Con tariffe da condominio la deputata Cinquestelle, Mirella Liuzzi, pensa di far guadagnare il governo M5S-Lega lasciando però trivellare la Basilicata e tutto il mar Jonio? Cos’è questa, una sorta di campagna mediatica messa in piedi per giustificare eventuali futuri rinnovi delle concessioni petrolifere su cui proprio Luigi Di Maio, in qualità di ministro dello Sviluppo economico dovrà pronunciarsi?
Senza alcuna verifica dopo tutto quello che è già successo in tutti questi anni di intenso sfruttamento del territorio a pagare le conseguenze saranno sempre i lucani. Dov’è finito il cambiamento del modello dello sviluppo energetico sostenibile professato dai Cinquestelle in campagna elettorale? I lucani hanno chiesto di uscire dal petrolio ma la proposta della Liuzzi (innalzamento dei canoni tariffari che le compagnie petrolifere corrispondono allo Stato per ogni chilometro quadrato di concessioni e permessi di ricerca di cui sono titolari, ndr) non ascolta certo le richieste della popolazione delle tre regioni meridionali più coinvolte dalla politica dello sfruttamento petrolifero del mare, ossia la Basilicata, la Puglia e la Calabria che proprio sull’arco jonico hanno difeso il mare.
Il governo non ha ancora capito, o forse non vuole capire, che è l’agricoltura, il turismo e la pesca la vera e più importante ricchezza di questo territorio straordinario.
Ma questo non potrà accadere e non accadrà con scelte che vanno nella direzione opposta, con l’illusione che con un piatto di lenticchie in più da far pagare alle compagnie petrolifere queste potranno rinunciare. Quanta pia illusione, quanta superficialità o mancanza di conoscenza della questione può portare a ritenere che un leggero aumento dei costi per le lobby petrolifere le indurrà a desistere?
Anche la Norvegia ha preferito investire sul salmone piuttosto che sulle trivelle sulla semplice considerazione che il primo è un investimento che si riproduce nel tempo e all’infinito mentre lo sfruttamento del petrolio ha una scadenza e poi finisce lasciando però distruzione e inquinamento.
Quattro danari in più da far pagare a chi fa guadagni vertiginosi con l’estrazione del petrolio è una proposta che ci indigna perché l’acqua, la salute dei cittadini, il territorio non si difendono contrattando qualche spicciolo, tanto è vero che la Liuzzi si è ben guardata dal proporre l’aumento delle royalties all’80 per cento come avviene in altre nazioni oppure togliendo le franchigie.
E certo che no.
In proporzione addirittura uno stabilimento balneare paga molto di più di una società petrolifera perché la prima su una superficie di 5 mila metri quadrati paga circa 0,71 euro/metro quadrato contro i 0,002 euro/metro quadrato delle compagnie petrolifere, circa 335 volte di più. In un batter d’occhio con l’emendamento della parlamentare lucana Cinquestelle, Mirella Liuzzi, torniamo indietro di cinque anni quando il Partito Democratico proponeva più tassazione ai petrolieri.
(*) Mediterraneo No Triv, Movimento NoScorie Trisaia, Cova Contro