Dieci anni fa, nella Penisola di mezzo – mentre gli antichi borghi d’Abruzzo dormivano cullati dalle voci delle alte montagne dell’Appennino – un grido sordo e cupo emergeva dalle viscere della terra, scagliando la propria eco sulla spina dorsale d’Italia.
La notte del 6 aprile 6 aprile 2009, alle 3:32, un violento sisma di magnitudo 5.9 colpisce gli aquilani nel sonno: 80.000 sfollati, più di 1.600 feriti, 309 morti. Chi in quei luoghi aveva e ha radici profonde viene strappato via.
Nell’attesa della ricostruzione vengono costruiti 19 progetti Case (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) e altrettanti Map (Moduli abitativi provvisori) sparsi per l’intera provincia.
L’Aquila, meravigliosa città nata dall’unione di antichi contadi che «gridarono tutti insieme: facciamo una città così bella che nessun’altra nel regno le si possa paragonare», come narra Buccio di Ranallo nelle sue “Cronache dalla fondazione dell’Aquila” si ritrova nuovamente divisa per crudele ironia del fato. Dopo circa 6 mesi dal sisma la Protezione Civile conta 48.818 sfollati.
Di questi, 19.973 sparsi in 5.029 tende in 137 tendopoli, 19.149 dislocati in alberghi principalmente sulla costa e altri 9.696 presso case private.
Gli ultimi dati, invece, parlano ancora di 10.000 persone sistemate tra i progetti Case e Map, relativi al solo capoluogo. Intanto, già subito dopo il sisma, si preparava tempestosa, tra le risate di alcuni sciacalli, la macchina della ricostruzione. Lo Stato prometteva agli abruzzesi di non lasciarli soli e sui media veniva ampiamente pubblicizzata la promessa di una grande e rapida ricostruzione.
Oggi, arrivando a L’Aquila,tutto sembra normale. Se 9.473 sono gli interventi di ricostruzione compiuti, 2.304
sono ancora in corso. E solo 386 sono interventi di ricostruzione pubblica. I restanti 1.918 sono di ricostruzione privata e si suddividono in 647 interventi sparsi sui 56 comuni del cratere, 617 sui 121 comuni fuori cratere e 654 tra L’Aquila e le sue 59 frazioni.
Ma del sisma, della ricostruzione e di questi 10 anni – dal 2009 al 2019 – è giusto che nel parlino i diretti interessati. Chi quei luoghi li ha odiati e amati, abbandonati e riconquistati.
Per questo motivo siamo stati a L’Aquila, nel più grande cantiere d’Europa, in “Zona Nostra”: immagini, testimonianze, ricerche e riflessioni.
ZONA NOSTRA
di Pellegrino Tarantino
2009-2019. Dieci anni dal sisma dell’Aquila che ha sconvolto una terra e una comunità. “Zona Nostra” è il nostro esclusivo reportage dall’Abruzzo.
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DALLE GRU AI VICOLI. NARRAZIONI E CONTRO-NARRAZIONI DALL’AQUILA POST-SISMA
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L’AQUILA E DINTORNI NELLA «STRATEGIA DELL’ABBANDONO»
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«Una “Strategia dell’Abbandono” perseguita non da un’unica entità, ma da tante teste, che per colpa o per dolo, concorrono, anche inconsapevoli l’uno dell’altro, a produrre un risultato che, da L’Aquila 2009, è oggettivamente sotto gli occhi di tutti.»
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