A Potenza sono scese in piazza quasi 10 mila persone per dire di no all’aumento delle attività di estrazione di greggio e gas. Prima un corteo, poi un presidio serrato sotto il Palazzo della Regione, mentre in Consiglio regionale si decideva di non decidere in merito all’impugnazione dell’articolo 38 della legge Sblocca Italia.
Il Consiglio regionale della Basilicata – con 15 voti favorevoli (Pd, Cd, Pp, Ri, Udc, Gruppo misto, Psi, Sel) e 5 voti contrari (Pdl-Fi, M5S e Lb-Fdi) – ha approvato una proposta che impegna il presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, “ad impugnare l’articolo 38 della Legge 164/2014 (Sblocca Italia) qualora non vengano ripristinate le prerogative regionali e quindi il principio di leale collaborazione tra Stato, Regioni e Enti Locali.”
Pertanto si lavora sulla modifica del testo. In caso contrario, con tempistiche incerte, si potrebbe decidere di imboccare la strada dell’impugnazione. La modifica, secondo il Consiglio lucano, dovrebbe arrivare grazie ad una norma da inserire nella legge di Stabilità 2015, che – leggendo le motivazioni della maggioranza – comporterebbe, di fatto, il ribaltamento della legge Sblocca Italia concepita dal Governo Renzi.
Come è possibile leggere in una nota stampa regionale, andrebbe superata “la pregiudizievole semplificazione amministrativa del titolo concessorio unico in materia di ricerca e coltivazione degli idrocarburi” che “riporti all’ambito regionale, nel rispetto delle prerogative, le competenze in materia di VIA/VAS coinvolgendo, altresì, i Comuni e le Province nelle valutazioni afferenti le modalità ed i limiti di uso e consumo del suolo”.
Anche se lo stesso governatore, nel pomeriggio, ha comunicato che “il governo nazionale ho avuto modo di verificare la fondatezza di un parere sulla incostituzionalità particolarmente dell’articolo 1 bis dell’articolo 38. Io penso che proprio in questo senso la modifica di quell’articolo, che recupera in testa alla Conferenza Unificata e ad un ruolo particolarmente forte delle Regioni, anche singolarmente prese e più complessivamente del sistema istituzionale che va dai Comuni alle Regioni alle Province, all’interno della Conferenza Unificata, possa sostanzialmente recuperare quelle garanzie che merita questa nostra regione”.
Il nodo sembra essere quindi quello legato al comma 1 bis dell’articolo 38 (il ministro dello Sviluppo economico, con proprio decreto, sentito il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, predispone un piano delle aree in cui sono consentite le attività di cui al comma 1), che se modificato o cancellato non soddisferebbe affatto quanto richiesto dal Consiglio.
Viste le basi incerte, tocca capire ora quali saranno i margini di trattativa, in un clima piuttosto infuocato. Non tanto in Consiglio, quanto dinanzi il Palazzo della Regione, a Potenza, dove da questa mattina quasi 10 mila persone – tra studenti, associazioni, comitati, cittadini – hanno manifestato e protestato contro il rischio definitivo di petrolizzazione della Basilicata.
Un dissenso destinato a crescere e che dovrebbe fare da spalla all’azione che diverse amministrazioni comunali hanno certificato nell’ultimo mese. Ovvero, l’approvazione di una delibera con la quale si impegna il governatore lucano ad impugnare l’articolo 38.
Quasi il 50 per cento dei Comuni, pertanto, non è stato ascoltato dalla decisione appena assunta dal Consiglio regionale. “La risoluzione appena approvata – sottolineano dalla piazza gli attivisti dell’Organizzazione lucana ambientalista (Ola) – è una vittoria di Pirro. Una sconfitta di chi oggi in Basilicata avalla i poteri forti, gli interessi del petrolio, ma non le ragioni delle comunità, della maggioranza dei sindaci ed in definitiva della democrazia e della partecipazione, in considerazione che altre Regioni (Lombardia, Marche, Puglia, ndr) hanno già deciso di impugnare lo Sblocca Italia, da subito”.