Il Tar Calabria, dopo dieci anni, ha annullato un provvedimento del ministero dell’Ambiente con il quale si chiedeva alla Syndial di presentare un progetto di bonifica per una discarica di rifiuti riconducibili al ciclo produttivo del reparto forno fosforo della Montedison, ubicata nel Sito di interesse nazionale di Crotone. In passato, nella mega discarica Farina-Trappeto anche tracce di radioattività.
Arriva dopo dieci anni la sentenza con la quale il Tar Calabria ha annullato un provvedimento datato 7 agosto 2008 – il n.18895/QdV/Di/VII-VIII – del direttore generale per la Qualità della Vita del ministero dell’Ambiente, Gianfranco Mascazzini, sulla discarica Farina-Tappeto, nel comune di Crotone. Il ministero chiedeva alla Syndial “di presentare, entro 30 giorni […], un progetto di bonifica dell’intera discarica basato sulla rimozione della discarica stessa”, con avvertenza che, in caso di inadempimento, avrebbe attivato i poteri sostitutivi ai sensi dell’articolo 252, comma 5, del decreto legislativo n.152/2016.
La decisione è arrivata nella Camera di consiglio del 15 dicembre 2017. I magistrati Giovanni Iannini, Francesco Tallaro e Germana Lo Sapio hanno stabilito che “l’assegnazione di un termine di soli trenta giorni per la presentazione di un progetto di bonifica di un sito è manifestamente irragionevole se l’intervento deve riguardare un sito con problematiche ambientali che sono, notoriamente, di enorme complessità. L’articolo 242, comma 7, del decreto legislativo n.156/2006 prevede un termine di sei mesi per la presentazione di un progetto di bonifica.”
Oltre che la decisione dei giudici del Tribunale amministrativo regionale, stupiscono i tempi biblici di una sentenza che riguarda una vicenda, di cui ci siamo già occupati, che stenta a risolversi almeno dal 2004.
LA STORIA DELLA DISCARICA DI LOCALITÀ FARINA-TRAPPETO
All’epoca dei fatti, la Enichem – ex gruppo Enimont – includeva due società: la Ausidet spa (che produceva ausiliari per la detergenza e fosforo e suoi derivati) e la Agrimont spa (che produceva fertilizzanti e prodotti chimici per l’agricoltura). Ausidet, in particolare, fu acquisita da Enichem Augusta Industriale, che ha poi ceduto il ramo dedicato alla produzione di fosforo e derivati alla Fosfotec srl. Quest’ultima cessò le attività nei primi anni Novanta e fu in seguito incorporata in Syndial nel 2004. Enichem Agricoltura, invece, dopo aver acquisito Agrimont dismise le attività a Crotone nel lontano 1991 e fu incorporata in Enichem, oggi sempre Syndial.
Nel 1988 la società Ausidet era stata autorizzata, per cinque anni, dalla Regione Calabria allo smaltimento di rifiuti solidi inerti mediante discarica di seconda categoria in località Farina-Trappeto, nel Comune di Crotone.
La discarica è situata in prossimità della zona industriale, nella fascia costiera compresa tra la linea ferroviaria Crotone-Metaponto e il mare, e copre una lunghezza di circa 550 metri ed una larghezza compresa tra 40 e 180 metri, di fronte al perimetro della Agricoltura spa e della Sasol spa, già Fosfotec srl.
Nel 2006 viene deliberato di chiedere a Syndial – attuale proprietaria della discarica – di effettuare una barriera di contenimento fisico della falda in continuità di quella prevista dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria per l’area della Pertusola Sud, con le relative opere di drenaggio e di effettuare, nel termine di trenta giorni, le indagini di caratterizzazione, la verifica della tenuta della discarica di Farina-Trappeto, nonché della discarica prospiciente lo stabilimento della società Agricoltura, oltre agli opportuni interventi di messa in sicurezza, a partire dalla recinzione totale dell’area.
Con il provvedimento del 7 agosto 2008 il direttore generale per la Qualità della Vita del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare viene precisato che Syndial non ha effettuato gli interventi richiesti dalla Conferenza di servizi.
In precedenza, l’8 luglio 2008, l’Autorità giudiziaria aveva disposto il sequestro dell’area costiera (località Botteghelle), in seguito al verificarsi di un “fenomeno di combustione spontanea di minerale di fosforite presente sulla battigia”. Dal sopralluogo effettuato era risultata la presenza di residui industriali provenienti dal forno Fosfotec. Qualche anno dopo, nel 2011, la Procura della Repubblica di Crotone contestò a 35 persone, prevalentemente ex dipendenti Eni, i reati di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, disastro ambientale e avvelenamento delle acque. La fine delle indagini fu notificata, agli indagati, 5 anni dopo, nel 2016.
COSA DICONO I MAGISTRATI NELLA SENTENZA
“Quella segnalata è da considerare sorgente di contaminazione diretta della falda a pochi metri dalla riva del mare; in alcuni punti a ridosso del setto di contenimento della discarica lato mare si notano strati costituiti da un’ingente quantità di rifiuti solidi urbani e il fenomeno di erosione delle acque meteoriche ha provocato trascinamento di rifiuti verso l’arenile; sull’arenile antistante la discarica e l’area demaniale compresa dal lato sud tra la discarica e la foce del fiume Esaro.”
E ancora: “si osservano resti di demolizione di edifici, tubature incrostate, mattoni refrattari da altoforno e altri derivati dall’opera di demolizione dell’impianto Fosfotec; grandi quantità di residui conglomerati di aspetto opaco inglobante strutture dall’aspetto vetroso, presumibilmente scorie di altoforno; grandi blocchi di materiale simile al coke; nelle zone in cui si sono verificati fenomeni di autocombustione, cumuli di fanghi dall’aspetto e dalla consistenza gessosa, dai quali percola liquido biancastro; sulle superfici di erosione dei cumuli, lato mare, si manifestano segni di annerimento simili a quelli prodotti da combustione.”
Il direttore generale del ministero dell’Ambiente non ebbe alcun dubbio: quei fenomeni segnalati sono dovuti alla presenza della discarica Farina-Trappeto poiché sono stati smaltiti non solo materiali inerti, ma anche residui industriali provenienti dal forno Fosfotec.
Chiese pertanto a Syndial – quale soggetto proprietario della discarica – di provvedere entro sei giorni lavorativi dalla data di ricevimento dell’atto e come misura di messa in sicurezza d’emergenza a “eliminare il contatto diretto dei rifiuti con il mare tramite la rimozione dei depositi adiacenti la battigia, con particolare riferimento ai fanghi e silicati presenti nella zona in cui si sono verificati i fenomeni di autocombustione; ad attuare un interventi di ricoprimento temporaneo, con materiale idoneo, dei rifiuti che risultano in vista, sia nell’area della discarica, sia nell’area demaniale limitrofa, al fine di evitare il trasporto di sostanze pericolose in atmosfera attraverso le polveri e nel mare tramite le acque meteoriche”. Al tempo stesso, chiese anche alla società titolare “di presentare, entro trenta giorni, un progetto di bonifica dell’intera discarica Farina-Trappeto, basato sulla rimozione della discarica.” In caso di inadempienza sarebbero scattati i poteri sostitutivi.
A quel punto Syndial propone ricorso nel 2008 contro i ministeri, del Lavoro e dello Sviluppo economico, della Regione Calabria e del Comune di Crotone (non costituiti in giudizio) e della Provincia di Crotone, chiedendo l’annullamento del provvedimento, con ogni conseguenza in ordine alle spese del giudizio.
I legali di Syndial, in sostanza, contestano il mancato avviso del provvedimento emanato e la mancata consultazione con il ministero dello Sviluppo economico, come previsto dall’articolo 252 del decreto legislativo n.152/2006 (“La procedura di bonifica di cui all’articolo 242 dei siti di interesse nazionale è attribuita alla competenza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, sentito il Ministero delle attività produttive.”)
A quanto pare, una vera e propria svista, con conseguenze ed effetti sempre più preoccupanti su un territorio in stato di perenne emergenza ambientale.