Il 39 per cento del territorio abruzzese è sotto tutela paesaggistica. La presenza di uno dei parchi nazionali – quell’Abruzzo, Lazio e Molise – più antichi e rinomati d’Italia, lo rende unico. Eppure c’è un’area protetta che attende da quasi venti anni l’istituzione definitiva. È il Parco nazionale della Costa Teatina.
L’area della Costa Teatina comprende ben sette Riserve regionali (“Ripari di Giobbe” e “Acquabella” nel comune di Ortona, “Grotta delle Farfalle” tra i comuni di San Vito e Rocca San Giovanni, “San Giovanni in Venere” a Fossacesia, “Lecceta di Torino di Sangro”, “Punta Aderci” a Vasto e “Marina di Vasto” con San Salvo) e sei Siti d’importanza comunitaria (Sic) appartenenti alla Rete Natura 2000, istituita con la direttiva 92/43/CEE “Habitat”. Una ricchezza ambientale in stand-by, che potrebbe perfettamente rientrare tra i paradossi che resero celebre lo scrittore pescarese Ennio Flaiano.
“La costa teatina – racconta Marco Terrei, storico attivista del WWF – in termini di turismo naturale e di ricchezze ambientali ha un potenziale enorme ma non adeguatamente valorizzato dalla politica e da un’economia locale troppo spesso legata a logiche individualiste. Eppure il turismo verde secondo tutte le statistiche nazionali è il più produttivo. L’ambiente viene ancora considerato un forziere da saccheggiare e non un patrimonio da valorizzare.”
Sono queste visioni che animano l’opposizione all’istituzione del Parco, “visto come rischio di ingessare e bloccare l’economia del territorio”, specifica Marco Terrei. ”Siamo nel 2016 ma lo sviluppo economico del territorio viene ancora legato alla totale espansione edilizia, a Piani regolatori generali che devono portare cemento ovunque e alla grande industrializzazione.”
Una situazione aspramente criticata in un doppio intervento anche dalla Conferenza episcopale di Abruzzo e Molise nel 2011 e 2012. L’allora coordinatore dell’Ufficio pastorale sociale, don Carmine Miccoli, nel suo primo intervento definì il Parco nazionale “uno dei pochissimi argini verso le situazioni gravissime di devastazione ambientale”, auspicando che venisse completata ”il prima possibile l’istituzione.” L’anno dopo attaccò i ritardi di un’istituzione “scandalosamente attesa da troppi anni.”
LA STORIA E I CONTENZIOSI
Era il 1997 quando, su proposta dell’allora senatore abruzzese Angelo Staniscia, il comma 3 dell’articolo 4 della legge n.344 inserì la Costa Teatina tra le “prioritarie aree di reperimento” previste dalla legge n.394/91 per l’istituzione di un Parco nazionale. L’iter fu avviato con la legge n.93/2001, contro cui la Giunta regionale Pace, nel 2002, ricorse alla Corte costituzionale. La sentenza n.422/2002 rigettò il ricorso dichiarando ”non fondata” la richiesta della Regione Abruzzo. L’iter comunque rimase fermo per mancanza dell’intesa tra il ministero dell’Ambiente e Regione. Solo quattro anni dopo, l’assessore Franco Caramanico della Giunta Del Turco – subentrata nel frattempo – elabora una prima proposta di perimetrazione dell’area protetta coinvolgendo i Comuni nella stesura e revisione. Solo tre su nove – Vasto, San Salvo e Francavilla – partecipano attivamente deliberando loro proposte.
Nonostante la mancata partecipazione di molti Comuni la Regione invia una sua proposta di perimetrazione al ministero ma l’arresto del presidente Del Turco e la fine anticipata della legislatura regionale porta nuovamente l’istituzione del Parco ad arenarsi. Due anni dopo, il 10 maggio 2010, il ministero convoca la Regione Abruzzo, la Provincia di Chieti e i Comuni coinvolti per cercare di definire la tanto attesa perimetrazione del Parco. Ma la questione resta sospesa per diversi mesi, accelerando solo dopo che (su proposta del senatore Pd Legnini) il decreto Milleproroghe stabilisce il 30 settembre come data finale entro cui Regione e Comuni dovranno definire la loro proposta, superata la quale il ministero invierà un commissario. Il 30 settembre 2011 non vede, invece, la conclusione positiva della vicenda. Nel febbraio 2012 viene votata in Parlamento una proroga dei termini al 30 giugno 2012. Un nuovo termine che passa invano.
Eppure, perché dal ministero arrivi un commissario si è dovuto attendere altri due anni. Il commissario è stato nominato solo nell’estate del 2014, individuandolo nell’ex presidente della Provincia di Pescara, Pino De Dominicis (DS). ”Dopo la consegna dei lavori l’anno scorso da parte del commissario De Dominicis, con il Parco quindi all’ultimo miglio, in Regione è stato approvato un documento che chiedeva di rimettere in discussione la proposta di perimetrazione di De Dominicis, e tutti i sindaci (dal centrodestra al Pd, con questi ultimi addirittura maggiori proponenti) hanno firmato un documento con la stessa richiesta. Pressioni che sembrano aver avuto finora effetto perché, oltre un anno dopo la consegna della perimetrazione del commissario De Dominicis, il decreto non è arrivato.”
Eppure, continua nel suo racconto Marco Terrei, al governatore abruzzese, Luciano D’Alfonso, il ministero dell’Ambiente ha risposto ”che ormai gli enti locali non potevano più intervenire: da un punto di vista tecnico-formale ormai è solo il commissario, che nonostante ciò ha svolto incontri e convegni pubblici nel suo anno di mandato, a poter decidere. D’Alfonso in questi mesi sta cercando, partendo dalle istanze del Consiglio Regionale, dei sindaci e di alcuni settori economici, di far modificare la proposta De Dominicis riducendola. Voci di corridoio della politica locale ci dicono che in una possibile nuova proposta di perimetrazione verrebbero stralciate le aree sulle quali insistono proposte di progetti che il Parco potrebbe rendere impossibili.
CAMMINA PER IL PARCO
Da quattro anni Marco Terrei e Andrea Natale sono i promotori, insieme a WWF ed Arci, di “Cammina per il Parco”. Un’iniziativa, nata nell’inverno del 2012, che punta a far crescere la consapevolezza dell’importanza del Parco nazionale della Costa Teatina e far pressione affinché l’iter venga finalmente chiuso. Il cammino nei territori dell’atteso parco punta ad un ”contatto reale e diretto con l’ambiente” per ”conoscere ed esplorare al meglio le sue ricchezze e lo stato in cui versano.”
La prima edizione, svoltasi nel giugno 2013, fu legata alla scadenza del 30 giugno, <em”entro la quale”, ci dice Marco, “i comuni dovevano deliberare la loro proposta di perimetrazione. In caso contrario la legge prevedeva l’arrivo di un commissario governativo. Avevamo il timore che non sarebbe stato così ma abbiamo voluto tentare, cercare di spingere perché la procedura finalmente si completasse.”
Ma così non fu. “Il Pd, che nel 2011 sembrava volesse far diventare il Parco una sua bandiera non è stato l’attore decisivo per la conclusione dell’iter. Anzi, a partire dal presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, fino ad i sindaci dei Comuni coinvolti, si son rivelati decisivi nel frenarlo.”
ELEMENTI DI FORTISSIMA CRITICITÀ AMBIENTALE. L’EROSIONE
“Cammina per il Parco” ogni anno si snoda, a piedi, sulla costa dei comuni coinvolti nel Parco (Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo). Durante il cammino gli esploratori si ritrovano a godere dei luoghi più rinomati della costa, ma anche ad incontrare i punti più inquinanti e devastati. Marco Terrei e Andrea Natale hanno individuato cinque elementi di fortissima criticità ambientale su tutta la costa. La spiaggia sabbiosa soffre di una fortissima erosione costiera, contro cui si continua ad insistere con palliativi fallaci come i ripascimenti e i pennelli verticali. Invece l’unico vero antidoto, le dune, sono considerate come un ostacolo e un elemento di sporcizia da rimuovere. Ogni anno subiscono massicci interventi con mezzi meccanici che aggravano la situazione, come succede a Casalbordino. Si concede di giungere fino ai trabocchi con le auto nonostante i Comuni avrebbero dovuto vietarlo, portando quindi una eccessiva pressione antropica e violando quel paesaggio che i visitatori vorrebbero trovare visitando questi territori.
Dopo la dismissione di novembre 2005 l’ex tracciato costiero è stato destinato alla costruzione di una nuova pista ciclabile, la “Via Verde”, all’interno del “Corridoio Adriatico”, che da Ravenna giungerà a Lecce. Un progetto che, dopo anni di attesa, è oggi ad uno snodo fondamentale: la Provincia di Chieti ha annunciato che all’inizio del 2017 la ditta aggiudicatrice del bando inizierà i lavori. Nel frattempo, venuta a mancare la manutenzione da parte di Rete Ferroviaria Italiana, assistiamo ad un costante processo di erosione. Erosione che negli anni è nettamente peggiorata. Alcuni tratti ormai non esistono quasi più. A Torino di Sangro 500 metri di ex ferrovia non esistono più. Viene da domandarsi come sarà possibile realizzare la pista se non c’è più il terreno su cui realizzarla?
I FIUMI, I DEPURATORI E LA CEMENTIFICAZIONE
Alcuni fiumi sono devastati dalla cementificazione, come nel caso di Osento e Sinello. E in altri la qualità delle acque è stata fortemente compromessa da una pessima gestione dei depuratori, tra cui Feltrino e Moro. Soprattutto nel tratto di spiaggia di Francavilla al Mare abbiamo trovato numerosi scarichi direttamente in mare, mettendo a rischio la qualità delle acque. Alcuni di questi scarichi si trovano in prossimità degli stabilimenti balneari: incredibilmente abbiamo fotografato, davanti ai tubi – quindi nel pieno dell’acqua contaminata – famiglie con bambini che giocano. Una situazione, quella della gestione dei depuratori, che coinvolge tutta l’intera Provincia. E di cui si dibatte da anni. Il 7 luglio 2015 la “Goletta Verde” di Legambiente assegnò addirittura la “bandiera nera” alla Sasi, la società di gestione del servizio idrico integrato in 92 Comuni della Provincia.
”Le nostre analisi confermano le criticità di un sistema depurativo che continua a immettere in fiumi, fossi e torrenti carichi inquinanti non trattati adeguatamente e il nostro obiettivo è quello di scovare le criticità e tutelare la salute del mare e dei cittadini. In Abruzzo, secondo l’Istat, il 41.5 percento dei reflui urbani non viene trattato adeguatamente e questa deve essere la priorità.”
Ad affermarlo è il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti. Il 27 maggio 2016 il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua definì, un incubo la depurazione della Provincia di Chieti: secondo i dati resi noti dagli ambientalisti il “41 per cento dei controlli” dimostrarono superamenti ”oltre le soglie per Escherichia Coli.”