Il porto di Vasto, in Abruzzo, da diversi anni è al centro di dibattiti e polemiche. A far discutere è la sua vicinanza alla locale area industriale e alla Riserva naturale regionale “Punta Aderci”, tra le più importanti della regione. Una convivenza sempre più difficile che ha suscitato accesi dibattiti cittadini sul destino dell’intero comprensorio.
Alcuni mesi fa, in una nota stampa, i rappresentanti di Sinistra Anticapitalista e Rifondazione Comunista hanno sottolineato come nel 2007 la Provincia di Chieti aveva addirittura previsto nel Piano territoriale di coordinamento delle attività produttive l’urgenza di programmare politiche “relative ad ipotesi di delocalizzazione di alcune attività che presentano evidenti situazioni di incompatibilità ambientale dovuti alla contemporanea presenza di una riserva naturale, di aree ad alta valenza paesaggistica e di siti archeologici di notevole rilevanza”. A questo, si aggiunge il progetto – in ballo da un decennio – di raddoppiare lo stesso porto che, secondo alcune associazioni ambientaliste, influirà sulla spiaggia di Punta Penna, uno dei centri della Riserva naturale regionale “Punta Aderci”.
A tal proposito, lo scorso 24 maggio, lo Sportello Ambiente della Regione Abruzzo ha reso noto un nuovo progetto di “Potenziamento ed escavazione del porto di Vasto”, presentato per la verifica di assoggettabilità a Valutazione d’impatto ambientale (Via). Il progetto prevede il dragaggio di una parte del porto, con i sedimenti estratti in parte destinati per un ripascimento della vicina Casalbordino e in parte gettati al largo di Punta Penna. Le prospettate operazioni di dragaggio e ripascimento sono state da subito oggetto di opposizione da parte del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua pubblica, che ha bollato come “poco lungimirante” la scelta di gettare parte dei sedimenti al largo di Punta Penna, considerando che “il materiale gettato in acqua può viaggiare in sospensione per decine di chilometri a seconda dello stato del mare”. Si parla di 33.500 metri cubi di sedimenti. Nel progetto di Valutazione d’impatto ambientale, inoltre, mancano i dati ambientali relativi alle aree di immersione – che dovrebbe essere rilevati solo al momento della redazione del progetto definitivo – e quelli relativi alle esatte quantità di sedimenti che verranno immerse ed utilizzate per il ripascimento. È possibile presentare le osservazioni al progetto entro l’8 luglio 2016.