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Potenziamento gasdotto San Salvo-Biccari spacciato per rifacimento

Il potenziamento del gasdotto Snam San Salvo-Biccari da 88 chilometri è stato presentato come semplice rifacimento di quello esistente. È quanto si evince dalla lettura delle osservazioni alla proceduta di Valutazione d’impatto ambientale del progetto, presentate da Stazione ornitologica abruzzese e Nuovo senso civico. “A loro i profitti, a noi i rischi”, denuncia il coordinamento No Hub del gas Abruzzo.

Un progetto di rifacimento di un gasdotto esistente che in realtà nasconde un potenziamento della capacità di trasporto di gas per far diventare l’Abruzzo e l’Italia un hub del gas europeo per l’importazione e l’esportazione di metano. Si tratta del progetto presentato da Snam per il gasdotto San Salvo-Biccari di 88 chilometri. (San Salvo è a soli 8 chilometri di distanza da Cupello, dove è attivo lo stoccaggio gas Fiume Treste della Stogit, ndr)
Il gasdotto passerebbe da 50 centimetri di diametro a 65 centimetri, e la pressione di esercizio da 64 Bar a 75 Bar, con un notevole incremento della capacità di trasporto.
Le province interessate sono quelle di Chieti, Campobasso e Foggia con 20 comuni (Castelnuovo della Daunia, Rotello, Larino, Alberona, Pietramontecorvino, San Giuliano di Puglia, Montorio nei Frentani, Mafalda, Lentella, Casalvecchio di Puglia, Santa Croce di Magliano, Montecilfone, Lucera, Ururi, Cupello, Biccari, Palata, Volturino, Guglionesi, Montenero di Bisaccia).
Si consideri che recentemente il ministero dell’Ambiente ha espresso parere favorevole allo stoccaggio in sovrapressione del gas all’impianto Fiume Treste della Stogit per immagazzinare centinaia di milioni di metri cubi di gas in più, aumentandone la capacità complessiva. Il tutto in un contesto di forte decremento del consumo di gas rispetto al picco del 2005.
Nella documentazione, tra le righe, dopo pagine e pagine sui consumi di gas in Italia, Snam ammette che l’intervento faciliterà il transito del metano nel paese ai fini dell’import-export. Infatti, ricordiamo che Biccari è un nodo nevralgico per il gasdotto Rete Adriatica – quello della centrale gas di Sulmona per intenderci – che a sua volta si collega con il gasdotto Tap. Ovviamente gli stoccaggi lungo il percorso dei gasdotti verso il Nord Europa, come quello Stogit di Fiume Treste, sono fondamentali come polmoni del sistema.
Il gasdotto in questione per il 30 per cento del suo percorso si distaccherà dal tracciato originario. Attraverserà 8 Siti di interesse comunitario, 2 Important bird area, per il 23,1 per cento correrà nelle fasce di rispetto dei fiumi e per il 27,9 per cento in aree sottoposte a vincolo idrogeologico. È prevista una movimentazione di terra con scavi e per 1.068.294 metri cubi per la posa del nuovo gasdotto e 622.759 mc per la rimozione della vecchia linea.

LE OSSERVAZIONI AL PROGETTO
Nelle osservazioni si contestano 8 punti: denominazione fuorviante del progetto come mero rifacimento e non come potenziamento-ampliamento e, quindi, incoerenza degli aspetti programmatici in relazione alla diminuzione dell’uso del gas in Italia e alla necessità di garantire l’applicazione della Convenzione di Parigi sui cambiamenti climatici (il metano è comunque un gas serra); mancanza della Valutazione ambientale strategica della Rete nazionale dei gasdotti e del Piano di sviluppo Snam in cui discutere la reale necessità dell’ampliamento di questo gasdotto e della realizzazione dell’hub del gas in generale; incidenza sui Siti di interesse comunitario, con analisi a nostro avviso superficiali degli impatti e dei ripristini, che sono di modesta entità; piano di monitoraggio delle terre e rocce da scavo a nostro avviso insufficiente con analisi condotte in soli 8 punti del tracciato esistente nonostante oltre 600.000 metri cubi di movimento terra; rischio sismico, in quanto negli elaborati si arriva ad ammettere che il calcolo ingegneristico sugli effetti dei sismi sono stati fatti senza tener conto dell’eventuale presenza di faglie superficiali attive; rischio incidenti, visto che il tasso di incidentalità è ricavato da studi delle stesse aziende e non da ricerche indipendenti. Tra l’altro il gasdotto attraverserebbe decine di aree mappate ufficialmente come a rischio frana, mentre nello Studio di impatto ambientale, nella sezione sul rischio di incidenti, si sostiene che passa in aree stabili. Anche la questione della vicinanza dai centri abitati e da case sparse è rilevante. Da tempo i cittadini di Montalfano a Cupello, ad esempio, si lamentano circa le questioni della sicurezza delle infrastrutture connesse a stoccaggio e trasporto del metano; le emissioni di polveri e di altri inquinanti in atmosfera localmente possono assumere concentrazioni rilevanti a causa dei lavori; i ripristini sono solo descritti qualitativamente ma non sono portati dati oggettivi e soprattutto, quantitativi.
Infine si segnala un probabile caso di copia-incolla visto che ad un certo punto nel testo si sostiene che “La realizzazione dell’opera in oggetto contribuirà ad incrementare la capacità di trasporto e la sicurezza della rete regionale che alimenta l’area lombarda“. Visto che stiamo parlando di un gasdotto tra Abruzzo e Puglia.
Ricordiamo che il coordinamento No Hub del gas Abruzzo è nato alcune settimane fa in un’affollata assemblea a Sulmona per affrontare in maniera sistematica e coordinata tra i vari comitati ed associazioni il progetto generale di trasformazione dell’Abruzzo in distretto minerario per gli idrocarburi, contrastando ogni singolo tassello di questa strategia avanzata da petrolieri ed affini.

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