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Trivelle, la Corte offre assist a Regioni contro Governo

Nella sentenza n.70 del 23 maggio 2017 la Corte Costituzionale ha offerto un assist alle Regioni schierate contro il Governo in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi. A rischio i risultati ottenuti con il referendum “No Triv” e con quello costituzionale. Tranne il Veneto e l’Abruzzo, le altre Regioni sono al palo, con un’ultima possibilità: impugnare il Disciplinare-tipo entro il primo agosto.

Con sentenza n.70 del 23 maggio 2017 – depositata il 12 luglio – la Corte Costituzionale ha accolto, in parte, i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo, Veneto, Puglia, Marche e Lombardia, contro lo Sblocca Italia (decreto legislativo n.133 del 12 settembre 2014, poi convertito, con modificazioni, dalla legge n.164 dell’11 novembre 2014), sulla spinta della mobilitazione di numerosi comitati ed associazioni che colgono, quindi, a distanza di alcuni anni, un meritato successo.

Per la Corte Costituzionale sono illegittime le disposizioni contenute nel comma 7 e nel comma 10 dell’articolo 38 del decreto-legge (Sblocca Italia, ndr).
Il comma 7 riguarda le modalità di conferimento del titolo concessorio unico e le modalità di esercizio delle attività in tema di idrocarburi, previste dal Disciplinare-tipo del 24 marzo 2015. Secondo la Corte “…incide dunque sulla materia di competenza concorrente produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, cui ricondurre le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sulla terraferma.”
Il comma 10 consente al Mise (ministero dello Sviluppo economico, ndr) di autorizzare progetti sperimentali di ricerca e coltivazione di idrocarburi per un periodo fino a cinque anni in zone di mare dentro le 12 miglia, di concerto con il ministero dell’Ambiente e dopo aver acquisito il parere, non vincolante delle Regioni.

Ma c’è dell’altro. La sentenza del 12 luglio contiene elementi che, se opportunamente sfruttati, potrebbero disinnescare anche il nuovo e contestato Disciplinare-tipo pubblicato dal Mise il 3 aprile scorso che, oggi, regolamenta il rilascio dei titoli per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi. Infatti, anche nell’iter di approvazione del nuovo Disciplinare-tipo, Governo e Mise non hanno coinvolto le Regioni che, invece, avrebbero dovuto rilasciare l’Intesa.
Per le Regioni si profila dunque la concreta opportunità di neutralizzare il Disciplinare-tipo: per ottenere questo importante risultato sarebbe sufficiente che anche una Regione soltanto decidesse di impugnarlo entro il primo agosto con un ricorso straordinario dinanzi al Capo dello Stato.

In più di una occasione il Coordinamento nazionale No Triv ha evidenziato gli elementi di illegittimità del Disciplinare-tipo: indebolimento del potere delle Regioni in materia di rilascio di titoli autorizzativi; possibilità per le compagnie di apportare modifiche al programma dei lavori di concessioni già ricevute o prorogate, per l’intera durata di vita utile del giacimento fino al recupero di tutte le riserve accertate; quindi la possibilità di installare nuove ulteriori piattaforme nel mare continentale. Finora hanno impugnato il Disciplinare-tipo le sole Regioni Veneto ed Abruzzo. Si confida che possano integrare i ricorsi già depositati tenendo conto degli importanti elementi contenuti nel dispositivo della Corte.

In verità, è risultato finora molto strano ed anche privo di logica ed incoerente che le altre Regioni, soprattutto quelle che più si sono esposte nella contrapposizione al Governo in occasione del referendum No Triv e del referendum costituzionale, non abbiano seguito l’esempio del Veneto e dell’Abruzzo. Quali enti esponenziali delle comunità locali, le Regioni nascono ed esistono per dare voce ai territori; le loro prerogative costituzionali, difese strenuamente anche dal movimento No Triv in occasione del Referendum costituzionale, sono state ancora una volta, con il nuovo Disciplinare-tipo, violate dal Governo. In quale altra occasione le Regioni dovrebbero agire se non entro il primo agosto?

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