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Pescaraporto, irrompe la Polizia giudiziaria

Nuovo capitolo dell’infinita saga dell’operazione immobiliare promossa, a Pescara, dalle famiglie dell’imprenditore Franco Mammarella e dell’avvocato Giuliano Milia. Dopo il no del Comune alla variazione di destinazione d’uso in zona residenziale le cose si complicano.

Il pronunciamento del Consiglio comunale di Pescara si è reso necessario a seguito di una sentenza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) nel febbraio scorso. La Pescaraporto srl si era rivolta alla giustizia amministrativa chiedendo l’annullamento di un provvedimento comunale del 18 ottobre 2016 che negava la concessione di un nuovo permesso edilizio. La società aveva chiesto di modificare la destinazione d’uso – da uffici a residenze – di 2 dei 3 edifici di 21 metri previsti nel progetto. Secondo l’Amministrazione comunale per il cambio è necessaria una variante al Piano regolatore generale (Prg) rimandando, così, tutto al Consiglio comunale.

Nei giorni scorsi la squadra mobile di Pescara, coordinata da Pierfrancesco Muriana, hanno compiuto un doppio blitz presso lo Sportello unico delle attività produttive e il Genio civile della Regione Abruzzo. Acquisita tutta la documentazione sul progetto dal 2012 ad oggi. In particolare l’interesse si è concentrato sugli ultimi atti del Genio civile e sulla verifica della compatibilità con il piano alluvioni.

Il progetto Pescaraporto prevede la costruzione di 3 palazzi sulla riviera di Porta Nuova con vista sul “Ponte del Mare”, sul porto turistico e sulla foce del fiume Pescara. Una vicenda annosa, che si trascina ormai da 5 anni. Negli ultimi mesi Consiglio e Giunta comunale hanno espresso un parere negativo, ma l’unica opposizione – fin dalle prime battute – dall’inizio è stata quella di Rifondazione comunista, sostenuta dall’allora Consigliere comunale e regionale Maurizio Acerbo, a cui si è aggiunto recentemente il Movimento 5 Stelle. Nel 2012, il primo permesso a costruire – rilasciato sulla base di interpretazioni definite “estese” delle previsioni legislative del governo Monti e della Regione – fu contestato al Tar proprio da Rifondazione comunista e da un vicino hotel. Il Tribunale amministrativo accolse il ricorso, annullando il permesso.

La legge di stabilità e il via libera al progetto
Il 23 dicembre 2014, con la legge di stabilità, nell’articolo 1 al comma 271 viene inserita la norma che sottolinea come “Le previsioni e le agevolazioni previste dall’articolo 5, commi 9 e 14, del decreto-legge 13 maggio 2011, n.70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n.106, si interpretano nel senso che le agevolazioni incentivanti previste in detta norma prevalgono sulle normative di piano regolatore generale, anche relative a piani particolareggiati o attuativi, fermi i limiti di cui all’articolo 5, comma 11, secondo periodo, del citato decreto-legge n.70 del 2011”, che di fatto rappresenta un via libera anche per il progetto della Pescaraporto.
Alla chetichella senza darne notizia un parlamentare NCD siciliano presentò un emendamento”, ricorda Maurizio Acerbo, che ha definito la vicenda “uno scandalo alla luce del sole” e “con vista mare”, sottolineando che “guarda caso la relatrice del provvedimento era la senatrice pescarese Federica Chiavaroli”. “La Chiavaroli – aggiunge Acerbo – quando svelai la porcata dichiarò ai giornali di non saperne nulla: cosa improbabile visto che chi ha fatto il parlamentare sa che è prassi che il governo discuta proprio col relatore di maggioranza quali emendamenti recepire nel maxi-emendamento alla legge di stabilità.

Il Consiglio di Stato, al quale si è rivolta la società – sostenuta dalla nuova Amministrazione targata Sel e Pd – nel novembre 2015 ha sancito la legittimità dell’intervento immobiliare. Il capitolo successivo è la cronaca di questi ultimi mesi.

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Autore:

Attivista di vari movimenti pacifisti e ambientalisti abruzzesi, referente locale dell’associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink.