Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

La nuova Via del governo favorisce i petrolieri

Grandi regali ai petrolieri nel decreto proposto dal governo a Regioni e Parlamento per la nuova procedura di Valutazione d’impatto ambientale (Via). Escamotage per non far smontare piattaforme e relativi gasdotti e oleodotti sottomarini a fine vita: vantaggio di centinaia di milioni di euro per le multinazionali.

Il Governo ha trasformato la bozza di decreto per il recepimento della nuova direttiva Via comunitaria, appena inviato in Parlamento, in un mega-regalo per i petrolieri, mettendo il bavaglio ai cittadini e agli enti locali su decine di progetti e permettendo di non smantellare le piattaforme e i relativi gasdotti e oleodotti in mare. Infatti, nella proposta governativa si nasconde una miriade di favori grandi e piccoli alle multinazionali. Alcuni di questi riguardano tutti i progetti, come la Via “in sanatoria”, alla quale potranno accedere tutti, anche i petrolieri. Idem la norma pazzesca ed anticostituzionale secondo la quale i cantieri e le attività potranno continuare anche se si scopre che un’opera è sprovvista di Valutazione d’impatto ambientale, oppure se un ente locale o un’associazione vince al Tar facendo decadere il parere favorevole. Oggi però vogliamo concentrarci sui regali specificatamente inventati dal Governo a favore dei petrolieri.
In primo luogo all’articolo 25, “Disposizioni attuative”, si prevede un escamotage per evitare a fine produzione alle multinazionali di dover smontare le piattaforme oggi esistenti (o quelle ancora da costruire), nonché gasdotti e oleodotti sottomarini a queste connessi. Infatti al comma 6 si prevede un decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Ambiente, con semplice parere della Conferenza tra Stato e Regioni, con cui si prevedono le “linee guida per la dismissione mineraria o destinazione ad altri usi delle piattaforme per la coltivazione di idrocarburi in mare e delle infrastrutture connesse”. Già immaginiamo i mille e fantasiosi usi che verranno proposti per queste strutture. Un vantaggio di centinaia di milioni di euro, visto che ci sono decine di piattaforme da smantellare e centinaia di chilometri di tubazioni posate sul fondo marino da bonificare. Materiali che rilasciano sostanze nell’ambiente.
Veniamo ora alle procedure sui progetti petroliferi da approvare e al bavaglio previsto per cittadini ed enti locali su molteplici progetti, alcuni dei quali già in corso di autorizzazione con forte opposizione sul territorio.
Attualmente il Testo Unico dell’Ambiente (decreto legislativo n.152/2006) prevede che tutte le attività del settore siano sottoposte direttamente a Valutazione di impatto ambientale, dalla prospezione in mare con la tecnica dell’air-gun fino alla coltivazione dei giacimenti, passando per lo scavo dei pozzi, con una fase pubblica di 60 giorni per cittadini ed enti locali per depositare osservazioni. Sui progetti di air-gun, ad esempio, ci sono sempre decine di osservazioni di enti e associazioni e un dibattito fortissimo. Proprio come deve avvenire in uno stato democratico avanzato.
Le direttive comunitarie sulla Via che si sono succedute – compresa l’ultima, la 52/2014/UE – hanno previsto due liste di progetti. Quelli inseriti nella prima devono sempre fare da subito la Via completa. Per quelli inseriti nella seconda la direttiva demanda allo Stato membro di decidere se fare direttamente la Via o effettuare prima una verifica di assoggettabilità a Via (screening), sulla base delle condizioni specifiche del proprio territorio e anche della sensibilità della popolazione sugli specifici temi. In Italia sulla questione petrolifera, negli ultimi anni, c’è stata una fortissima mobilitazione di enti e cittadini. In un paese estremamente vulnerabile per i rischi ambientali, da quello sismico a quello idrogeologico, con problemi rilevanti per la qualità dell’aria e dell’acqua, con una densità di popolazione molta alta, beni artistici diffusi, in un territorio unico per le produzioni enogastronomiche, uno si aspetterebbe la massima cautela. Per una volta era accaduto! Infatti, si è optato per un regime rigoroso e cautelativo, sottoponendo anche alcuni progetti della seconda lista, le prospezioni con air-gun o esplosivi, e tutti i progetti di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, a Via diretta.
Oggi il Governo, modificando gli allegati del Testo Unico dell’Ambiente (articolo 22 della bozza di decreto), sceglie di abbassare le tutele invece di confermarle o aumentarle scegliendo per decine di progetti di fare prima lo screening, togliendo il contraddittorio con cittadini, associazioni ed enti locali. Il mix delle nuove norme rischia infatti di essere micidiale. Tutte le prospezioni, sia con air-gun in mare sia con esplosivi, e i progetti petroliferi di coltivazione di giacimenti con produzione fino a 182.500 tonnellate di petrolio o 182 milioni di metri cubi di gas annua, cioè praticamente la gran parte di quelli del paese, invece di fare la Via come avviene oggi potranno partire con il semplice screening. Inoltre, mentre oggi per questo tipo di procedura il proponente deve depositare i documenti del progetto preliminare e uno studio preliminare ambientale, seguiti da una fase di 45 giorni per le osservazioni del pubblico, con il nuovo decreto (articolo 8 della bozza) scomparirà la fase delle osservazioni del pubblico e dovrà essere pubblicato esclusivamente lo Studio preliminare ambientale e non gli elaborati progettuali. Solo eventuali nuovi pozzi dovranno fare la Via diretta.
Il decreto prevede l’obbligo di dare una risposta sulla necessità o meno della Valutazione d’impatto ambientale completa entro 60 giorni dal deposito. Quindi la decisione del ministero dell’Ambiente potrà avvenire anche entro un’ora senza che nessun cittadino o ente locale possa avere anche solo il tempo per accorgersi del deposito del progetto. Una procedura totalmente illegittima in quanto la Convenzione di Aarhus, ratificata dall’Unione europea e dall’Italia, con la legge n.108/2001, prevede che per tutti i progetti, anche non sottoposti a Via – che possono avere impatti potenziali sull’ambiente – deve essere assicurata la possibilità e tempi congrui per il deposito di osservazioni da parte dei cittadini.

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Autore:

Responsabile del Comitato Legamjonici di Taranto. Nel 2010 consulente di parte nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’Ilva.