Il Parlamento europeo non ha colto la richiesta che viene dalla società. È duro il commento della Coalizione #StopGlifosato, che raccoglie 45 associazioni italiane che si sono schierate contro l’utilizzo dell’erbicida a commento della risoluzione approvata oggi con cui il Parlamento europeo si è pronunciato a favore dell’eliminazione progressiva del glifosato entro fine 2022.
È una maggioranza che non ha ascoltato le preoccupazioni degli europei, quella che si è espressa oggi a Bruxelles. La Commissione Ambiente aveva approvato nei giorni scorsi un documento in cui si chiedeva una fase di eliminazione delle scorte, fissata da qui al 2020. Cinque anni di proroga sono quelli su cui l’industria chimica conta per mettere a tacere i problemi. In questi mesi le pressioni e i documenti interni delle multinazionali sono stati contrabbandati come studi scientifici indipendenti.
La risoluzione del Parlamento europeo va ben oltre il tempo limite, per un prodotto di cui sono riconosciuti gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente.
Ora la parola passa ai governi che domani si confrontano al tavolo del Comitato tecnico cibo e alimentazione (PAFF). Ai ministri Martina e Lorenzin, che hanno assicurato in questi giorni che la posizione italiana è quella dello stop immediato dell’autorizzazione, la Coalizione #StopGlifosato chiede di far sentire chiara e forte la loro voce, e di salvaguardare gli interessi dei cittadini e dell’agricoltura italiana di qualità.
La decisione di tirare per le lunghe l’eliminazione del glifosato, secondo la Coalizione, è in contraddizione con la posizione espressa sempre oggi nella risoluzione approvata dall’Europarlamento, in cui si esorta a procedere all’autorizzazione di sostanze chimiche solo sulla base di studi scientifici «soggetti a revisione paritetica e su studi indipendenti pubblicati e commissionati dalle autorità pubbliche competenti. Le agenzie dell’UE dovrebbero essere dotate di risorse sufficienti per consentire loro di lavorare in questo modo.»
In altre parole, occorre cambiare rotta rispetto alle modalità seguite da EFSA ed ECHA per superare il parere dello IARC, l’istituto di ricerca sul cancro. Le valutazioni di quest’ultimo, infatti erano basate esclusivamente su studi indipendenti, mentre le due agenzie europee hanno deciso anche in base a ricerche delle multinazionali produttrici.
«Una giusta richiesta, che appare però a maggior ragione un palliativo rispetto alla decisione di non fermare subito il glifosato. I media di tutto il mondo hanno dimostrato attraverso la pubblicazione dei Monsanto Papers, che c’è una interconnessione tra agenzie di regolamentazione e ricerca guidata dalle multinazionali che va oltre il lecito scambio di pareri. Occorre avere il coraggio di tirare le giuste conclusioni politiche», concludono gli attivisti di #StopGlifosato.