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Ilva, M5S ignora appello delle associazioni ma non le indiscrezioni

Ha fatto in poche ore il giro del web lo scoop diffuso da il Fatto Quotidiano riguardante il conflitto d’interesse esistente tra Avvocatura di Stato e ArcelorMittal.

Tutto ha avuto inizio in seguito alla volontà del vicepremier, Luigi Di Maio, di chiedere un parere all’Avvocatura di Stato sulla regolarità del bando di gara con cui ArcelorMittal si è aggiudicata l’Ilva. Secondo il noto quotidiano, Bernardo Massella Ducci Teri, figlio di Massimo Massella Ducci Teri, avvocato generale dello Stato, lavorerebbe nello stesso studio legale che assiste i vertici di ArcelorMittal. La notizia è tutta da verificare, a quanto pare, se ha spinto alcuni parlamentari dei Cinquestelle a muoversi per presentare un’interpellanza urgente alla Camera dei deputati, per fare chiarezza su queste recenti indiscrezioni.
La vicenda ha letteralmente destabilizzato i parlamentari jonici. «Sulla vicenda Ilva si è perso troppo tempo, adesso basta: c’è la necessità di fare chiarezza, immediatamente. Le ultime indiscrezioni relative a un potenziale conflitto di interessi tra l’Avvocatura dello Stato e il colosso ArcelorMittal, ci spingono a intervenire celermente anche con azioni parlamentari. Per tale motivo presenteremo una interpellanza presso la Camera dei deputati. Un atto dovuto a tutela dei cittadini che attendono risposte concrete sul caso Ilva da troppo tempo. Cittadini che meritano di sapere la verità.»
Lo scrivono sulle proprie pagine Facebook i parlamentari del M5S, Cassese, De Giorgi, Ermellino, Turco e Vianello. Un caso inquietante che arriva proprio all’indomani della conferenza stampa indetta da un cartello di associazioni tarantine. Al centro contenuti spinosi ampiamente oscurati dal clamore mediatico innescatosi in seguito al tam tam repentinamente generatosi sui social network. Si tratta di una semplice coincidenza? Fatto sta che alla denuncia delle associazioni non è seguita alcuna interpellanza da parte dei deputati tarantini che pare abbiano colto la palla al balzo per cavalcare il nuovo caso mediatico. Almeno per il momento, gli onorevoli pentastellati, hanno, di fatto, ignorato la denuncia delle associazioni locali. Secondo il sodalizio ambientalista ben più rilevante è, invece, l’aspetto legato alla presenza di soggetti non proprio integerrimi all’interno dell’Osservatorio permanente per il monitoraggio dell’attuazione del Piano ambientale dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, previsto dal DPCM del 29 settembre 2017.
Presidente dell’Osservatorio è il dottore Giuseppe Lo Presti, «lo stesso – specifica le associazioni in una nota – che fu intercettato (senza essere indagato) nell’affare della centrale Tirreno Power di Vado Ligure. Cosa successe alla Tirreno Power? Come per Ilva, anche la Tirreno Power subì un sequestro da parte della Magistratura e, nelle intercettazioni dei carabinieri del Noe i due funzionari del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Lo Presti e Fardelli, si lasciavano andare a frasi di questo tenore: “c’hai le mani lorde di sangue”, “mi sputerei in faccia da solo”, “tanto che ce frega stamo a fa’ a legge”, “cerchiamo di fare una porcata leggibile”; e ancora: “stiamo scrivendo un’altra norma porcata, c’ho un conato”.»
Lo stesso dottore Fardelli è, a tutt’oggi, membro dell’Osservatorio sul Piano ambientale Ilva di Taranto, mentre Lo Presti, dopo qualche settimana dall’intercettazione fu promosso, dall’allora ministro Gian Luca Galletti, a Direttore generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali. Per questo motivo le associazioni, esprimendosi nel dettaglio nel corso della conferenza stampa tenutasi nel cortile del municipio tarantino, il 10 agosto scorso, hanno chiesto ai ministeri competenti di avviare un’indagine volta a chiarire gli aspetti legati alle vicende riguardanti i dirigenti in causa e a provvedere, per ragioni di opportunità, allo spostamento ad altro incarico di Lo Presti e Fardelli.
Non solo. Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Comitato Di Quartiere Tamburi, FLMUniti-CUB Taranto, Giustizia per Taranto, Legamjonici, Tamburi combattenti, Taranto Respira, TuttaMiaLaCittà, Singole e singoli cittadini, hanno anche messo in discussione la certificazione UNI EN ISO 14001 (standard internazionale che fissa i requisiti di un sistema di gestione ambientale).
L’Ilva spa in Amministrazione Straordinaria è certificata per gli impianti di Taranto dall’organismo accreditato IGQ per «tutte le attività connesse alla produzione di acciaio da ciclo integrale, quali: gestione dei parchi minerali, agglomerazione, cokeria, altoforno, acciaieria, laminazione, tubifici, zincatura, cava, produzione calce, discarica e recupero rifiuti.»
«Ci è legittimo manifestare seri dubbi sul rilascio e mantenimento di tale certificazione, dato che parliamo di impianti per i quali non è garantita nemmeno la conformità normativa. Per questo ci rivolgiamo sia all’Ente di certificazione IGQ ma soprattutto all’organismo di controllo ACCREDIA, che opera sotto la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, per capire come sia possibile che l’azienda mantenga tale certificazione pur in presenza di violazioni di tali gravità. Risposte necessarie e doverose anche per non screditare l’intero sistema di certificazioni ISO.»
Tra l’altro, entro il 15 settembre 2018, le imprese certificate secondo le norme UNI EN ISO 14001:2004 devono adeguare la propria certificazione alle edizioni 2015. Pena la perdita della stessa.
«Occorre quindi vigilare sul rispetto di tali scadenze e sull’iter di adeguamento alla nuova versione della norma da parte di Ilva.»
Tra le novità più importanti c’è il coinvolgimento delle parti interessate. «Per questo ci attendiamo e chiediamo di essere coinvolti in questa fase di passaggio’ poiché ‘tale certificazione ha delle conseguenze importanti sulla validità dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (durata che è portata a 12 anni per le aziende certificate 14000).»
Aspetti cruciali, questi, che il governo non dovrebbe ignorare, dal momento che il ministro Di Maio pare ormai essere orientato verso il proseguimento dell’attività del siderurgico, spalleggiato anche dal presidente del Consiglio in carica Giuseppe Conte. Per ora, però, al centro della discussione, c’è il gossip legato all’avvocatura di Stato. Tutti, ormai, sono curiosi di sapere come andrà a finire la storia.

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Autore:

Responsabile del Comitato Legamjonici di Taranto. Nel 2010 consulente di parte nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’Ilva.