Il primo di anno di Terre di frontiera non si è ancora concluso. Il mensile di gennaio, in uscita il 15, è il penultimo delle prime dieci edizioni. In compenso abbiamo già un 2016 da raccontare. Con alti e bassi.
Intanto, una vittoria l’abbiamo ottenuta: continuare ad esserci in questo 2017. Non era così scontato. Perché parlare di ambiente e di Sud non è facile. Soprattutto attraverso gli strumenti dell’approfondimento e dell’inchiesta giornalistica. Affrontando temi che troppo spesso non accomunano per sensibilità, sostegno ed interesse, in un particolare contesto storico, culturale e di comunità che ci divide, più di quanto dovrebbe unirci.
Un panorama informativo, frammentario, particolarmente dedito a non calpestare i piedi anziché metterli uno davanti l’altro per imboccare la strada della denuncia. Sarà anche una figura retorica, ma una figura retorica che se non attuata ci calpesterà. Consentitemi col dire che è proprio questo il compito del giornalista. Tutto il resto è un cattivo esercizio di stile ed inutile. Un compito che mi rende orgoglioso.
Abbiamo raccontato, senza alcuna vergogna, un Mezzogiorno d’Italia svenduto ed avvelenato. Ma con la voglia di reagire. Abbiamo incontrato pochissima rassegnazione e, al tempo stesso, tantissima usurpazione. Di diritti negati, di democrazie tradite, di istituzioni latitanti, di domande senza alcuna risposta.
Voler bene alla propria terra non significa solo raccontarne la bellezza patinata che distrae. Narrare, con metafore, di rivalsa e riscatto eterno. Amare la propria terra significa anche raccontarne gli aspetti più dolorosi. Le ferite. E fare in modo che abbiano una cura.
Abbiamo perseguito la verità. Senza la presunzione di essere gli unici a farlo. E riconoscere in altri lo stesso spirito.
In cambio abbiamo ottenuto l’isolamento, l’indifferenza, il finto sostegno, molte porte sbattute in faccia, intimidazioni. Hanno provato a dividerci anche dall’interno. Una silenziosa guerra intestina che non ha minimamente spostato la barra dritta del nostro cammino.
Grazie ai tantissimi lettori e simpatizzanti (che, mai paghi, continuano a sostenerci) noi siamo qui.
Curiosi e con il fuoco dentro.