Tre persone denunciate – il responsabile unico del procedimento amministrativo, il direttore dei lavori e la ditta esecutrice – e lavori bloccati sulla strada che da Villavallelonga attraversa i Prati d’Angro, fino alla Fonte della Aceretta. Questo il bilancio dell’intervento del Corpo Forestale dello Stato in merito al progetto di asfaltare una strada sterrata in una delle aree del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, di maggior importanza per specie come l’orso bruno. Dopo il provvedimento di sospensione dei lavori – emesso dal direttore del Parco, Dario Febbo – i forestali della stazione di Gioia dei Marsi sono intervenuti. L’accusa è quella di non aver rispettato le prescrizioni del Parco asfaltando la strada con “manto tradizionale” e non ecologico.
Il 13 luglio 2016 la Stazione ornitologica abruzzese (Soa) rende noto di aver inviato un esposto al Corpo Forestale dello Stato, al Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, al ministero dell’Ambiente e alla Commissione europea su lavori. Nei giorni precedenti l’associazione aveva già inviato una lettera urgente in cui segnalava l’autorizzazione a “lavori in pieno periodo riproduttivo dell’avifauna all’interno di Siti della Rete Natura2000” sottolineando che “tra le specie particolarmente protette nell’area dei pascoli sono presenti il Calandro, l’Averla piccola e la Tottavilla, passeriformi per i quali l’Unione Europea ha disposto particolari e stringenti misure di conservazione. Ovviamente svolgere i lavori in pieno periodo riproduttivo può provocare l’abbandono di nidi e piccoli. Anche il traffico che ovviamente sarà esacerbato dalla stesa dell’asfalto avrà un grosso impatto sulla futura idoneità dell’area per la fauna, come accertato da numerosi studi a livello internazionale. Il continuo passaggio di auto e un accesso incontrollato causano un forte disturbo diretto e indiretto”. Nell’occasione la Soa ha ricordato che “sulla base della Legge Regionale 3/2014 (Art.45) le strade di accesso ai pascoli devono essere chiuse al traffico ordinario”, anticipando l’invio di un esposto alla Corte dei conti per “verificare se un piccolo comune come Villavallelonga possa accollarsi una spesa del genere per una strada che dovrebbe rimanere chiusa al traffico ordinario.” La spesa a cui si fa riferimento è di 411mila euro.
La stessa SOA ha ricostruito la vicenda rendendo pubblico un documento firmato dal presidente del Parco, Antonio Carrara. Il Parco d’Abruzzo, a maggio 2015, con quel documento affermò che a Villavallelonga la strada dei Prati d’Angro dovesse essere chiusa sulla base della Legge n.3/2014 della Regione Abruzzo – come affermato anche dagli ambientalisti – definendola in maniera netta e inequivocabile “sterrata”. Particolare importante, considerato che “il PNALM in questi mesi ha ripetutamente risposto alle associazioni sostenendo che la strada fosse già asfaltata e che si trattava di semplice manutenzione”. Sempre nello stesso documento il PNALM scrive che la mancata chiusura della strada potrebbe portare anche alla “perdita dei finanziamenti comunitari”.
Ma, come ricostruisce la Soa, “a gennaio 2015, il Direttore Febbo ne aveva inopinatamente autorizzato addirittura l’asfaltatura su tutto il tratto su proposta del Comune di Villavallelonga per un costo di mezzo milione di euro. Solo dopo le proteste delle associazioni e interrogazioni parlamentari avvenute nel 2016, le strutture tecniche del PNALM fanno una tardiva e limitata marcia indietro prescrivendo il 29 giugno 2016 di evitare l’asfalto solo su un brevissimo tratto, quello finale, permettendo comunque la posa del conglomerato bituminoso anche dentro al territorio del Parco, ben oltre il punto di ingresso nel Parco che dovrebbe essere il luogo dove allocare la sbarra. Dispone inoltre un divieto di accesso relativo solo alle ore notturne. Facciamo notare che la legge citata da Carrara non differenzia tra ore notturne e diurne: l’accesso deve essere interdetto sempre”. Perché “la diversa valutazione tra il Direttore Febbo rispetto a quanto richiesto dall’Ente Parco e dal suo Presidente – chiede l’associazione ambientalista – tanto da permettere di spendere mezzo milione di euro per asfaltare una strada per la quale il Parco stesso, ai suoi massimi livelli, aveva chiesto la chiusura ammettendo anche che era sterrata? Perché il 29 giugno 2016 nel parere sulla Valutazione di Incidenza Ambientale a firma del Direttore Febbo l’Ente Parco non ha recepito le indicazioni provenienti da una legge regionale e dal suo Presidente? L’orso bruno non è più in pericolo? Il PATOM non prevede più la chiusura di queste strade? L’asfalto serve per tutelare l’orso?”
La prima foto dei lavori in atto, pubblicata sui principali social, ha dato vita ad una grande mobilitazione. Rendendo pubbliche altre immagini, la Stazione ornitologica abruzzese, il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua pubblica e Nuovo senso civico hanno scritto che “da decenni non si vedeva un attacco di simili proporzioni alla Natura e al paesaggio del più famoso parco italiano. Si tratta di uno dei luoghi simbolo dell’Orso bruno marsicano, il cuore del suo areale nell’Appennino”, chiedendo “al Presidente del Parco Carrara di prendere in mano la questione e al Ministero dell’Ambiente di agire in sostituzione qualora il Parco continui in una gestione che sta portando” a quello che definiscono “un vero disastro”. Il presidente della Soa, Augusto De Sanctis, ha dichiarato “abbiamo già chiesto al Direttore Febbo di fare dieci passi indietro considerata la gravità di quanto sta accadendo ed è surreale che cerchi anche disperatamente di pretendere di avere ragione” aggiungendo che “è urgente fermare tutti i lavori. L’iter è andato avanti senza trasparenza e partecipazione e le carte che stanno piano piano uscendo, solo grazie alle associazioni, a nostro avviso presentano macroscopici errori e illegittimità”. Secondo De Sanctis “è uno scandalo anche rispetto allo stato di strade statali o delle città che non hanno manutenzione”.