Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Centrale a carbone Cerano, stop eccessi di mortalità

Si è svolta oggi (13 aprile, ndr), presso la presidenza del Consiglio dei ministri, una riunione convocata a seguito del dissenso espresso l’8 febbraio scorso – in sede di con conferenza dei servizi – da ministero della Sanità e Amministrazione comunale di Brindisi, in merito al procedimento di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per la centrale a carbone di Cerano. E le associazioni del territorio presentano alla sindaca di Brindisi una sintesi degli studi scientifici di tipo ambientale e sanitario prodotti dal 1995 ad oggi.

Le associazioni Azione Cattolica Brindisi-Ostuni, Fondazione Di Giulio, Forum Ambiente e Sviluppo, Italia Nostra, Legambiente Brindisi, Associazione Salute Pubblica, WWF Brindisi, allo scopo di sostenere, con la forza delle evidenze scientifiche, gli interventi a tutela della salute della popolazione di Brindisi e provincia, ieri hanno consegnato al sindaco di Brindisi, Angela Carluccio, una sintesi degli studi scientifici di tipo ambientale e sanitario prodotti, dal 1995 ad oggi, da enti di ricerca ed agenzie sanitarie pubbliche. Tre di essi riguardano espressamente la centrale di Cerano. Altri studi, invece, sono inerenti la situazione generale della città. Nel documento vengono evidenziate le criticità sanitarie attribuibili ad inquinamento ambientale soprattutto di tipo atmosferico. Rilevante è già il dato relativo ad uno studio pubblicato nel 2004 di una popolazione intorno all’area industriale che ha rilevato un eccesso di mortalità nei primi due chilometri dal petrolchimico per i tumori del polmone, del sistema linfoematopoietico e della vescica negli anni 1996-1997. [Case-control study on cancer risk associated to residence in the neighbourhood of a petrochemical plant. Belli S, Benedetti M, Comba P, Lagravinese D, Martucci V, Martuzzi M, Morleo D, Trinca S, Viviano G. 2004. Eur J Epidemiol. 19(1):49-54]

Non mancano cenni relativi a dati più recenti. “Nel 2011 alcuni ricercatori hanno pubblicato dati relativi al periodo 1999-2001 che mostrano chiaramente come nel primo chilometro di distanza dall’area industriale si sia verificato un rischio doppio di tumori al polmone ed alla vescica. Anche il rischio di Linfomi non Hodgkin e Leucemie è aumentato al decrescere della distanza.” [Spatial analysis of the risk of multiple cancers in relation to a petrochemical plant. Environmetrics wileyonlinelibrary.com DOI: 10.1002/env.1138 Calculli C, Pollice A, Serinelli M]

Il gruppo di lavoro – riunitosi nel 2012 presso il Comune – ha prodotto un corposo documento scaricabile dal sito del Comune che concludeva di “adottare politiche per la riduzione delle emissioni massiche, da intendersi non solo in aria ma anche nelle altre matrici ambientali, autorizzando solo nuove attività industriali con minimo impatto ambientale e negoziando un programma di consistente riduzione degli impatti ambientali di quelle in esercizio, con particolare riferimento al settore energetico, con la progressiva riduzione del carbone, combustibile notoriamente ad elevato impatto sanitario, e la pianificazione della sua sostituzione con metano, nonché alle emissioni di benzene provenienti dal polo chimico. Effettuare controlli frequenti sui combustibili in ingresso e le scorie prodotte Potenziare i controlli sulle emissioni in aria, acqua e suolo.

Le malformazioni congenite
Nel 2013, da uno studio di ricercatori di alcuni istituti del Cnr di Lecce e della Asl di Brindisi – tra questi il dottor Latini – si apprende che le malformazioni congenite nella città di Brindisi sono il 17 per cento in più di quanto atteso in base al Registro europeo delle malformazioni e il 48 per cento in più per le sole malformazioni cardiache. In particolare, dal 2001 al 2010 sono nati 189 bambini con malformazioni congenite, 3 in più ogni anno rispetto alla media europea. [Gianicolo et al. BMC Pregnancy and Childbirth 2012, 12:165; Congenital anomalies among live births in a polluted area. A ten-year retrospective study]. Ma c’è di più. Lo stesso gruppo di ricercatori ha dimostrato che nelle settimane di gravidanza in cui le malformazioni si generano, le mamme dei bambini malformati hanno respirato – sulla base dei dati delle centraline per il monitoraggio dell’aria – una concentrazione di SO2 superiore a quella respirata dalle mamme che hanno partorito bambini sani. L’Arpa Puglia certifica che il 90 per cento della SO2 emessa a Brindisi proviene dalla produzione di energia. [2- Emilio Gianicolo Environmental Research, 128 + (2013) 9-14. Congenital anomalies among live births in a high environmental risk area–a case-control study in Brindisi (southern Italy)]

L’aumento dei ricoveri ospedalieri
A gennaio 2013 un altro lavoro scientifico condotto sulla nostra popolazione mostra un aumento di ricoveri ospedalieri – per il periodo che va dal 2001 al 2007 – per malattie cardiache e respiratorie all’aumentare, anche nei limiti di legge, delle concentrazioni di Polveri totali sospese e NO2, misurate in aria dalle centraline. Inoltre il rischio di ricovero aumenta quando i venti soffiano dal porto e dall’area industriale verso la città. Non è soltanto la quantità degli inquinanti ad essere nociva ma anche la loro qualità. [Emilio Antonio Luca Gianicolo , Antonella Bruni , Cristina Mangia , Marco Cervino, Maria Angela Vigotti (2013): Acute effects of urban and industrial pollution in a government-designated “Environmental risk area”: the case of Brindisi, Italy, International Journal of Environmental Health Research, DOI:10.1080/09603123.2012.755154]

Gli impatti dell’inquinamento atmosferico
Nel 2013 uno studio nazionale ha stimato l’impatto sulla salute della popolazione adulta dell’inquinamento atmosferico in 23 città italiane. A Brindisi, dal 2006 al 2009, è stato rilevato un decesso all’anno attribuibile alle emissioni di PM10. [Epidemiol Prev.2013 Jul-Oct;37(4-5):252-62.[Short-term impact of air pollution among Italian cities covered by the EpiAir2 project] [Article in Italian] Baccini M,Biggeri A; Gruppo collaborativo EpiAir2] Nel periodo 2005-2009, utilizzando gli archivi dei dati sanitari correnti, alcuni epidemiologi hanno messo in evidenza come nelle donne la BPCO sia più frequente tra le residenti nel capoluogo rispetto alle residenti nei comuni della provincia. [Stima della prevalenza di bronco pneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) nella provincia di Brindisi per gli anni 2005-2009, Antonella Bruni, Emilio Antonio Luca Gianicolo, Maria Angela Vigotti, Annunziata Faustini , Epidemiol Prev. 2013 Jul-Oct;37(4-5):220]

Il particolato primario e il particolato secondario
Uno studio sull’impatto sanitario del particolato primario e secondario prodotti dalla Centrale di Cerano, nel 2006, rivela che “se si considera solo il particolato primario, sono 4 i decessi che si stima sarebbero stati evitati annualmente se non vi fosse stata esposizione. Questo numero varia da 1 a 7 se si tiene conto dell’incertezza statistica associata al coefficiente di rischio adottato. Quando si considera il particolato secondario, il numero stimato dei decessi attribuibili aumenta fino a 28. Tale numero varia da un minimo di 7 ad un massimo di 44 a seconda dei diversi meccanismi chimici ipotizzati, delle concentrazioni assunte per ozono e ammoniaca, e dell’intervallo di confidenza per il coefficiente di rischio adottato.” [Int J Environ Res Public Health. 2015 Jul 8;12(7):7667-81. doi: 10.3390/ijerph120707667.Secondary Particulate Matter Originating from an Industrial Source and Its Impact on Population Health.Mangia C.,Cervino M,Gianicolo EA]

Esposizione a PM10, aumento significativo del rischio
Nel 2016, a Roma, nel corso del Congresso mondiale di epidemiologia ambientale è emerso che “nell’area di Brindisi in relazione alle emissioni delle tre centrali operanti sul territorio, due delle quali ancora attive, è stato condotto uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio (DEP), dell’Ares Puglia, dell’Arpa e della Asl di Brindisi guidato per incarico del Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia da Francesco Forastiere (DEP). È stata analizzata una popolazione di 229.334 cittadini (coorte in termine tecnico) residenti al 2001, in 7 comuni della provincia di Brindisi, e ne è stato seguito il destino fino al 2013. Attraverso l’applicazione di un modello di simulazione della dispersione degli inquinanti è stata attribuita a ciascun membro della coorte l’esposizione al PM10, la condizione socio economica e il settore di occupazione. È stato calcolato che, per alcune cause di morte, è associato un aumento significativo di rischio al crescere dell’esposizione a PM10. Nei soggetti della coorte più esposti a neanche un microgrammo (precisamente 0,65) al metro cubo d’aria in più di altri, si riscontra una mortalità annua più elevata per tutti i tumori (+8 per cento), tra questi spiccano il cancro del pancreas (+11 per cento) e il cancro della vescica (+16 per cento); per malattie respiratorie (+12 per cento), per eventi coronarici acuti, cioè decessi per infarto cardiaco (+11 per cento). Si noti che il “limite di legge” di concentrazione media annua di PM10 è ancora posto molto in alto, a 40 microgrammi al metro cubo d’aria: questo studio conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che questa misura non è adeguata alle evidenze scientifiche della nocività del PM10. [Abstract Number: P3-308 | ID: 4414, Retrospective exposure assessment to air pollution from power plants emissions in the Brindisi area. Roberto Giua et al.]

Le associazioni specificano, in un comunicato stampa congiunto, che al sindaco di Brindisi è stata fatta rilevare la necessità, nel breve termine, di “ridurre la dispersione del polverino di carbone, ridurre le emissioni, anticipare il rispetto delle nuove normative Europee sui limiti di emissione ed applicare le migliori tecnologie disponibili (Best Available Technologies) per l’abbattimento degli inquinanti (anche considerando che non sono stati installati i filtri a manica su tutti e 4 i gruppi) e per il controllo dell’inquinamento in tutte le matrici: aria, suolo ed acqua. Inoltre, è necessario ridurre, fino ad eliminare, gli eccessi di mortalità attribuibili alla centrale.”

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Autore:

Responsabile del Comitato Legamjonici di Taranto. Nel 2010 consulente di parte nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’Ilva.