Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015

In marcia contro la devastazione

Il 28 ottobre più di mille persone, sotto una pioggia battente, sono scese in strada a Pignataro Maggiore, paese di seimila anime in provincia di Caserta. Il corteo è stato organizzato dal Movimento #bastaimpianti Agro Caleno, realtà nata ad agosto in opposizione a due impianti per il trattamento dei rifiuti. Il Movimento #bastaimpianti si racconta su Terre di frontiera, che ha ricostruito i momenti salienti del corteo con 30 immagini.

«Basta impianti, abbiamo già dato, ora è tempo di bonifiche» è questo lo slogan che rappresenta in toto le richieste del Movimento #bastaimpianti. Infatti, il nostro dire no agli impianti è fortemente motivato dallo stato attuale del territorio in cui viviamo. A pochi chilometri dai siti dove dovrebbero sorgere i due nuovi impianti c’è la discarica sommersa della ex Pozzi Ginori, scoperta dal generale Sergio Costa (oggi ministro all’Ambiente del governo Cinquestelle-Lega, ndr) per poi essere dimenticata totalmente. Parliamo di una enorme discarica tombata, considerata la più grande d’Europa, che nasconde numerosi materiali cancerogeni e calcinogenici. Sull’altro versante, invece, a circa dieci chiloometri da Pignataro Maggiore troviamo la ex Ilside di Bellona, vecchio sito di stoccaggio andato a fuoco per la seconda volta in cinque anni nel luglio del 2017. Ad oggi la lotta per la messa in sicurezza di Ilside, che si intreccia con quella del Movimento #bastaimpianti, è l’unica lotta popolare in piedi per la messa in sicurezza di un sito di stoccaggio incendiato, testa di ponte per la risoluzione di un problema comune a tutte le comunità casertane.
Un territorio martoriato, saccheggiato negli anni da imprenditori e mafie, ha dato vita ad un bellissimo fenomeno sociale – il Movimento #bastaimpianti – capace di invertire la rotta in provincia di Caserta e non solo.
Gli impianti che vorrebbero realizzare a Pignataro Maggiore sono sovrapproporzionati per un contesto che, sullo sfondo, registra un’incidenza tumorale altissima. Per questo gli attivisti dichiarano di voler fermare l’ennesimo attacco «con ogni mezzo necessario.»
Tra i due, l’impianto più pericoloso è quello dei F.lli Gentile, un ecomostro che lavorerebbe su tre linee per il trattamento di rifiuti pericolosi, speciali e non pericolosi da circa 438 mila tonnellate annue, una struttura che dovrebbe inoltre “lavare” terreni inquinati, senza un reale programma di bonifiche da parte del ministero competente o della Regione Campania. Il secondo, invece, è voluto dalla ditta Euthalia. Parliamo di un sito di compostaggio che dovrebbe trattare circa 60 mila tonnellate annue.
Il Movimento #bastaimpianti si oppone alla nascita degli impianti perché vede nell’emergenza rifiuti solo un modo per speculare sulle vite degli abitanti, per accumulare profitti senza pensare ad una soluzione definitiva, che a loro avviso è in profondità, in un modello di sviluppo differente che metta al centro i territori, le bonifiche, la prevenzione ed i risarcimenti per le comunità colpite e non i profitti di imprenditori, ecomafie e politica.
Il 28 ottobre è stato solo l’inizio di un lungo cammino di riscatto, di solidarietà e di dignità. Il Movimento #bastaimpianti invita tutte le comunità in lotta a creare un fronte comune che ribalti la situazione e blocchi una volta per tutte il «piano criminale chiamato emergenza rifiuti.»

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Autore:

Photoreporter. Si interessa di ambiente, sociale e folklore. Sempre alla ricerca di una nuova storia da raccontare attraverso i suoi scatti.