Si allarga il fronte delle indagini sulla discussa operazione immobiliare promossa, a Pescara, dalle famiglie dell’imprenditore Franco Mammarella e dell’avvocato Giuliano Milia. Luciano D’Alfonso, presidente della Regione Abruzzo, iscritto nel registro degli indagati insieme all’avvocato Giuliano Milia, al dirigente del Comune di Pescara, Guido Dezio e all’ex consigliere regionale del Pd, Vittorio Di Biase.
Un mese dopo il doppio blitz della Squadra mobile di Pescara arriva la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati anche del presidente della Regione Abruzzo, in un’inchiesta che si intreccia con la vicenda Pescaraporto. Il tutto sarebbe partito dallo scorso 16 febbraio, quando arriva la notizia che Luciano D’Alfonso è indagato dalla Procura dell’Aquila. Corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio i reati ipotizzati. Dall’ufficio stampa regionale informarono del coinvolgimento di D’Alfonso in due filoni d’indagine: uno sui lavori post-terremoto a Penne, l’altro sulle case popolari Ater a Pescara. In realtà i filoni sarebbero undici. E qui che entra in scena l’ex Cofa, un’area pescarese acquisita dal Comune e, da tantissimi anni, in attesa di riqualificazione, dopo aver ospitato per trenta anni il mercato ortofrutticolo cittadino. Su una parte dell’area sta lavorando la Pescaraporto.
Il tutto ruoterebbe intorno alla compatibilità del progetto Pescaraporto con il Piano alluvioni, sul rischio idrogeologico ed esondazione del fiume Pescara, su cui il Genio civile avrebbe improvvisamente modificato il proprio parere. I reati oggetto d’indagine sono abuso d’ufficio e falso. Secondo gli inquirenti alcuni degli atti sarebbero stati pianificati nello studio Milia con l’obiettivo di favorire il progetto edilizio. Tre in particolare gli incontri attenzionati, tutti avvenuti tra il 18 febbraio e il 15 marzo di quest’anno. Il 18 febbraio un documento del Genio civile sottolineò una situazione di “potenziale pericolo” nell’area dell’intervento edilizio, chiedendo al Comune e all’Autorità di bacino “di verificare la regolarità e la compatibilità idraulica delle attività, nonché di accertare la completezza e la validità delle procedure e dei titoli autorizzativi rilasciati anche in ordine alle effettive condizioni di rischio e ai prioritari requisiti di cautela e di tutela della pubblica e privata incolumità.” Sostanzialmente, quindi, un parere negativo a Pescaraporto. Il 15 marzo, dopo meno di un mese, invece dal Genio civile fanno un passo indietro con un nuovo parere – questa volta positivo – dopo aver preso “atto degli specifici accertamenti condotti dalle autorità competenti.”
Il governatore della Regione Abruzzo si è dichiarato tranquillo e certo che nulla, alla fine, gli sarà contestato, invocando la “cittadinanza onoraria” per quanto fatto sulla riqualificazione dell’ex Cofa. “Tanto quanto è vera la notizia data allo stesso modo ne sarà vera subito un’altra: la posizione assolutamente meritoria della Regione che ha demolito un manufatto abbandonato e nei decenni divenuto ricovero per senzatetto oltre che oggetto d’emergenza ambientale. Per questo motivo attendo con insuperabile tranquillità l’evolversi della vicenda che giudico documentalmente improbabile.”