Al quartiere Tamburi si chiudono le scuole per inquinamento. Giorgio Assennato, già direttore generale dell’Arpa Puglia: «mera propaganda politica». L’associazione Peacelink: «Sia nella cokeria dello stabilimento, sia nel quartiere Tamburi, sono aumentati gli inquinanti cancerogeni di derivazione industriale.»
Al rione Tamburi è in arrivo il cortocircuito sociale. Il susseguirsi delle ultime vicende legate alla presenza della più grande industria siderurgica europea ex Ilva, ora ArcelorMittal, sta toccando fili esasperati da anni. Qui, si combatte l’inquinamento privando la libertà ai residenti e ai bambini che durante il Wind Day non possono andare a scuola e uscire per strada a giocare. Ma dal 2 marzo scorso agli stessi bambini e ragazzi delle scuole Deledda e De Carolis, è stato fatto divieto di entrarci. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, a seguito del sequestro delle collinette ecologiche – che da ben quarant’anni dovevano servire a separare l’industria dalla città ma che invece si sono trasformate, ad insaputa della comunità, in scarico di rifiuti pericolosi e tossici – ha disposto con un’ordinanza la chiusura delle scuole più vicine. Inoltre, nell’attesa di dati certi è stata predisposta la dislocazione degli alunni in diverse scuole del quartiere con turnazione, anche pomeridianag, dale 14,30 alle 19. Una decisione che senza ombra di dubbio ha creato agitazione e preoccupazione tra i residenti, prigionieri nella loro stessa città. Bambini e ragazzi costretti a stravolgere la loro vita: andare a scuola di pomeriggio per rientrare prima di cena, non continuare nelle proprie passioni extrascolastiche. A tale decisione, e alla denuncia dell’associazione Peacelink – «sia nella cokeria dello stabilimento, sia nel quartiere Tamburi, sono aumentati gli inquinanti cancerogeni di derivazione industriale» – segue il vertice in Prefettura la manifestazione e la chiusura simbolica dei cancelli dell’ex Ilva da parte delle mamme dei Tamburi, di movimenti e associazioni “Oggi vi chiudiamo noi”.
Il quartiere Tamburi, Taranto, ritorna di prepotenza di interesse dei media nazionali. Nel rischio di una vera e propria sommossa cittadina il procuratore capo della Procura di Taranto, Carlo Maria Capristo, convoca d’urgenza Asl, Arpa Puglia e Ispra, per fare il punto della situazione e al fine di operare su dati certi e inoppugnabili forniti dagli enti preposti, decide di adottare un metodo di lavoro di costante incontro tra le parti.
«Terrorismo psicologico! La città continua a ricevere un’immagine negativa», commenta il professor Giorgio Assennato, già direttore generale dell’Arpa Puglia, le ultime vicende della città di Taranto. «La chiusura delle scuole è una mera operazione di propaganda politica.»
Secondo Assennato il problema della diossina delle collinette è un falso problema: «se c’è inquinamento è molto modesto poiché si tratta di un’area non accessibile, in cui non pascolano animali, e non c’è la possibilità di inalare la sostanza, si tratta di una contaminazione che risale a quarant’anni fa. Nel 2012 Arpa fece nelle stesse scuole un monitoraggio sia indoor che outdoor e non venne fuori la presenza di diossine. È stato esagerato – continua Assennato – chiudere le scuole. È stata una decisone sbagliata e pericolosa che colpisce ancora una volta la popolazione. Quello che va fatto è un piano di caratterizzazione delle collinette e poi procedere per l’eventuale messa in sicurezza e/o bonifica definitiva. La democrazia – prosegue l’ex direttore Arpa Puglia – è stata sostituita dalla demagogia. Si colpisce il diritto all’istruzione e un ulteriore sofferenza per i genitori. Gli effetti di aumento tumorale si riferiscono agli anni pregressi, Taranto per 40 anni ha subito un inquinamento pazzesco. Nel 2001-2003 le centraline di Paolo VI e di via Garibaldi raggiungevano i 60 µg/m³. Nonostante si registri un aumento di tumori infantili non si può parlare nel caso singolo di associazione causale all’industria, ma di eccesso di tumori verosimilmente associato all’ex Ilva. Non hanno caratteristiche specifiche da individuare la causa. Taranto ha diversi siti inquinanti. L’Eni rilascia benzene che è un leucemogeno che causa o favorisce lo sviluppo della leucemia. La città di Taranto ha un problema serio che nessuno affronta: l’insediamento marino del Mar Piccolo. Nessuno parla delle diossine del primo seno dove non si possono coltivare mitili. Sono stati tolti lavatrici, auto e altri rifiuti ma non è stata mai fatta nessuna bonifica chimica. Per quale ragione? Perché molto complicata e rischiosa. Perché si rischia di rendere mobile sostanze concentrate nel sedimento: diossine metalli.» Così come ripete anche il professor Assennato i dati restano l’unica verità. Intanto le associazioni ambientaliste, comitati e singoli cittadini sono in mobilitazione con diverse iniziative tutto nell’obiettivo unico: chiusura delle fonti inquinanti, salvaguardia dei posti di lavoro, e riconversione della città.
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Il 24 marzo dalle ore 15,00 alle ore 23,00 andate sulle pagina ufficiale di Salvini, Di Maio, Costa, Grillo e scrivete hashtag #tarantoviveresiste.
Se siamo in tantissimi sarà come ricevere uno schiaffo virtuale da tutti i tarantini. Condividiamo il più possibile.
Lunedì 25 saremo in presidio a Palazzo di Città dove si terrà, alle ore 13, il consiglio monotematico “Questione ambientale tarantina”. Parteciperanno ai lavori il Presidente della Regione Puglia, il Commissario Straordinario per le bonifiche e i vertici di Asl, Arpa e Ispra.
Cittadini e movimenti preparano una nuova manifestazione davanti al Siderurgico per il 4 maggio. La pagina facebook creata per l’iniziativa è “Ancora vivi”.
La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e l’Associazione Genitori tarantini ETS, chiamano a raccolta i cittadini e tutte le Associazioni ed i Comitati dei Siti di Interesse Nazionale (SIN), Regionale (SIR) e di tutte le aree esposte a rischio inquinamento ambientale (in Italia sono 12.482 i siti potenzialmente contaminati in attesa di bonifica con elevato rischio sanitario – elaborazione ISPRA su dati SNPA), ad aderire a questa consultazione.