Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015

Quella del Muos, il sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza, non è solo una battaglia ambientale, ma anche strategica, militare, di dominio e controllo. Abbiamo ricostruito le principali tappe di una vicenda che da anni sta generando manifestazioni, opposizioni e processi.

Niscemi è un comune di 28 mila abitanti della provincia di Caltanissetta, il cui nome fino a qualche anno fa probabilmente non avrebbe detto nulla, o quasi, a chi abita lontano dalla Sicilia. Ed è un peccato. Perché ad un ricco patrimonio urbanistico e storico Niscemi unisce siti archeologici e il SIC “ITA050007”. Una serie di cifre che, in realtà, nascondono un vero e proprio scrigno di poesia e bellezza. La sigla SIC sta per Sito d’Interesse Comunitario. Luoghi che per le loro peculiarità sono meritevoli di tutela. Il SIC di Niscemi è la sughereta più importante della Sicilia, dal 1997 anche Riserva Naturale Regionale.
Un contesto che potrebbe sfruttare al meglio la posizione dell’isola nel Mediterraneo. Invece, proprio questa posizione strategica ha incentivato una fortissima militarizzazione del territorio, con la presenza di diverse basi militari NATO e Usa. Il 12 agosto 1981 il governo Spadolini decise di localizzare a Comiso una base NATO con 112 missili Cruise a testata nucleare. Fu l’inizio di anni di resistenza pacifista e antimilitarista che coinvolse un’intera generazione. Oggi, è il tempo di una nuova stagione di resistenza e difesa della salute, della sicurezza, della Pace e del territorio.
Questa volta la minaccia si chiama Mobile User Objective System (MUOS) – il “MUOStro” – come l’ha definito Antonio Mazzeo, nel suo libro inchiesta. Nell’area è attiva dal 1991 una stazione di telecomunicazioni della Marina Militare USA. Il Muos è composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni terrestri, una delle quali sta sorgendo a Niscemi e che sarà composta da tre immense antenne paraboliche e due trasmettitori.
Inizialmente la stazione terrestre in Sicilia era prevista nella base di Sigonella ma, successivamente, la Marina Militare USA ha deciso di puntare su Niscemi – riporta Antonio Mazzeo in un dossier – seguendo le risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche, elaborato da Analytical Graphics Inc. in collaborazione con la Maxim Systems, due società statunitensi. Le fortissime emissioni elettromagnetiche avrebbero potuto avviare la detonazione degli ordini della base militare. Per questo Sigonella fu scartata, lasciando il posto a Niscemi.

LE PRIME AUTORIZZAZIONI E IL MOVIMENTO NO MUOS
Nel 2006 il ministero della Difesa avalla la scelta del sito. Nel 2008 la Marina Militare statunitense presenta il progetto definitivo. La Regione Sicilia autorizza. Nel 2011 iniziano i lavori. In questo lustro nasce il movimento “No Muos” che – preoccupato dei rischi per sicurezza, salute e ambiente – mette in campo una forte e significativa opposizione, che arriva anche nelle aule di procure e tribunali. Nel 2012 la Procura di Caltagirone mette i sigilli al cantiere ma lo stop ai lavori dura solo un mese. Agli inizi del 2013 il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, revoca le autorizzazioni regionali. Qualche mese dopo revocò la revoca. Nel 2015 il TAR di Palermo accoglie il ricorso dei “No Muos” e del Comune di Niscemi evidenziando i possibili impatti devastanti del Muos sulla salute e rimarcando numerose mancanze autorizzative. Ma, nonostante questa sentenza, il 27 febbraio 2015 gli attivisti “No Muos” denunciano la messa in funzione del sistema satellitare. Il 2 aprile – due giorni prima di una grande manifestazione “No Muos” nazionale – la Procura sequestra nuovamente il cantiere. L’Associazione antimafie “Rita Atria”, tra le più attive, esulta affermando che “il Movimento No Muos fatto di gente normale e una piccola associazione antimafie che esiste da 21 anni” ha “vinto sul colosso mondiale bellico USA”. Ma sottolineando anche che “quella polizia di stato che anziché identificare chi continua ad operare nel cantiere del Muos li scorta. A Niscemi l’illegalità viene scortata dalla polizia di stato. Ecco perché abbiamo ritenuto doveroso denunciare quella parte di Istituzioni che ha tradito il popolo italiano e il suo giuramento”.

Fabio D'Alessandro, Paesaggi No Muos 2

IL PROCESSO PENALE
Il 20 maggio per il mega impianto satellitare Usa inizierà un processo penale. Probabilmente, dopo l’ultimo sequestro, il più clamoroso dei capitoli della saga legale in atto. Secondo la Procura di Caltagirone “i lavori del Muos sono stati eseguiti senza la prescritta autorizzazione assunta legittimamente o in difformità di essa, e insistono su beni paesaggistici, all’interno della riserva naturale orientata di Niscemi in zona A, di inedificabilità assoluta, in violazione delle prescrizioni del decreto istitutivo e del regolamento inerente”. Antonio Mazzeo, sul suo blog, ha reso noto che sono sette le persone chiamate in causa dalla Procura: Giovanni Arnone, il dirigente della Regione Sicilia che ha firmato le due autorizzazioni del 2011; Mauro Gemmo, presidente del consiglio di amministrazione della Gemmo Impianti, la società che ha ottenuto nel 2007 l’assegnazione dei lavori; Adriana Parisi, titolare della Lageco, che ha costituito un’associazione temporanea d’imprese chiamata “Team Muos Niscemi” aggiudicataria dell’appalto con la Gemmo; Giuseppe Leonardi, direttore dei lavori; Concetta Valenti, Carmelo Puglisi e Maria Rita Condorelli, rispettivamente legali rappresentanti delle ditte subappaltatrici Calcestruzzi Piazza, P.B. Costruzioni e C.R. Impianti. Tra lepersone citate ci sarebbe anche Mark Andrew Gelsinger che, per conto della Marina Militare USA, affidò i lavori ma, in base agli accordi Italia-Usa, non può essere processato in Italia e dovrebbe comparire a giudizio negli Stati Uniti. Il decreto di “citazione diretta a giudizio avanti il tribunale di Caltagirone in relazione al procedimento sul Muos di Niscemi” è stato notificato al Comune di Niscemi, all’Associazione antimafie “Rita Atria”, alla Regione Sicilia, al Movimento “No Muos” Sicilia e alla Legambiente.

LA BATTAGLIA NEI TRIBUNALI CIVILI E IL RISCHIO PER LA SALUTE
Negli ultimi mesi il dibattito al Consiglio di Giustizia Amministrativa è stato animato dalle operazioni di “verificazione del Muos” disposte per rinnovare quanto già effettuato dal professor Marcello D’Amore, dell’Università “La Sapienza” di Roma che, nel settembre 2014 accusò Istituto Superiore della Sanità, ISPRA e ENAV di “mancanza di rigore e di completezza dei dati” nel valutare l’impatto delle installazioni su salute e ambiente. La nuova “verificazione” è stata definita una farsa dai “No Muos”, criticando sia la composizione del collegio di verificatori sia i test. “Le misurazioni e le simulazioni saranno effettuate nelle condizioni di esercizio (presupposte in base alle dichiarazioni di parte dei tecnici del Ministero della Difesa) in violazione della regola che prevede che siano effettuate tenendo conto dei dati progettuali e nelle peggiori condizioni d’esercizio (tutti gli impianti funzionanti alla massima potenza) ”. Non solo, si lamenta anche che i tecnici di parte hanno solo quattro giorni per le loro deduzioni e che i campi elettromagnetici saranno misurati dall’Arpa Sicilia, “che è parte in causa”.

Fabio D'Alessandro, Paesaggi No Muos 1

VERIFICAZIONI
Questa nuova verificazione nel gennaio scorso subì un rinvio su richiesta della Prefettura che, al termine di una riunione con Agenzia per la Tutela dell’Ambiente, Vigili del fuoco, Comune e Azienda Sanitaria Provinciale, evidenziò “l’impossibilità da parte dell’Amministrazione locale e degli organi tecnici sopra richiamati di indicare alcuna precauzione da adottare”. Questa volta è emerso che non ci sono rischi per la salute umana. In una relazione presentata il 4 novembre 2011 al Comune di Niscemi i professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu evidenziarono che “i danni alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 chilometri saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”. In un’interrogazione del 18 marzo 2015 l’europarlamentare Eleonora Forenza (L’Altra Europa con Tsipras) riportò “che sono stati riscontrati nell’acqua della rete idrica della zona livelli medi annuali di concentrazione di nitrato sicuramente superiori a quanto previsto dalla Direttiva 98/83 CE, come implicitamente ammesso da uno stesso rapporto delle autorità USA per il 2013, e che anche il livello del cloro è assai alto e pericoloso” […] “l’esistenza di inaccettabili livelli di bromato nella base di Niscemi rivelata nella primavera 2012 dal quotidiano delle forze armate statunitensi Stars and Stripes al quale lo stesso portavoce del comando US Navy di Napoli, Timothy Hawkins dichiarò che l’acqua delle stazioni NAS I e NAS II a Sigonella e dell’installazione di telecomunicazioni di Niscemi è stata contaminata dal bromato e al personale militare è stato ordinato di non bere più dai rubinetti” e che “i test hanno provato che la quantità di bromato è superiore al valore massimo stabilito dall’EPA, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente” […] “in quanto erano state riscontrate concentrazioni di bromato oscillanti tra i 52 e i 170 microgrammo per litro, cioè da 5 a 17 volte in più di quanto permesso”, “Lo sversamento di enormi quantità di gasolio nelle falde dell’area causati da incidenti della Marina Militare Usa, documentato anche da perizie della stessa Marina USA”.

L’IRRITAZIONE AMERICANA
Il 30 maggio 2015, la console Usa a Napoli, Colombia Barrose, in un’intervista rilasciata a La Sicilia, ha attaccato il nostro Paese e tutti gli oppositori al Muos, affermando che “nella misura in cui gli ostacoli dovessero ancora continuare, ci sarà più attenzione e molto meno pazienza”. Un atteggiamento che l’Associazione antimafie “Rita Atria” ha definito “insopportabile aggressione” accostata a “i moniti del sig. Luttwak e del Field Manual statunitense, ritrovato nella borsa di Licio Gelli, in cui si prospettavano punizioni per quei popoli considerati dagli statunitensi come sudditi poco disciplinati, soggetti ai re clienti scelti dall’impero centrale, previsioni che ben opportunamente molti commentatori e storici autorevoli hanno ricondotto alla esecuzione delle tante stragi rimaste impunite sul nostro territorio”.
Perché, alla fine di tutto, quella del Muos non è solo una partita ambientale ma anche strategica, militare, di dominio e controllo.

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Autore:

Attivista di vari movimenti pacifisti e ambientalisti abruzzesi, referente locale dell’associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink.