Esattamente 40 lunghissimi anni fa, il 23 novembre 1980, alle ore 19:34, per un minuto e mezzo, un terremoto di magnitudo 6.9 ha sconvolto l’Irpinia e la Basilicata: 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Oggi – accanto al ricordo doloroso ed eterno dei nostri nonni e dei nostri genitori –…
Read MoreLa generazione delle macerie
Esattamente 40 lunghissimi anni fa, il 23 novembre 1980, alle ore 19:34, per un minuto e mezzo, un terremoto di magnitudo 6.9 ha sconvolto l’Irpinia e la Basilicata: 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Oggi – accanto al ricordo doloroso ed eterno dei nostri nonni e dei nostri genitori – questi numeri restano tali, e si prestano, per lo più, ad uso e consumo nelle parate commemorative. Ma cosa serve realmente alla narrazione di un terremoto lungo 40 anni, che non ha distrutto solo case, strade, chiese, ma ha marchiato almeno tre generazioni? Diciamolo subito: non esercizi liturgici. E, al…
Torturatore è
Oggi, 26 giugno, è la Giornata internazionale per le vittime di tortura. Che potrebbe evocare, nell’immaginario collettivo distratto, idiosincrasie diffuse con il presente. Invece, la tortura – proibita ma parimenti praticata in tutto il mondo – non rappresenta un esercizio passato. Non è solo sopraffazione fisica e psicologica. È violazione delle libertà individuali. È il sistematico ignorare e calpestare i diritti umani che, sempre, dovrebbero essere posti al centro di una battaglia civile, di qualsiasi colore, cultura e a qualsiasi latitudine. Nel nostro Paese i torturati sono i dimenticati, i relegati ai margini della società, i migranti per i quali…
Macerie
#40Terremoto1980. Il 23 novembre 1980, alle ore 19:34, per un minuto e mezzo, un terremoto di magnitudo 6.9 sconvolse l’Irpinia e la Basilicata. I morti furono 2.914, i feriti 8.848, gli sfollati 280 mila. Si racconta sempre questo, o quasi, di quella domenica di 39 anni fa. Novanta secondi eterni per i nostri genitori e i nostri nonni, gli unici a conservare una narrazione autentica di quel sisma che ha sventrato due regioni, ha sepolto anime e ricordi, ha messo a nudo il Sud con la sua debolezza cronica e con il suo – nostro – eterno isolamento. «Ho visto…
Ghetto Basilicata
La vicenda che ha portato agli onori della cronaca il ghetto La Felandina, nell’area metapontina, ci ha lasciato in eredità più di una considerazione. Innanzi tutto, La Felandina – prima che un accampamento invisibile alle istituzioni fino allo sgombero di agosto – va rubricato alla voce fallimento. Infatti, il ghetto, ha preso il posto di un consorzio industriale eretto su una truffa ai danni dello Stato di portata milionaria (14 milioni e 220 mila euro, ndr). La Felandina è stato un luogo – come tanti in una regione madre di ricatti occupazionali, occasioni mancate ed illusioni – pensato per rilanciare…
L’intermittenza mediatica uccide
L’intermittenza mediatica uccide al pari dell’inquinamento ambientale. Si muore più lentamente e dolorosamente nel silenzio.…
Ultima chiamata
Questo doveva essere un editoriale di ringraziamenti e soprattutto di congedi. Perché la nostra esperienza editoriale ha rischiato di interrompersi definitivamente. Nelle ultime settimane, invece, questo editoriale si è trasformato in un invito a non disperdere il lavoro che Terre di frontiera ha svolto negli ultimi tre anni. Un invito che non è arrivato da me, ma da qualche amico. Pertanto non siamo di fronte ad un manifesto da cui ripartire. Non è altresì uno strumento di difesa del diritto di libera informazione (le battaglie radical chic le lascio volentieri ai colleghi in cattedra) o la richiesta di sostegno. È…
Quando il vero reato è tacere e non far tacere
Ecco una storia da raccontare senza filtri e sulla quale è necessario non far cadere il silenzio. È una storia ambientata nella Val Basento, in Basilicata.…
I rifugiati dell’informazione
La vicenda di Omar Jallow, del Sindacato autonomo di polizia e del ministro dell'Interno, nel giro di qualche giorno, è diventato un caso mediatico.…
I ghetti dell’informazione
Per Terre di frontiera, invece, raccontare equivale a scattare una foto senza filtri. Equivale a disegnare i contorni di un territorio, far luce.…
Orizzonti perduti
In Basilicata tutto finisce nel dimenticatoio: inchieste giudiziarie e responsabilità istituzionali. Tutto cade in prescrizione e l’illecito diventa lecito.…
Tempa Rossa e il silenzio dopo l’ultimo rintocco delle prescrizioni
Il processo Totalgate si è sgonfiato in concomitanza con il recente filone d’inchiesta su Tempa Rossa che ha chiamato in causa ministri e faccendieri.…
Sulle ceneri del Sud
Aree protette e rifiuti, per ragioni diverse, alimentano sistemi malavitosi, criminalità, lobby, affari e clientele.…
Una nuova stagione
Terre di frontiera inaugura, con orgoglio, una nuova stagione di informazione per, e con, i territori.…
Nuova legge sui parchi tra trivelle, oro nero e quote rosa
Come gli interessi forti smantellano la legge sui parchi liberalizzando anche le trivelle nelle aree protette.…
I buchi nell’acqua nell’Irpinia d’Oriente
Scrivere di ignavia non è mai semplice. Specie per chi tenta, nel suo piccolo, di far emergere verità scomode.…
Made in Basilicata. Nelle paludi del petrolio
Cosa accade in Val d’Agri, sopra e sotto la terra incognita che ospita l'oro nero del sottosviluppo?…
Un anno insieme, 365 giorni con Terre di frontiera
Il nostro giornale compie un anno e cambierà forma, ma sempre per le comunità, il paesaggio e la terra.…
Senza memoria e dignità
In Basilicata dovrebbero istituire un giorno della memoria. Il giorno della memoria corta. Potrebbe cadere il 20 gennaio. Infatti, il 20 gennaio, sindaci, sindacati e menestrelli della Val d’Agri – per antonomasia la valle del petrolio d’interesse nazionale – si sono incontrati a Grumento Nova. Sul tavolo una piattaforma programmatica sottoscritta dai primi cittadini che in qualche ora di boria e baldoria ha cancellato la storia – recente e meno recente – della presenza di Eni e company in territorio lucano. Una piattaforma politica che, di fatto, manda ad incenerimento gli impatti economici, sociali ed ambientali di venti anni di…