Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Gela, il marketing Eni e la bonifica Isaf

Il 14 dicembre, dinanzi al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Gela, si è aperto il procedimento penale nei confronti di ventidue imputati, tra vertici delle aziende del gruppo Eni e tecnici, accusati di disastro ambientale innominato. Intanto l’azienda intensifica la presenza in città finanziando progetti culturali e di formazione, mentre la bonifica Isaf Gela è avvolta da tanti dubbi.

L’Eni, in questa città, sta facendo una rivoluzione.” Lo ha spiegato l’attore e scrittore Jacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario Fo e di Franca Rame, a margine di una conferenza stampa organizzata a Gela. Il riferimento è alla fase di riconversione “green” della Raffineria di contrada Piana del Signore. Proprio Jacopo Fo e Bruno Patierno – del gruppo Atlantide – hanno lanciato il progetto “Gela: le radici del futuro”. Una sorta di “modulo zero”, nel tentativo di raccogliere idee e progetti da destinare al rilancio economico locale, attraverso il perno della storia locale e della cultura classica. Tutto con il patrocinio di Eni. Tra i partner c’è anche l’agenzia “Martini 6” che, in più occasioni, ha organizzato eventi e campagne di comunicazione per Eni.
Può un progetto di rilancio culturale e turistico fondarsi sull’appoggio di Eni che, da decenni, viene considerato uno dei punti più bui delle vicende cittadine, segnate da morti e gravissime patologie?
Non possiamo continuare a piangerci addosso”, dice il vicesindaco di Gela, Simone Siciliano. “Quello proposto da Jacopo Fo e Bruno Patierno è un progetto a cui la nostra giunta pensava da mesi. Abbiamo un patrimonio immenso da sfruttare e dobbiamo farlo. Perché, in altre città italiane o estere, basta poco per imbastire una vera e propria economia basata sulla storia e sulla cultura mentre in questa città bisogna sempre rivangare un passato fatto di ma a e industria? Abbiamo la consapevolezza che i danni causati vanno riparati e ci battiamo proprio per andare incontro alla tutela dei cittadini. Non bisogna trascurare, allo stesso tempo, che le sorti future della città non possono più basarsi solo sull’industria. Ci vuole ben altro. Il rilancio turistico non arriva dal cielo, bisogna lavorare per portare sviluppo. Ci è stata proposta una piattaforma di tante idee. Potremmo sfruttare la leggenda del gigante Manfrino ma anche le tradizioni della Madonna dell’Alemanna, senza dimenticare la storia greca e classica. Perché non pensare ad una Disneyland della tradizione greca di questa terra? Noi continueremo a lavorarci, con o senza Eni. Bisogna prendere atto, comunque, che proprio Eni ha ormai cambiato il tipo di approccio verso il territorio. Pensiamo al progetto di alternanza Scuola-Lavoro, alla riconversione green, ad alcuni interventi finanziati anche a livello sanitario. È un’occasione da sfruttare. Neanche i manager di Eni avrebbero pensato che, un giorno, si sarebbero trovati a sostenere progetti avviati da una personalità tanto distante da loro come quella di Jacopo Fo.

I MUGUGNI E IL PROCESSO
Molti hanno storto il naso, soprattutto tra i familiari di chi è morto per patologie riconducibili alla presenza industriale. Il 14 dicembre, davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Gela, si è aperto il procedimento penale nei confronti di ventidue imputati, tra vertici delle aziende del gruppo Eni e tecnici, sono accusati di disastro ambientale innominato. I legali di difesa hanno subito provveduto ad avanzare un’istanza di ricusazione nei confronti del giudice dell’udienza preliminare Paolo Fiore che, in passato, si sarebbe già pronunciato rispetto ad uno dei fatti al centro delle accuse. Così hanno chiesto che a trattare il procedimento sia un diverso gup. Deciderà la Corte di appello di Caltanissetta.

LA BONIFICA ISAF GELA
Potrebbe essere una coincidenza ma, soprattutto negli ultimi mesi, i manager del “Cane a sei zampe” hanno scelto di avviare in città una serie di progetti che aprono, non solo al mondo della scuola, ma anche ad una dimensione sociale molto più ampia. Tutto questo, contornato dall’inaugurazione, attesa da anni, dei cantieri per la bonifica Isaf Gela. Un vasto territorio, nei decenni scorsi utilizzato per ospitare attività produttive e impianti altamente pericolosi.
Al taglio del nastro c’erano il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, il prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta, lo stato maggiore di Eni e lo stesso vicesindaco Simone Siciliano. Ma a che punto sono i processi di boni ca in un territorio, da anni classificato come Sito di interesse nazionale (Sin), proprio a causa della presenza industriale?
Mi spiace constatare – spiega il presidente della Commissione comunale Ambiente e Sanità, Virginia Farruggia – che l’assessore e vicesindaco Simone Siciliano, pronto, a suo dire, a dialogare con tutti i consiglieri comunali, non si sia neanche degnato di rispondere alle richieste della nostra commissione. Le uniche risposte – continua il presidente Farruggia – le abbiamo avute dalla funzionaria dell’ex Provincia di Caltanissetta che, da anni, segue l’iter. Peraltro, i dati a sua disposizione mettevano in luce l’assenza di richieste di certificazione rispetto a possibili procedimenti di bonifica già conclusi, segno insomma che la situazione è praticamente ferma al palo. Dalla giunta non sono arrivate repliche di alcun genere.
Peraltro, l’esponente del Movimento 5 Stelle rincara la dose anche rispetto ai cantieri nell’ex area Isaf. “C’è la necessità di capire se questi lavori, come spero riguardino l’intera bonifica dei suoli, altrimenti saranno attività solo parziali.
Davanti a tante perplessità i manager del gruppo Eni confermano di rispettare tutti gli accordi assunti.
Particolarmente rilevante è l’impegno economico e occupazionale per l’area di Gela – si legge in una nota ufficiale rilasciata da Eni – l’intervento di decommissioning dell’impianto Acido fosforico prevede un picco massimo di circa 80 persone impiegate nel cantiere e un investimento complessivo di 50 milioni di euro. Per quanto concerne il risanamento ambientale, Eni ricorda che tutte le attività autorizzate di bonifica Isaf Gela, Syndial, RaGe ed Enimed sono concluse o in corso di realizzazione. Sino ad oggi sono stati avviati 32 cantieri di cui 14 completati, per un impegno economico di circa 76 milioni di euro. Tali operazioni, per le quali sono state utilizzate le migliori tecnologie disponibili, hanno visto nell’anno in corso mediamente l’impiego di circa 220 risorse dell’indotto locale. Eni, inoltre, svolge costantemente attività di prevenzione attraverso ispezioni periodiche di tubazioni ed apparecchiature e manutenzione degli impianti, al fine di garantirne l’affidabilità e l’integrità tecnica, con bene ci per l’ambiente e a tutela del territorio. I costi sostenuti sino ad oggi per tali attività hanno superato i 90 milioni di euro. Grazie all’impegno di Eni e Syndial, l’area di Gela rappresenta un modello positivo di risanamento di un sito industriale in cui si coniugano il recupero ambientale e la creazione di opportunità di sviluppo del territorio. In conclusione, i progetti e le attività già intraprese da parte di Eni e Syndial sottolineano l’attenzione continua verso il territorio di Gela nonché il mantenimento degli impegni sottoscritti nel Protocollo del 2014.”

PARLA EMILIO GIUDICE, RESPONSABILE DELLA RISERVA ORIENTATA BIVIERE
L’area ex Isaf non potrà mai essere bonificata. Al massimo, i cantieri serviranno a metterla in sicurezza. Una cosa è certa, è stato consentito ad Eni di far morire una vasta area che non potrà mai più essere utilizzata.”
Emilio Giudice, tra i responsabili locali della Riserva Biviere e della Lipu, esclude che i lavori appena inaugurati da Eni possano essere ricondotti tra le attività di bonifica.
Chi parla di bonifica Isaf Gela sa di mentire. In quell’area, sono state realizzate attività che l’hanno definitivamente compromessa. Chi ha governato la città in passato ma anche chi lo sta facendo adesso, ha ratificato la morte di un’area, senza peraltro richiedere alcuna compensazione. Invece, proprio quelle ambientali e di risanamento di un territorio martoriato dovrebbero essere le vere compensazioni. Invece, si preferisce far passare per compensazioni interventi che servono solo e soltanto ad Eni, ad iniziare dal porto rifugio.
Per Giudice, che da anni segue l’intero iter dei processi di bonifica Isaf Gela, quanto sta accadendo è in contrasto con il contenuto di protocolli molto importanti.
Questi interventi non si sposano a atto con quanto previsto da Rete Natura 2000, anche a livello europeo. Ci sono le biodiversità da tutelare e non gli interessi di Eni e di chi sta intorno all’azienda. In tutto questo, la città continua a perdere il treno del rilancio turistico, assumendo sempre più le fattezze di una città post bellica.

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Autore:

Giornalista pubblicista. Responsabile del sito d’informazione locale <a href="http://www.quotidianodigela.it">Quotidianodigela.it</a>. Si occupa di nera, giudiziaria e fenomeni legati alla presenza industriale nel suo territorio.