Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso contro “il divieto di prosecuzione attività per il recupero rifiuti in procedura semplificata. d.lgs. 152/2006 art. 216/comma 4” della cava-discarica “Le Grottelle” a Collelongo, disposto dalla Provincia dell’Aquila nel 2015. Il ricorso era stato presentato dal gestore dell’impianto, la ditta “Tamburro Remo”.
A renderlo noto è Angelo Venti, direttore responsabile di Site.it che la definisce “una buona notizia per Collelongo che non fa però diminuire l’allarme ambientale. Restano da rimuovere i materiali inquinanti ancora presenti nell’impianto, tra cui anche fanghi provenienti da stabilimenti industriali della Toscana. La cava “Le Grottelle” ha inghiottito, negli anni quasi 17 mila tonnellate di rifiuti, ammassati senza alcun trattamento, impermeabilizzazione o sistemi di raccolta del percolato.” Secondo il collega l’allarme ambientale è “serio” anche per la vicinanza – appena 300 metri – dal pozzo Triolo, da cui viene attinta l’acqua fornita agli abitanti di Collelongo, oltre la probabile presenza su una falda che alimenta i pozzi di Trasacco, da dove attingono Luco dei Marsi ed Avezzano.
Nell’agosto scorso, la cava-discarica era stata oggetto anche di un durissimo scontro tra la locale sezione del WWF e l’Amministrazione comunale. Il presidente dell’associazione, Walter Delle Coste, aveva denunciato “una vera emergenza ambientale sta emergendo nella naturale quiete della Vallelonga”. L’allarme è scaturito dai risultati di una verifica dell’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (Arta), avvenuta il 26 novembre 2015, dalla quale è emerso che rifiuti degli stabilimenti di Porcari e Diecimo (provincia di Lucca) avrebbero violato i limiti di legge. Un superamento di centinaia di volte per idrocarburi pesanti denominati C10-C40. Nella stessa occasione l’Arta evidenziò la “presenza superficiale di un materiale non miscelato a terreno, delle stesse caratteristiche visive e olfattive del rifiuto conferito.” È stata anche posta l’attenzione sui tempi della rimozione del materiale disposta dalla Provincia dell’Aquila nel gennaio 2016, entro 6 mesi. In risposta al WWF, l’Amministrazione comunale ha sottolineato di essersi attivata – anche con l’indizione di apposite Conferenze dei servizi – informando di una proroga al 30 settembre 2016 per la rimozione dei rifiuti, certificata dalla Provincia.
Un carico di scarti di fibra e fanghi provenienti da Porcari
Nel mese di ottobre del 2015 nella zona industriale di Avezzano fu fermato un autocarro carico di “scarti di fibra e fanghi”, provenienti probabilmente dalla “Lucart” di Porcari, in provincia di Lucca, e diretti proprio a Collelongo. Il mezzo risultava intestato alla Ve.Ca. Sud. Dopo questo episodio, Angelo Venti su Site.it ha ricollegato la cava di Collelongo con l’inchiesta “Demetra” della DDA di Firenze, nella quale il pubblico ministero Monferini accusa la Ve.Ca. Sud di aver “messo in piedi un’illecita attività organizzata di produzione e gestione di rifiuti speciali (13-15 mila tonnellate ogni anno) anche pericolosi. Dal 2013, facevano passare per scarti della lavorazione della carta una poltiglia in realtà composta da plastiche, polistirolo, fanghi, idrocarburi.” Secondo gli inquirenti due degli arrestati, Mario e Pietro Ventrone, e la Ve.Ca. Sud sarebbero “vicini al clan dei Casalesi e alla cosca Belforte, radicata nel comune casertano di Marcianise.” Nove mesi prima, il 13 gennaio 2015 la Guardia di finanza di Avezzano fermò due tir che stavano trasportando 27 tonnellate di rifiuti. Il carico non sembrava avere una destinazione precisa ma le Fiamme gialle accertarono che il deposito dei rifiuti era un capannone appena assegnato in un’asta fallimentare. Proprietaria dei tir risultò essere la Caturano autotrasporti srl di Maddaloni, in provincia di Caserta, mentre committente del trasporto la Ecoservizi per l’ambiente srl.
La Ve.Ca. Sud e l’Alta Velocità
Forti polemiche ha suscitato, nel dicembre scorso, l’affidamento alla Htr di Roma dello smaltimento delle macerie del terremoto nel Centro-Italia. L’azienda è coinvolta in un’indagine a Firenze sullo smaltimento di fanghi e terreni nei cantieri dell’Alta Velocità. Per il trasporto dei materiali la Htr si è affidata ai camion della Ve.ca. sud. La posizione di L. V. – in qualità di responsabile per la Ve.Ca. Sud – è stata stralciata dal procedimento sull’Alta Velocità ma la Direzione distrettuale antimafia ha chiesto il processo anche per lui. Sempre secondo il pm Monferini “la Veca Sud è un’impresa sin dalle origini riferibile direttamente o indirettamente a tale organizzazione criminale, in quanto continuativamente a servizio del clan almeno dagli anni ’90 per la commissione di traffici illeciti in materia di rifiuti, i cui profitti assicuravano un rilevante apporto all’associazione criminale.” Ad accusare la ditta ci sarebbe anche Gaetano Vassallo, l’imprenditore dei rifiuti legato al clan dei Casalesi, oggi pentito, secondo cui “i titolari della Veca Sud e la società stessa sono cresciuti all’ombra dello smaltimento illecito.” In una nota inviata a La Repubblica il 20 gennaio scorso, la Htr ha dichiarato di essere certa di poter dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati, di aver inviato all’autorità giudiziaria documentazione che dimostrerebbe la correttezza del suo operato e che il sub-affidamento alla Ve.ca Sud “era stato sottoposto al vaglio sia di Italferr in qualità di stazione appaltante, sia della Prefettura di Firenze.”