Esito negativo per la pronuncia di compatibilità ambientale relativa all’implementazione di un sistema logistico per la ricezione, stoccaggio ed esportazione di greggio presso il sito della ex raffineria di Roma. Il progetto, però, dovrà essere sottoposto a Valutazione d’impatto ambientale. Ancora in ballo tutte le autorizzazioni per poter spedire il petrolio lucano estratto da Total a Roma e a Taranto.
Il 31 luglio 2017, la società Raffineria di Roma spa ha chiesto al ministero dell’Ambiente di ottenere il via libera per la realizzazione di un progetto che prevede il trasporto del greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa verso il deposito di Pantano di Grano, nel comune di Roma. Le modifiche impiantistiche hanno lo scopo di ricevere il petrolio lucano mediante l’impiego di 170 autobotti al giorno, di capacità utile pari a 27 metri cubi. Il petrolio, tramite l’oleodotto esistente, giungerebbe – in seguito – alle boe di carico collegate al reparto costiero di Fiumicino, per poi essere esportato per mezzo di navi che trasporteranno circa 23 mila metri cubi di greggio alla settimana.
In seguito al parere negativo espresso dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas, il ministero dell’Ambiente – con decreto emanato il 10 gennaio scorso – ha concluso che il progetto dovrà essere sottoposto a Valutazione di impatto ambientale. La commissione tecnica, infatti, ha valutato “che in relazione alla componente atmosfera non è stato preso in considerazione la stima delle emissioni delle autobotti dalla Basilicata al deposito in argomento, né dal punto di vista progettuale sono state stimate soluzioni alternative al transito su strada; che alla luce delle osservazioni, delle controdeduzioni e della documentazione esaminata si ritiene che la verifica di assoggettabilità in argomento non possa essere valutata come opera a se stante ma tecnicamente connessa alla più generale razionalizzazione degli olii di Tempa Rossa; altresì anche nell’ipotesi in cui si potesse valutare l’intervento nella Raffineria di Roma in modo indipendente dalla sopra richiamata procedura di Via (Centro olio Tempa Rossa nel Comune di Corleto Perticara, ndr), l’assoggettabilità resterebbe comunque subordinata alla positiva valutazione della procedura di Via, ancorché il proponente affermi che detti interventi potranno essere utilizzati in futuro anche per altri tipi di olii provenienti da altri impianti; che la presente procedura non consente una valutazione di alternative progettuali soprattutto relative alla fase di ingresso degli olii in raffineria e che la sola proposta di viaggio su autobotti non pare essere ambientalmente efficiente; che il progetto presentato non consente una valutazione compiuta di tutti gli impatti in quanto non comprende lo studio del traffico, che sebbene in questa fase potrebbe essere limitato al tracciato Basilicata-Lazio, per il futuro dovrebbe comunque essere aggiornato in funzione dei possibili diversi approvvigionamenti menzionati dal proponente.”
TEMPA ROSSA: PUGLIA E BASILICATA, ENI E TOTAL
Ma Raffineria di Roma spa non è sola in questa partita. Anche Total E&P Italia spa, con nota dell’1 agosto 2017 (acquisita al protocollo numero 19016/DVA del 17 agosto 2017) ha presentato istanza di avvio della procedura di Via speciale per il progetto di “Realizzazione baie di carico auto-cisterne per trasferimento greggio stabilizzato dal Centro olio Tempa Rossa e posa di due condotte interrate di collegamento” nel comune di Corleto Perticara, in provincia di Potenza.
Nel frattempo, dal versante tarantino, Eni ha ottenuto la proroga per la validità del decreto di Compatibilità ambientale, emanato il 27 novembre 2011. Con decreto del ministero dell’Ambiente, n.373 del 27 dicembre scorso, si è concesso altro tempo a Eni per ottemperare alle prescrizioni previste. La società ha chiesto il completamento della prescrizione A3, che riguarda l’avvenuta bonifica dell’area serbatoi, preliminare agli inizi dei lavori, entro il 23 novembre del 2020. Nello stesso decreto viene anche modificata la prescrizione C5 per il contenimento delle emissioni maleodoranti dalla raffineria, che limitano la permanenza nell’area monumentale di Santa Maria della Giustizia.
Occorre inoltre ricordare che il progetto petrolifero, che prevede l’adeguamento e la realizzazione di vecchie e nuove infrastrutture nell’area portuale tarantina, destinate a stoccare ed esportare il greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa presenta numerose lacune anche in merito alla direttiva Seveso. Il rapporto di sicurezza definitivo, preliminare all’avvio dei lavori di costruzione, non è stato ancora consegnato alle autorità competenti.
Intanto il Consiglio dei ministri il 22 dicembre ha deliberato, su proposta del premier Paolo Gentiloni, le autorizzazioni necessarie all’esecuzione del progetto, con il tacito consenso della Regione Puglia.