Nei primi giorni di quest’anno dal ministero dell’Interno hanno depositato presso la presidenza della Camera dei deputati la Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata, riferita all’anno 2014. Due anni fa. Ma la relazione – pubblica – è nota solo da qualche giorno. Un documento di quasi 2000 pagine dal quale emerge un dato importante, e per certi versi inquietante: le associazioni e i comitati di cittadini che democraticamente portano avanti battaglie di difesa del territorio e del diritto alla salute sono attenzionate da apparati dello Stato. Come si sottolinea, testualmente, nello stesso documento.
Tutti attenzionati. Che significa, appunto, attenzionare, sorvegliare, richiamare l’attenzione su, quasi con le stesse modalità di controllo adottate per le reti terroristiche, per i clan della malavita organizzata, per le organizzazioni eversive. O almeno questa è l’impressione che si ha. In un unico calderone finiscono i camorristi, gli insurrezionalisti e i cittadini rei di opporsi pacificamente alle trivellazioni petrolifere, alle centrali a carbone e agli inceneritori, alla militarizzazione del territorio, all’impoverimento culturale, alla mobilità e alla cassa integrazione, all’occupazione multinazionale, al centralismo energetico e alle modifiche costituzionali per mezzo del decreto legge “Sblocca Italia” e del referendum di ottobre. Siamo di fronte al tentativo di eliminare ogni tipo di opposizione pacifica. Alla criminalizzazione della democrazia.