Il Consiglio di Stato ha rigettato i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia, e dagli enti locali, contro i decreti di Valutazione d’impatto ambientale rilasciati alla Spectrum Geo. Coordinamento nazionale No Triv: “Il ministero dello Sviluppo economico non rilasci i permessi, ipotecando le scelte del futuro governo.”
Rimaste ai margini della campagna elettorale, le trivelle irrompono di prepotenza sulla scena dell’imperituro conflitto tra chi è a favore e chi è contro l’attuale modello energetico, fondato sullo sfruttamento delle fonti fossili.
Complice la politica che fino ad oggi ha lasciato fare il bello ed il cattivo tempo alle compagnie, la sentenza del Consiglio di Stato ha dunque rimosso ogni residuo ostacolo alle attività della compagnia inglese Spectrum Geo nel mare Adriatico in un’area vasta 30.000 chilometri quadrati.
Palazzo Spada, a cui negli ultimi anni un noto settimanale ha rimproverato più di una debolezza, ha operato un’ambigua discriminare tra attività di prospezione ed attività di ricerca di idrocarburi in mare: il rigetto dei ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia, e dagli enti locali, ne è stato l’ovvia conseguenza.
“La ricreazione è finita!”, chiosa il professore Enzo Di Salvatore, padre del referendum No Triv e di numerosi ricorsi contro lo Sblocca Italia e più di un Disciplinare-tipo. “La battaglia contro le trivelle non si vince unicamente impegnandosi fino allo sfinimento nelle aule dei tribunali, armati di codici e studiando ogni utile strategia giudiziaria. Occorre un cambio di passo di cui la classe dirigente di questo Paese non si è mostrata finora minimamente capace”, conclude Di Salvatore.
“Il nodo è sempre stato e resta quello politico“, rilancia Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento nazionale No Triv. “Chiediamo una totale inversione di rotta nelle scelte di politica energetica nazionale e nell’Unione, che favorisca la decarbonizzazione e la riconversione ecologica dell’intero sistema economico”, aggiunge Gagliano.
Archiviata la lunga parentesi elettorale e nell’attesa di conoscere se e quale maggioranza si costituirà in Parlamento in vista della formazione di un nuovo governo, è necessario che tutte le forze politiche – ma in particolare quelle uscite rafforzate dal voto del 4 marzo – assumano piena consapevolezza dell’improcrastinabilità di scelte dirompenti che dovranno portare l’Italia a farsi promotrice di una moratoria generale, in tutto il bacino del Mediterraneo ed anche su terraferma, delle attività di ricerca e sfruttamento delle fonti fossili, e ad abbandonare la politica delle grandi infrastrutture energetiche.