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La valicabile “linea Maginot” delle estrazioni petrolifere in Basilicata

Nell’ambito dei lavori di riconversione in legge del decreto “Sblocca Italia”, tre deputati lucani del Partito Democratico hanno presentato un ordine del giorno che impegnerebbe il governo a porre un limite, a livello di numero di barili di greggio da estrarre giornalmente, alle estrazioni petrolifere in Basilicata. Ma è in conflitto con accordi già firmati e con alcune disposizioni regionali.

Sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, il 29 ottobre 2014 i deputati lucani Vincenzo Folino (primo firmatario), Roberto Speranza e Maria Antezza (co-firmatari) hanno presentato un ordine del giorno – il n.9/02629-AR/227 – con il quale si impegna il governo – nell’ambito dell’iter di riconversione in legge del decreto n.133 del 12 settembre 2013 (Sblocca Italia) – “a prevedere il rilascio dei titoli concessori unici di cui all’articolo 38 del presente decreto per la Regione Basilicata entro il limite massimo di produzione di complessivi 154 mila barili/giorno.”
In sostanza i deputati del Partito Democratico hanno imposto una sorta di “linea Maginot” che, però, è del tutto invalicabile. Ma andiamo con ordine. La soglia di 154 mila barili di greggio da estrarre ogni giorno in Basilicata è frutto di due accordi “programmatici” firmati e condivisi da Regione Basilicata, Stato e compagnie petrolifere. Nello specifico i protocolli d’intesa del 1998 e del 2006 che regolano ed autorizzano, rispettivamente, l’estrazione da parte di Eni di 104 mila barili di greggio in Val d’Agri e l’estrazione da parte di Total di 50 mila barili di greggio nella Valle del Sauro. La quantità di 154 mila barili corrisponde a quasi il doppio di quella che ogni giorno già viene estratta: una quota oscillante tra gli 82 mila e gli 85 mila barili. Una quantità enorme che potrebbe aumentare ancora, considerando che il superamento di 154 mila barili è già stato messo in cantiere.
Infatti, il Consiglio Regionale della Basilicata – a seguito dell’enunciazione dell’articolo 16 del decreto “Liberalizzazioni” – approvava in data 28 marzo 2012 un ordine del giorno con il quale veniva prospettato per le casse dello Stato un guadagno di 6 miliardi di euro, a fronte di un “incremento delle estrazioni richieste sino a 125 mila barili/giorno e la messa a regime del processo estrattivo a Tempa Rossa (progetto Total nella Valle del Sauro, ndr) per 50 mila barili/giorno”.
Centoventicinque mila barili che, invece, l’Eni – titolare della concessione di coltivazione “Val d’Agri” – faceva diventare 129 mila barili nel Local Report 2012, annunciando che in merito alla Fase 2 del Progetto di Sviluppo Sostenibile Val d’Agri (SSV) di aver avviato “con la Regione Basilicata la negoziazione per la condivisione di un nuovo accordo, che consenta: […] il potenziamento della capacità di trattamento del COVA (Centro olio di Viggiano, ndr) fino a 129 mila barili/giorno di greggio”. Negoziazione che sarebbe in corso anche con i piani alti del ministero dello Sviluppo economico. Ma c’è di più. Sempre a detta della multinazionale di San Donato Milanese l’aumento della soglia estrattiva fino a 129 mila barili al giorno potrebbe essere ottenuta senza autorizzazioni aggiuntive – rispetto a quelle già ottenute nel 1998 e con i successivi aggiornamenti del 2005 e del 2012 – per la perforazione di nuovi pozzi.
Pertanto, prima il Consiglio Regionale della Basilicata nel marzo 2012 e poi l’Eni in occasione della presentazione del Local Report 2012, fissano ufficialmente la quantità di greggio da estrarre ogni giorno in Basilicata tra i 175 mila barili e i 179 mila barili.

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Autore:

Giornalista, direttore del periodico Terre di frontiera. Reporter per la Terra 2016 e Premio internazionale all'impegno sociale 2015 Livatino-Saetta-Costa. <a href="https://www.pietrodommarco.it">About me</a>