Fuori dalle Pale, la titolazione scelta per il nostro ampio approfondimento sull’eolico selvaggio nel Mezzogiorno d’Italia, è il nome di un comitato nato in Sardegna nel 2014.
Fatto di cittadini contrari alla realizzazione di un impianto di mini eolico – sulle colline della Marmilla.
Un comitato, tra le centinaia di associazioni – su tutto il territorio nazionale – che da anni si battono contro la speculazione che muove lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Al contrario di quanto ci ha dichiarato il presidente dell’Anev che, invece, identifica in pochissimi casi il numero di oppositori.
Fuori dalle Pale – è bene sottolinearlo – non deve risultare come la nostra contrarietà a forme di produzione energetica sostenibile, per il superamento delle fonti fossili. Ma come una netta contrarietà a queste forme di eolico speculativo, che vanno ben oltre la sostenibilità. Concentrato principalmente nelle regioni del Sud e con l’esigenza di equilibrare il mix energetico.
Il contesto che vi raccontiamo è fatto di migliaia di pale eoliche autorizzate in piena deregolamentazione, sui crinali, in prossimità di aree protette e di elevato pregio storico, archeologico e ambientale, vicino le abitazioni, anche all’interno dei limiti di interdizione disposti da alcune Regioni.
Sullo sfondo operazioni economiche e corsa agli incentivi gestiti da piccole società a responsabilità limitata con capitali sociali irrisori, compravendite di terreni, cambi di destinazione d’uso, espropri di massa per le centrali e le opere connesse, inchieste della magistratura. Coinvolti amministratori locali ed amministratori delegati.
Oggi, quasi ovunque, in zone vincolate e non, con una semplice Procedura abilitativa semplificata (Pas) è possibile deturpare il paesaggio. Come se volessimo costruire una veranda o una staccionata nel nostro giardino.
Assistiamo ad un vero e proprio caos normativo ed autorizzativo.
E la fotografia del territorio che abbiamo cercato di scattare con dovizia di particolari – procedendo per casi ritenuti chiave – è sfocata dalla mancanza di dati aggiornati dei principali operatori, che escludono dal computo statistico il proliferare proprio del mini eolico.
Se le condizioni sono queste il gioco non vale la candela. E le regole vanno cambiate.
A perderci sono l’ambiente e le tasche dei cittadini che pagano un doppio conto energetico:
da una parte gli incentivi a queste rinnovabili, dall’altra il rincaro sulle bollette di oltre il 4 percento, che – notizia di oggi (20 luglio 2016) – una sentenza del TAR Lombardia, su ricorso del Codacons, ha giudicato “sproporzionato” e, appunto, “speculativo”.