«The dream is over», il sogno è finito, recitava John Lennon. Oggi a rievocare quelle parole sono i tanti tarantini delusi dalle promesse fatte in campagna elettorale dal Movimento 5 Stelle. Nel mirino il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, colpevole di aver ceduto l’Ilva allo straniero, sulla falsariga di chi lo ha preceduto.
Luigi Di Maio è colpevole di non aver attuato un piano di riconversione per l’Ilva di Taranto: chiusura programmata e reimpiego dei lavoratori. Questo chiedevano i tanti tarantini che hanno riposto la propria fiducia nei cinque parlamentari pentastellati di Taranto.
La batosta arriva proprio il giorno dell’accordo tra sindacati, azienda e commissari, alla presenza del vicepremier Di Maio (5 settembre 2018, ndr).
Secondo l’accordo saranno garantiti da subito 10.700 assunzioni. Soddisfatti i sindacati nazionali e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha elogiato l’operato di Di Maio, che, a suo avviso, non poteva fare di meglio.
E poi siamo certi che l’abrogazione dell’immunità penale avrebbe senz’altro evitato il subentro di ArcelorMittal? L’ipotesi è che il privato avrebbe potuto chiedere, in cambio, ulteriori sconti sul piano ambientale, assicurandosi di non dover fare i salti mortali per rendere l’Ilva ecocompatibile. Cosa che non farà comunque. Paradossalmente la garanzia di immunità penale tecnicamente garantisce un piano ambientale più restrittivo. Ma il subentro di ArcelorMittal era necessario. E nessuna migliore tecnologia potrà evitare malattia e morte nella città di Taranto. Certo, questo avverrà senza poter presentare denunce, che sarebbero vane, in caso di inottemperanze.
Intanto, grandi sorrisi anche da ArcelorMittal che ha promesso un’Ilva più pulita.
Così, il giorno seguente, il sit-in organizzato da un gruppo di cittadini in Piazza della Vittoria a Taranto, si è tinto dei colori del lutto cittadino. Tanta la rabbia, tanti gli interventi accorati. Ma, cari tarantini, laddove non c’è volontà politica, e questo era evidente, ogni battaglia per realizzare un sogno diventa pura utopia. Che fare allora? Desiderare e pensare ancora una Taranto diversa, con proposte e programmi concreti, quasi sostituendosi alla politica. Sperando un giorno di essere ascoltati.