Le simulazioni sugli scenari del cambiamento climatico non tengono conto di fenomeni non calcolabili in un modello, come lo scioglimento dei ghiacciai, o la fuoriuscita di gas serra nel permafrost. Cosa accadrebbe aggiungendo queste variabili? E cosa sta già accadendo?
Pianeta Terra, 2050. La corrente a getto dell’atmosfera e quella del Golfo sono destabilizzate, l’impatto del fenomeno sui monsoni asiatici e dell’Africa occidentale sta compromettendo i sistemi di supporto vitali in Europa. In Nord America incendi, ondate di caldo asfissiante, siccità e inondazioni si susseguono a ritmi imprevedibili. In Cina i monsoni non esistono più e i flussi di acqua nei grandi fiumi dell’Asia sono ridotti a rigagnoli a causa della perdita di più d’un terzo del ghiacciaio hymalaiano. Anche il 70 per cento dei ghiacciai nelle Ande è perso, e la metà delle piogge previste in Messico e America Centrale rappresentano il sogno d’un lontano passato.
Le siccità aumentano, e più del 30 per cento della superficie planetaria è una landa arida. La desertificazione colpisce molte aree dell’Africa del Sud, del Mediterraneo, dell’Asia Occidentale, del Medio Oriente, dell’Australia interna e della parte sud occidentale degli Usa.
Dopo la morte della barriera corallina, della foresta Amazzonica, e dell’Artico nel 2030 altri ecosistemi stanno collassando a un ritmo impressionante. Nazioni con scarsa capacità di provvedere artificialmente alla risorsa idrica sono ormai invivibili per via di un persistente soffocamento letale causato dal caldo, che ha raggiunto i 100 giorni l’anno colpendo il 55% della popolazione planetaria. Oltre un miliardo di persone sono in fuga da Africa occidentale, Sud America, Medio Oriente, e Asia sud orientale. La disponibilità d’acqua sta diminuendo bruscamente nella maggior parte delle regioni a basse latitudini, colpendo due miliardi di persone. Le Nazioni del mondo sono travolte da funeste pandemie, la coesione interna delle stesse è sotto stress a causa di drammatiche migrazioni e dei cambiamenti dei modelli di agricoltura e sfruttamento d’acqua in atto. Vi sono conflitti tra Stati per lo sfruttamento delle risorse idriche disponibili, come il bacino del Nilo e i suoi affluenti. L’aumento del fervore religioso sta ingenerando il caos totale. Si teme una guerra nucleare.
DAY ZERO
Quello che avete letto non è frutto di un libro di fantascienza, ma di uno scenario possibile, risultato di previsioni sul global warming se le Nazioni non decidono seriamente di rivoluzionare i loro modelli industriali. Del resto stiamo assaggiando diversi fenomeni. I 25-30 gradi registrati in questi giorni in alta quota sul Cervino hanno fuso un ghiacciaio le cui acque hanno inondato una località ai suoi piedi senza che sia caduta una sola goccia d’acqua. All’inizio dell’anno scorso quasi 4 milioni di persone a Cape Town erano nel panico perché la loro città stava diventando la prima metropoli a esaurire completamente le sue fonti d’acqua. Oggi a condizione di mantenere le restrizioni idriche messe in atto con una Polizia (come accaduto in California), Cape Town è fiduciosa che non ci sarà alcun Day Zero della risorsa nel 2019. Quest’anno è toccato a Chennai, città dell’India con 4,6 milioni di persone, sperimentare cosa significa esaurire l’acqua. Spesso nella storia umana l’insufficienza d’acqua a causa di prolungate siccità ha contribuito al collasso di civiltà, e l’accesso ad essa è stato motivo di conflitti, o arma e strumento di guerra. Nonostante ciò aumentano le pressioni sul controllo della risorsa a causa della rapida crescita demografica, della degradazione ambientale, del maggior consumo a opera dell’aumento della classe media nella maggior parte del sud del pianeta, e dei cambiamenti climatici indotti dall’essere umano. La situazione è talmente grave che si è ridefinito il termine “sicurezza nazionale” tenendo conto dell’acqua, tanto che nel 2013 le Nazioni Unite hanno scritto che l’obiettivo prioritario deve essere di preservare gli ecosistemi, soprattutto la disponibilità d’acqua pulita e gli ecosistemi che da essa dipendono.
Il clima è questione di sicurezza nazionale. Nel 1991 l’U.S. National War College aveva parlato di “sicurezza ambientale” in merito all’acqua, ma è il report dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale USA (DNI, ndr) del 2012 a far capire la portata del problema.
«Nei prossimi dieci anni i problemi dovuti all’acqua contribuiranno all’instabilità in Stati importanti per gli interessi nazionali USA.»
Il DNI ha valutato che la scarsità d’acqua si acutizzerà al punto che il potere su bacini idrici condivisi aumenterà la sua influenza, e un più probabile uso dell’acqua come arma o obiettivo terroristico. Da queste dichiarazioni in poi il mondo è stato testimone di conflitti, destabilizzazioni, migrazioni. Il 2015 ha visto un flusso di oltre un milione di rifugiati verso l’Europa, e l’accelerazione di crisi politiche e sociali entro e tra Stati Membri della UE. Nel maggio 2017 il Governo tedesco ha avvertito che più di 6,6 milioni di migranti aspettavano di raggiungere l’Europa, sia rifugiati da Siria e Iraq, sia da Libia, Niger, Chad, Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa D’Avorio e Gambia. Una crisi migratoria prolungata, in parte influenzata dalla scarsità d’acqua, che sta avendo un profondo impatto politico in Europa. Il DNI stimava che nei dieci anni a venire un certo numero di Stati avrebbe impiegato il proprio potere su altri Stati per preservare gli interessi sull’acqua. L’esaurimento e il depauperamento delle acque di falda in alcune aree agricole per soddisfare la domanda di cibo avrebbe messo rischio i mercati alimentari nazionali e globali.
TRA SIMULAZIONE E REALTÀ
Ed è già un fatto acclarato in Chad, Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa D’Avorio e Gambia, perché l’acqua per l’agricoltura o pesca è insufficiente, e i lavoratori del settore perdono il lavoro e abbandonano questi luoghi depauperati, trasformandosi in migranti. In Niger un’intera città è sparita per mancanza d’acqua. In Etiopia e in Eritrea ci sono persone che fanno chilometri per recuperare pochi litri di acqua. A lungo termine, affermava il DNI, e senza mitigare il fenomeno, l’esaurimento della risorsa idrica causerà il declino della produzione alimentare, e la domanda di cibo verrà soddisfatta attraverso un mercato globale che andrà sempre più a sovraccaricare e depauperare aree con disponibilità d’acqua. Un esempio è il Sud America. Nel 2016 la FAO riportava che in America Latina il mercato agricolo era responsabile di più del 70% della deforestatione.
Il Governo Bolsonaro ha affermato recentemente che «l’Amazzonia è nostra, non vostra», e ha rivisto le aree di conservazione per accontentare le pressioni di lobby minerarie e dell’agribusiness, attivando un meccanismo di disboscamento e inaridimento senza precedenti. In un solo mese due campi da calcio al minuto. Nel 2012 il presidente del Bangladesh Institute of Peace and Security Studies di Dhaka, affermò che i cambiamenti climatici in Bangladesh avrebbero comportato crisi idriche e migrazioni di massa. Per il Bangladesh non c’era più tempo di chiacchiere ma di agire perché 35 milioni di persone erano da considerarsi migranti climatici che volevano spostarsi verso l’India, correndo il rischio d’essere uccisi al confine in quanto il Governo indiano ne avrebbe negato l’ingresso.
Tamer Afifi dell’United Nations University – Institute for Environment and Human Security, ha dichiarato che vi sono casi come Lago Chad, Guatemala e Niger che dimostrano come i cambiamenti climatici sono una questione di sicurezza. In Niger la siccità causata da deforestazione e sovra sfruttamento della terra e degradazione dell’acqua ha ingenerato una migrazione permanente.
L’ACQUA: NUOVA ARMA
Già nel 2008 le Nazioni Unite calcolavano che 36 milioni di persone sul pianeta avevano dovuto migrare per cause dovute a fattori ambientali. L’Intergovernmental Panel on Climate Change aveva scritto che dal 2020 l’acqua sarebbe diventata un problema serio per 250 milioni di persone in Africa, e dal 2050 per più di un miliardo in Asia. Nel 2010 lo Strategic Foresight Group, che si è occupato della questione acqua e sicurezza per l’Himalaya ha riportato che il bacino del fiume Indo stava soffrendo l’aumento di periodi siccitosi ed era al collasso per sovra sfruttamento da irrigazione e sistemi di drenaggio. Da 120 milioni a più di un miliardo di persone avrebbero sofferto il declino dei metri cubi d’acqua pro capite a disposizione. E dal 2030 ciò avrebbe avuto un impatto in India, Nepal, Bangladesh e Cina in termini di sicurezza alimentare, salute pubblica, migrazioni, biodiversità, stabilità sociale e relazioni tra Stati. Una situazione che inizia a essere più chiara oggi. La modifica dei monsoni presenta il conto all’India con ondate di caldo asfissiante e la repressione di persone che cercano acqua. Una repressione che vive non solo l’India. In California o in Sud Africa esiste già una Polizia dell’acqua, con il compito di reprime furti o eccessivi consumi. In Etiopia lo Stato ha privato i pastori dell’accesso all’acqua affittando aree con la risorsa a compagnie private per coltivare la jatropha utile a produrre bio-carburante, o perché è stato trovato petrolio o minerali da sfruttare. La scoperta nel mare del Sud della Cina di petrolio ha causato conflitti tra Governo e pescatori. In entrambi i casi pastori e pescatori sono diventati migranti.
Nel 2016 il controllo delle maggiori dighe sui fiumi Tigri ed Eufrate è diventato un’esplicita tattica dello Stato Islamico (IS, ndr), che in un video richiama esplicitamente i suoi adepti all’uso dei bacini idrici come arma. Il Governo siriano è stato accusato di tagliare i rifornimenti di acqua e ridurre i flussi dalle dighe verso le regioni sotto il controllo dell’IS o gruppi ribelli. Così come in qualche caso l’acqua è stata usata dall’IS per aumentare il potere decisionale su aree con centrali idroelettriche o dighe sotto loro controllo. Si è arrivati all’uso dell’acqua come arma su obiettivi civili, a cui la si toglie ingenerando problemi sanitari e forzando migrazioni. Come in Yemen, dove decine di questi attacchi sono avvenuti con conseguenze disastrose, tra cui massicce epidemie di colera.