Prenderà il via la prossima settimana la campagna di sensibilizzazione contro la riattivazione della mega centrale del Mercure a biomassa, di Enel, ubicata nel Parco nazionale del Pollino.
L’iniziativa, promossa dagli attivisti del Forum Stefano Gioia delle associazioni e comitati calabresi e lucani per la tutela e legalità e del territorio, prevede una raccolta fondi – tramite la piattaforma Eppela – finalizzata alla stampa del materiale divulgativo necessario a portare avanti una capillare opera di informazione e dare maggiore visibilità nazionale ad una protesta civile fortemente motivata, in primis, dalla mancata presentazione – da parte del colosso Enel – di un’attenta valutazione di impatto sulla salute dei residenti.
La carenza di indagini sanitarie ha indotto l’International society of doctors for environment (Isde Internazionale) e il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Potenza a chiedere, autonomamente, una Valutazione di impatto sulla salute (Vis) della popolazione locale, prima di ogni altra valutazione riguardante la riattivazione dell’impianto.
La centrale termoelettrica Enel è situata nella valle del Mercure. Costruito negli anni Sessanta e installata a Laino Borgo, paese al confine tra Basilicata e Calabria – inizialmente alimentata a lignite e poi ad olio combustibile – è stata dismessa nel 1997. La recente riconversione a centrale a biomassa, fortemente voluta dalla Regione Calabria, ha suscitato numerosi dubbi circa la legittimità della sua entrata in funzione, dal momento che il Parco nazionale del Pollino è diventato patrimonio Unesco e dunque zona sottoposta a Protezione speciale dall’Unione europea. La legge, infatti, esclude in questa zona l’approvazione di qualsiasi progetto consentendo interventi “solo per esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per l’ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea, per altri motivi di rilevante interesse pubblico (DPR 12 marzo 2003).”
Questa e molte altre motivazioni non hanno impedito ad Enel di ottenere, nel 2010, dalla Regione Calabria l’autorizzazione per il progetto di riattivazione, con conseguente conversione. Contro il provvedimento hanno avanzato ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro la Regione Basilicata, l’Ente Parco nazionale del Pollino, i Comuni di Rotonda e Viggianello, in provincia di Potenza, e numerose associazioni ambientaliste. E non a torto, dato che la potenza elettrica prevista per la centrale del Mercure è di 41 MWE, mentre il parco del Pollino consente potenze massime circa venti volte inferiori. Per garantire il funzionamento della centrale la biomassa necessaria al suo funzionamento, secondo fonti Enel, è di circa 340 mila tonnellate all’anno, trasportate con circa 112 tir al giorno. Un traffico veicolare fonte di particolato nocivo che si somma a quello prodotto dalla combustione della biomassa.
A rischio, però, non è solo la popolazione locale ma anche la flora e la fauna. Questo carico inquinante insostenibile da parte del parco del Pollino comporta un serio rischio di compromissione della biodiversità delle specie vegetali ed animali protette. Nonostante i numerosi ricorsi da parte di enti e associazioni – e la mancanza di uno studio microclimatico della valle del Mercure da parte di Enel – la Regione Calabria, nel gennaio 2016, ha nuovamente dato l’ok alla riattivazione, in contrasto con le sentenze del Consiglio di Stato, del Tar di Catanzaro e dell’Ente Parco. Ma una nuova ondata di ricorsi, presentati dagli enti locali nel mese di novembre 2016, viene rigettata dal Tar di Catanzaro in quanto non competente, dal momento che la Regione Calabria aveva autorizzato il riavvio della centrale facendo riferimento ad un provvedimento del Consiglio dei ministri datato giugno 2015 con il quale poneva delle condizioni autorizzative. Dunque il ricorso andava presentato al Tar Lazio. Secondo le associazioni il problema principale sono le polveri sottili, veicoli di numerosi microinquinanti, per i quali non esistono filtri in grado di fermarli nella loro totalità.
Ai numerosi comitati e associazioni non resta che tenere alta l’attenzione sulla problematica attraverso una efficace campagna di informazione con la quale auspicano una forte partecipazione di massa in grado di “far capire ai dirigenti, agli amministratori e alla politica quale debba essere la via più logica da seguire sperando che siamo messi al più presto i sigilli a quello che è l’ennesimo atto di abuso e di prepotenza imposto dall’alto ai danni di una popolazione che abita nella valle del Mercure in modo stanziale, ma anche verso migliaia di persone che affrontano chilometri di strade tortuose per venire sul Pollino a scoprire le meravigliose bellezze di questo territorio.” Dalla prossima settimana, dunque, il Forum Stefano Gioia è pronto a farsi sentire.