Il governatore Vincenzo De Luca nomina un nuovo tavolo tecnico col compito di redigere il Pear in novanta giorni. Tra i suoi membri ci sono dirigenti, funzionari e assessori regionali. Nessuna apertura in vista per la partecipazione dal basso.
La Regione Campania, con il recente decreto presidenziale n. 166 del 21 luglio 2016, ha istituito un tavolo tecnico per l’elaborazione del Piano Energetico Ambientale Regionale (Pear) e per le proposizioni di interventi in materia di green economy. Uno strumento fondamentale, che non si limita a esporre dati relativi alla produzione o all’approvvigionamento delle fonti energetiche primarie e rinnovabili. E’ un atto trasparente di indirizzo e programmazione energetica proteso, in linea con la Strategia Europea 20.20.20, a descrivere in divenire le sorti dello sviluppo campano. Specie considerato che è ancora troppo alto il deficit energetico regionale (- 54,7% secondo i dati Terna) rispetto al dato nazionale. E che, soprattutto, è ancora troppo alta la tensione tra Istituzioni regionali e comitati civici ambientalisti. Gli stessi che, pur nella diversità delle battaglie, da anni invocano lo strumento di indirizzo energetico come un plausibile deterrente ai progetti di sviluppo considerati particolarmente impattanti da un punto di vista ambientale.
A onor del vero la Regione Campania si era già munita di uno strumento programmatico nel lontano 2009 (giunta A. Bassolino). Ai tempi, ci si limitò ad approvare le linee guida del Pear senza preoccuparsi di rendere il documento definitivo in Consiglio regionale. Oggi, la musica è cambiata.
La novità è che la giunta regionale campana – capitanata dal Governatore Vincenzo De Luca – nomina un tavolo tecnico per predisporre il Pear. Non solo. Gli esperti individuati dovranno redigere il piano energetico in soli 90 giorni. I membri di questa commissione sono: R. Esposito, S. Mazzarella, G. Ragucci (dirigenti regionali dell’area Sviluppo Economico e Attività Produttive); R. Santacroce, D. Di Caprio (dirigenti regionali dell’area Ambiente ed Ecosistema); in qualità di esperti della materia P. Marzano, M. Giustino, prof. D. Villacci ; tra i docenti universitari i professori P. Salatino, C. Lubritto, F. de Rossi e P. Siani. A coordinare i lavori, e non potrebbe essere altrimenti, ci sono Fulvio Bonavitacola – Vice Presidente regionale con delega all’Ambiente e Urbanistica – e l’assessore regionale alle Attività produttive Amedeo Lepore. Nel corpo del deliberato si aggiunge inoltre che “qualora si ravvisi l’opportunità di integrarne la composizione, il Tavolo Tecnico può avvalersi della partecipazione alle sedute di ulteriori esperti o funzionari e dirigenti regionali”. Nessuna apertura alla partecipazione dal basso. Nessun coinvolgimento, a vario titolo, dei cosiddetti portatori di interesse. A loro non si fa neppure cenno.
Eppure esistono. E hanno voce in capitolo. O almeno questo è quello che dispone la delibera regionale n. 1167 del giugno 2009. Quella che, pur di riuscire ad attuare le linee programmatiche del Pear, istituiva il Forum dell’Energia e dell’Ambiente. Una sorta di tavolo tecnico, dalla composizione variegata in questa caso, che avrebbe dovuto coadiuvare i tecnici, i dirigenti e gli assessori regionali nella redazione del piano energetico.
Avevano aderito Cnr, Terna, Enea, Arpac, Anci, Anev, Wwf, Legambiente, Greenpeace, Cisl, Cgil, Uil, Confcommercio, Claai, Cponfapi, Confasgricoltura, Cna, Confartigianato, Confindustria Campania, Aper, Gse, Coldiretti, Abi, Fire, nonché le Autorità di Bacino, gli Enti Parco, le Sovrintendenze e i vari ordini professionali abilitati. Avrebbero potuto aderirvi persino coordinamenti e comitati locali. Oggi hanno la strada sbarrata.
Nulla vieta alla Regione Campania di redigere un Pear. Le vecchie linee guida, del resto, non sono mai state approvate. Tuttavia, rispetto a questo “decreto De Luca”, si ha come la sensazione di assistere a un dejà-vu. Quasi come se bastasse nominare il solito tavolo tecnico per fare un Pear. La verità è che il piano energetico è sempre stato un progetto controverso. Una battaglia in cui molto poco ha pesato il colore politico, perché troppi e troppo diversi erano gli interessi da comporre. Non ce l’ha fatta l’ex Governatore Bassolino e neppure il suo successore, Stefano Caldoro. Ora De Luca tenta il colpaccio, in novanta giorni. Un braccio di ferro. Che sembra voltare le spalle, tuttavia, a strumenti che al di là del Forum esistono già.
Come il Piano Territoriale Regionale (Ptr) e tutti i piani territoriali e paesaggistici provinciali. Nonché a tutte le dichiarazioni rese a mezzo stampa per ribadire che quello verso il Pear sarebbe stato un percorso “lungimirante e partecipato”.