Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Per i gasdotti e gli stoccaggi il problema è la domanda di gas

I nuovi progetti di stoccaggio e le nuove infrastrutture relative al trasporto di gas, secondo le Autority dell’energia dei Paesi mediterranei, hanno un problema di domanda di gas. L’Italia è tra gli Stati con la capacità di stoccaggio più sicura per far fronte ad eventuali crisi e picchi di domanda. Il Coordinamento No hub del gas Abruzzo: “Perché insistere su nuovi progetti con una rete sovradimensionata e consumi in calo rispetto al picco del 2005?”

La scarsità della domanda di gas è il principale ostacolo alla realizzazione di nuove infrastrutture come gasdotti e stoccaggi. Ad affermarlo, in un comunicato stampa diffuso ieri, è stata l’associazione che riunisce tutte le Authority per l’energia dei Paesi del Mediterraneo – i cosiddetti regolatori del mercato – nel presentare un documento sullo stato delle reti e sui nuovi progetti di infrastrutture in corso di esame e/o in fase di realizzazione.
Il comunicato è cristallino: “In terms of barriers affecting the investment plans, Medreg members indicated the insufficient market demand as the biggest one.
In termini di barriere riguardanti i piani di investimento, i membri di Medreg indicano l’insufficiente domanda di mercato come il principale problema.
Inoltre, “looking at Lng and storage capacities versus demand, Spain, Portugal, Italy and France are the most secure countries to respond to peak demand and crisis […]
Guardando alla capacità di stoccaggio e rigassificazione rispetto alla domanda, Spagna, Portogallo, Italia e Francia sono i paesi più sicuri nel rispondere ai picchi di domanda e alle crisi.
Insomma, parole inequivocabili che sono una pietra tombale sulle giustificazioni di Snam e governo, rispetto alla necessità per il Paese di realizzare nuovi gasdotti, stoccaggi e rigassificatori.
I dati ufficiali ci dicono che i consumi di gas in Italia sono in forte calo rispetto al picco del 2005 (86,3 miliardi di metri cubi standard nel 2005 contro una stima di 74,7 miliardi del 2017; -13,5%), quando evidentemente la rete esistente ha tranquillamente distribuito il gas trasportato, segno che non servono nuove infrastrutture.
Inoltre nello studio emerge un altro dato molto interessante: il rapporto tra gas trasportato e lunghezza delle condotte. Per l’Italia questo rapporto è tra i più bassi, segno che si trasporta poco gas per unità di lunghezza della rete (1,70 milioni di metri cubi/chilometro contro 8,04 del paese migliore, la Giordania). Per fare un confronto con i grandi paesi europei, la Francia ha un rapporto di 2,34 e la Germania 2,63. Per dire, nel 2014 la rete italiana di gasdotti, di 33.339 chilometri, ha trasportato 56,8 miliardi di metri cubi di gas; la rete tedesca, complessivamente più corta, con 26.985 chilometri ha trasportato molto più gas: 70,9 miliardi di metri cubi.
In realtà queste opere in Italia si fanno esclusivamente perché vengono caricate sulle bollette degli italiani, per cui c’è un interesse da parte dei proponenti anche solo a costruirle e a manutenerle, senza considerare la reale efficienza ed economicità del sistema per i cittadini (a parte i costi ambientali e sanitari). L’idea è quella di commercializzare gas verso il Nord Europa trasformando l’Italia in un polo logistico degli idrocarburi, il cosiddetto hub del gas.
Insomma, come abbiamo ribadito nella riuscita manifestazione di Sulmona, a loro i profitti, a noi tutti i rischi (e i costi).

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