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Lizzano, discariche Palombara e Mennole in una fase di stallo

Emergenza ambientale nella provincia di Taranto. I cittadini residenti intorno alle discariche “Palombara” e “Mennole” di Lizzano – della Vergine srl – sono costretti ad attendere i tempi biblici della giustizia. Dito puntato contro il Comune e la Provincia, responsabili di non essere intervenuti a tutela della salute pubblica.

A lanciare l’allarme è “AttivaLizzano”. L’associazione di Lizzano spiega che dalla data del sequestro preventivo della discarica “Palombara” – il 10 febbraio 2014 – nulla è cambiato. L’impianto, infatti, continua a riversare percolato dagli argini delle vasche, anche a causa delle piogge. Questo comporta un aumento delle già insopportabili esalazioni maleodoranti e il rischio di inquinamento per il suolo e le falde acquifere. In più, l’impianto “Mennole” – sempre della Vergine srl – versa in totale stato di abbandono e degrado.

Tutte queste criticità – sottolinea AttivaLizzano – sono state denunciate dalle istituzioni interessate (Noe di Lecce, Arpa, Polizia Provinciale, Provincia di Taranto, Comune di Taranto) ma, ad oggi, ancora nessuno ha dato inizio alla messa in sicurezza e bonifica dei siti. Per giunta, le fideiussioni della discarica, versate in garanzia di eventuali danni causati all’ambiente, sono state inspiegabilmente restituite dalla Provincia di Taranto alla società Vergine,“. La vicenda appare non priva di aspetti contraddittori ed è ancora la stessa associazione ad evidenziarlo: “Con l’ordinanza n.58 del 13 novembre 2015 il sindaco di Taranto ha imposto ai proprietari dei terreni su cui insiste la discarica per rifiuti speciali non pericolosi, l’avvio dei lavori di rimozione e smaltimento del percolato presente all’interno della discarica, nonché la predisposizione di un piano finalizzato ad evitarne il successivo accumulo. Gli stessi proprietari hanno immediatamente impugnato detta ordinanza facendo ricorso al Tar di Lecce. In data 13 gennaio 2016 – un’ordinanza è stata emessa di sospensiva dell’atto impugnato e poi – in data 4.5.2016 – ha ottenuto una sentenza favorevole. Sorge il logico dubbio che molto spesso le ordinanze sindacali, specie se trattano di problemi ambientali, siano facilmente impugnabili fornendo l’alibi agli amministratori. Tale sentenza è stata facilitata grazie al fatto che nessun Comune, oltre a quello di Taranto, si è costituito e quindi neanche Lizzano, Fragagnano, Faggiano, Monteparano e Roccaforzata. Specifica inoltre il Tar che tali misure non potevano essere imposte dal sindaco, essendo di competenza della Provincia, la quale, a nostro avviso, si è limitata al tentativo di dichiarare le criticità della discarica come interesse pubblico con la manifesta intenzione di volturare l’AIA ad altro soggetto.

Per discutere dell’emergenza, il 25 febbraio 2016 si è tenuto un incontro presso l’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia, alla presenza di tutte le Istituzioni, sia territoriali che regionali. Assente l’Arpa. In quell’incontro fu deciso che l’Organo competente avrebbe dovuto accertare un eventuale superamento della CSC (Concentrazione Soglia Contaminazione) al fine di istituire un apposito fondo regionale per l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza. L’1 luglio scorso il Dirigente della sezione ciclo rifiuti e bonifica della Regione – l’ingegner Scannicchio – ha istituito un tavolo tecnico che ha poi rinviato all’8 luglio scorso. L’incontro si è svolto alla presenza della Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Arpa e Asl, mentre sono state escluse tutte le rappresentanze locali, comprese le associazioni ambientaliste. Scelta che era stata contestata
dall’Associazione “AttivaLizzano”.

Intanto venerdì 22 luglio 2016 era previsto un incontro organizzato dall’assessore alla Qualità dell’Ambiente, dottor Santorsola, presso il suo assessorato a Modugno. Per sopraggiunti impegni istituzionali, l’incontro è stato rinviato a data da destinarsi. Erano stati invitati, questa volta, la Provincia di Taranto e i Comuni di Taranto, Lizzano, Fragagnano, Monteparano, Roccaforzata e Faggiano, il Comitato per l’ambiente di Fragagnano e l’Associazione “AttivaLizzano”.

Ad oggi, quindi, la questione è in una fase di stallo. Seguiremo da vicino gli sviluppi della vicenda.

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Autore:

Responsabile del Comitato Legamjonici di Taranto. Nel 2010 consulente di parte nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sull’Ilva.