Signor
presidente del Consiglio dei Ministri
On.
Silvio BERLUSCONI
Palazzo
Chigi
00100
- ROMA
Caro
Presidente,
tra
i "pozzi avvelenati" lasciati in eredità dal governo del
centrosinistra ci sono anche i pozzi petroliferi della Val d'Agri (Basilicata)
in cui esiste il più grosso giacimento petrolifero d'Europa, da cui è prevista
l'estrazione di 154 mila barili di greggio al giorno per 20 anni. Un patrimonio
immenso.
Il
precedente Governo Nazionale e quello Regionale hanno stipulato un protocollo di
intenti con l'ENI che prevede impegni per quest'ultima dell'ordine di appena 320
miliardi in 20 anni, tra cui anche il monitoraggio ambientale eseguito a cura
dello stesso controllato!
La
Val d'Agri è una valle bellissima, ricca non soltanto di petrolio, ma anche di
acqua (diga del Pertusillo), natura (è prevista l'istituzione di un parco
nazionale) e prodotti agroalimentari (meleti, agrumeti, oliveti, fagioli,
pecorino) ad indicazione geografica tipica.
Essa
tuttavia ha un grave deficit strutturale, un tasso di disoccupazione del 31%, un
reddito di appena 7,7 milioni pro-capite, un alto indice di spopolamento.
Purtroppo
l'accordo di Governo stipulato dall'Amministrazione Regionale, mortifica ogni
possibilità di crescita e di sviluppo che si voglia tentare per la nostra
Regione.
Come
Tu ben sai è un accordo che non tiene per nulla conto delle reali condizioni
sociali della nostra comunità, ed è stato sottoscritto e concordato nei
palazzi e nelle segreterie del centrosinistra: insomma è stata una tipica
operazione di stampo "centralista"!
Peraltro,
il Gruppo di forza Italia in Consiglio regionale ha, in tutte le circostanze
istituzionali, fatto rilevare la necessità di rivisitare l'accordo con il
governo per rivolgerne i benefici verso i cittadini di Basilicata.
Ti
chiediamo pertanto di attivare un tavolo di confronto con i ministeri
interessanti per una presa di coscienza del problema finalizzata alla
ridiscussione di tutta la questione con la Regione Basilicata e l'ENI che
assicuri al piccolo territorio della Val d'Agri (60 mila abitanti, 800 kmq) la
garanzia di conservazione ambientale e di stabilizzazione delle popolazioni ivi
residenti, in condizioni economiche, sociali e civili adeguate alle risorse
erogate.
Roma,
05.07.2001
Sen.
Egidio Luigi Ponzo
On.
Gianfranco Blasi
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La Nuova Basilicata
domenica 8 luglio 2001
Prima Vincenzo Taddei, in una
intervista alla “Nuova”, poi, Gianfranco Blasi e Egidio Ponzo, in una
lettera a Berlusconi, hanno riacceso in questa settimana i riflettori
sull’affare petrolio in Basilicata. Apparentemente, potrebbe sembrare un tema
(uno dei tanti) di ordinaria polemica politica. Non è così. Perché, al di là
delle accuse, per la verità non nuove, lanciate dal dirigente e dai
parlamentari forzisti sullo scarso peso contrattuale avuto dalla giunta
regionale lucana nei confronti del passato governo nazionale di centrosinistra,
c’è una considerazione che vogliamo preliminarmente sottoporre ai nostri
lettori.
Per la prima volta da quando
sono state istituite le Regioni, il governo del massimo ente locale della
Basilicata si ritrova all'opposizione, rispetto al quadro politico nazionale. E
questa novità, nell'immaginario collettivo, è stata vissuta, all’indomani
del 13 maggio, come una sorta di psicodramma di periferia. Cosa del resto
facilmente spiegabile, se solo si pensa che, sino a qualche decennio fa, non
c'era opera pubblica più o meno importante, dall'autostrada alla rete idrica o
fognante che, appena finanziata dal governo, non venisse strombazzata a mezzo
stampa, come una sorta di grande conquista strappata dal rappresentante lucano
nell’esecutivo nazionale.
Tonio Boccia, al tempo in cui
era presidente della Regione, la definì la politica delle «sinergie».
E per anni ci siamo convinti che la presenza di un governo “amico” a Roma
rappresentasse per i lucani la più alta delle garanzie, sotto il profilo
politico-amministrativo. Sia chiaro, non diciamo che non sia stato così, anche
perché non abbiamo mai avuto modo di sperimentare il contrario. Oggi però lo
possiamo fare. E lo possiamo fare proprio a partire da una vicenda, qual è
quella legata all'accordo sul petrolio, che nella passata legislatura è stata
fonte di aspre polemiche e di grandi strumentalizzazioni. Per dirla tutta,
quando l'attuale onorevole Blasi (all'epoca consigliere regionale) sparava a
zero sulla giunta Dinardo-Bubbico, e parlava di una intesa penalizzante per la
Basilicata, era forte la sensazione che si trattasse di una opposizione fatta
per dovere di ufficio. Oggi no. Blasi (con il sen. Ponzo) torna alla carica in
veste di parlamentare di governo. E invita il presidente del Consiglio a mettere
mano a quell’intesa. Per cui, a questo punto, delle due l’una. Se Berlusconi
farà orecchie da mercanti, la classe dirigente lucana “azzurra” ne uscirà
male. Anzi, malissimo. Perché perderà di credibilità agli occhi dei lucani. E
probabilmente pregiudicherà le future elezioni
regionali.
Se invece da Roma dovessero
metter mano ad una nuova intesa economicamente più vantaggiosa per la Val
D'Agri, in particolare, e per il resto della regione, più in generale, è
facile prevedere che solo il «governatore» Bubbico – che del patto romano è
stato l'artefice - ma anche i parlamentari e la classe dirigente regionale
dell’Ulivo, che in questi anni hanno fatto dell’accordo sul petrolio il loro
cavallo di battaglia, usciranno con le ossa rotte. E il centrosinistra potrebbe
subire uno di quegli smacchi difficili da recuperare sul piano del consenso.
Da parte nostra nei prossimi
mesi, e nei prossimi anni, saremo testimoni attenti dell'evolversi della
situazione. E richiameremo all'ordine, se sarà necessario, quei parlamentari
che oggi hanno buttato il sasso in piccionaia, così come un giornale libero può
e deve fare. Al servizio dei lettori. Ma soprattutto della comunità in cui
opera.