltre all’assunzione di un debito pari a 0,8 miliardi di sterline)
il pagamento da parte del gruppo Shell-Royal Ducht, in contanti, di 725 pence
per ogni azione di Enterprise Oil, il 15% in più rispetto al prezzo di chiusura
dello scorso giovedì, ultimo giorno di scambi prima delle feste pasquali. In
qualità di advisor dell’operazione, Shell-Royal Ducht, sarà assistita da
Salomon Smith Barney, mentre Enterprise Oil sarà affiancata da Rotshild and
Sons e da Morgan Stanley. Enterprise Oil detiene, inoltre, titoli minerari
“off shore” nell’Adriatico e al largo delle coste della Calabria e “on
shore” nella fossa bradanica, nell’Appennino centrale, nella Pianura Padana
e in Sicilia. La società, in particolare, detiene in Val d’Agri il 55 per
cento della concessione “Cerro Falcone” e il 40 per cento della concessione
“Monte Alpi” (le altre quote in entrambi i casi sono detenute dall’Eni),
inoltre, nel giacimento di “Tempa Rossa” (420 milioni di barili di riserve
stimate nella Val di Sauro) Enterprise è titolare del 25 per cento della
concessione (le altre quote sono suddivise tra Total Fina Elf, il 50 per cento,
ed Exxon Mobil, il 25). Per lo sviluppo delle sue attività nei due giacimenti
petroliferi in Basilicata, l’Enterprise Oil Italiana ha ottenuto nel 1999 un
prestito dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) di 200 milioni di euro
(circa 400 miliardi di lire). Nelle scorse settimane, in occasione
dell’attivazione dell’oleodotto tra il centro oli di Viggiano (Potenza),
dove il petrolio estratto in Val d’Agri subisce una prima lavorazione, e la
raffineria di Taranto dell’Eni, l’amministratore delegato della Enterprise
Oil, Sam Laidlaw, ha sostenuto che “il giacimento della Val d’Agri porterà
all’Enterprise Oil importanti ricavi e una parte importante della produzione
futura”.
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La Nuova Basilicata – 4 aprile 2002
L’Eni
non commenta l’operazione di controllo dell’ Enterprise Oil
Sui
pozzi lucani la bandiera Shell
In Vai d’Agri i maggiori giacimenti petroliferi della multinazionale
di
ARTURO
GIGLIO
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- La Nuova Basilicata – 5 aprile 2002
Con
l’arrivo in Basilicata della Shell ci si
interroga sul destino dell’accordo sul petrolio.
L’intesa
è superata?
Belisario: “Rinegoziare condizioni e garanzie per ambiente e royalties
POTENZA - Quando tra qualche giorno sui pozzi petroliferi della Val d’Agri (Cerro Falcone e Monte Alpi) e del Sauro (Tempa Rossa) sventolerà la bandiera della Shell (che ha acquisito il controllo dell’Enterprise Oil) avrà ancora “valore” l’intesa istituzionale Regione-Stato-Eni basata essenzialmente sulla “tutela dell’interesse strategico italiano” rappresentato dalla importante fonte energetica”? L’interrogativo, dopo le prima notizie sull’affare petrolifero-finanziario “consumato” a Londra, comincia a circolare nei “palazzi” della politica regionale. Il primo a dare una risposta è il capo-gruppo di Italia dei Valori Felice Belisario, secondo il quale “siamo in presenza di un’operazione di privatizzazione dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Basilicata e per questo e nei fatti l’accordo di programma è superato”. Belisario “detta” le nuove condizioni per ritornare al tavolo delle trattative: “azzerare l’accordo” perchè - spiega - è mutato nei soggetti che l’hanno firmato; “bloccare qualsiasi nuova autorizzazione alla ricerca di idrocarburi”; “rinegoziare” le condizioni per ottenere maggiori garanzie a favore delle comunità locali e dell’intera regione. Su quest’ultimo punto, il dipietrista precisa che “dai nuovi padroni del petrolio lucano occorre ottenere, come minimo, le stesse garanzie richieste all’Eni in tema di tutela ambientale, di assunzioni di manodopera locale, di pagamento delle royalties. La Regione - aggiunge Belisario -è stata colta di sorpresa dall’operazione finanziaria di compravendita dell’Enterprise 0il, anche se le responsabilità maggiori ricadono sul rnanagement dell’Eni che non ha saputo (o voluto) contrastare le manovre, nonostante disponesse delle informazioni in tempo reale. Ma - continua -mi rifiuto di accettare il fatto che il ‘saccheggio ambientale’ della nostra regione debba essere deciso nella City di Londra. E’ un altro duro colpo al federalismo che specie alla luce delle modifiche dell’articolo quinto della Costituzione e quindi dei nuovi poteri attribuiti alle Ragioni anche nel settore energetico dovrebbe specie in Basilicata marciare in maniera più spedita”. La riflessione dell’esponente di Italia dei Valori riguarda l’iter dell’Agenzia Regionale per l’Energia prevista nei documenti del Governo Regionale sul petrolio. Con l’arrivo della Shell in Basilicata si assottiglia anche la percentuale di petrolio di proprietà della compagnia italiana e quindi si riduce l’operatività dell’Agenzia lucana. Per Belisario “sono riflessioni che chiamano in causa anche la Casa per le Libertà che - dice - non ha certo alcun motivo per gioire e anzi dovrebbe far sentire il fiato al collo del Governo ‘amico’ perché vigili su queste operazioni finanziarie e chieda conto al gruppo dirigente dell’Eni del suo operato, sempre nell’interesse strategico nazionale. A noi di Italia dei Valori - conclude il capogruppo - l’unica globalizzazione che può piacerci è quella dei diritti, non certo quella dello sfruttamento”.
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