Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Eolico in Basilicata, basta ipocrisie sul piano paesaggistico

Associazioni e sindaci alla Regione: «Subito l’individuazione delle aree non idonee ad ospitare impianti eolici».

È sotto gli occhi di tutti lo sfregio eolico in Basilicata – e fotovoltaico – perpetrato su vastissima scala, grazie a quindici anni di disinteresse e complicità della politica. Tuttavia è bastato un atto di avanzamento nell’istruttoria del futuro Piano paesaggistico lucano – con cui si validava l’istruttoria dell’area di interesse archeologico Ager Venusinus, estesa sulla Basilicata nord orientale – per scatenare senza pudore reazioni ostili, scomposte e prive di contenuti.
Eppure, i valori identificati dagli esperti del Comitato tecnico e alla base di questo comprensorio di 700 chilometri quadrati sono inoppugnabili, a cavallo della via Appia e della maglia di tratturi, con oltre 3mila punti archeologici dalla Preistoria al Medioevo.
A dire il vero si tratta di reazioni circoscritte e ben riconducibili a una chiara sfera mediatica e imprenditoriale: quella del potentato del settore energetico delle rinnovabili, segnatamente eolico, che denigrano il territorio rurale lucano per declassarlo a mero contenitore su cui rovesciare ancora piantagioni di pale e pannelli.
Eccoli, i veri estremisti, quelli che hanno condizionato al ribasso le istituzioni e il famigerato Piear del 2010, che tengono in ostaggio il Piano paesaggistico lucano per interessi particolari, elevando, ancora nel 2020, la Basilicata ad una imbarazzante vergogna nazionale.
Le rinnovabili sono uno degli strumenti per la decarbonizzazione (non l’unico e nemmeno il più efficace). Tra queste l’eolico è un sistema speculativo che fa man bassa di incentivi a scapito del fotovoltaico sulle superfici urbanizzate, auspicato invece da associazioni e comitati.
Non può continuare questo perverso sistema di arricchimento per pochi, senza compartecipazione dei cittadini, a scapito di enormi risorse pubbliche e beni collettivi. Ancor più in periodo di crisi.
Il territorio tumefatto da centinaia di pale e pannelli non svilupperà la Basilicata ma la condannerà all’oblio. Saranno i paesaggi rurali, i mosaici di pascoli, boschi, distese di grano e torrenti, il volo di Nibbi reali ed avvoltoi, le chiese rupestri e le centinaia di emergenze archeologiche, i centri storici, i casali e i castelli abbracciati ai profili territoriali da salvare – oggi – per offrire opportunità di promozione e rilancio di economie sane. E nel post pandemia Covid-19 ce ne sarà un maledetto bisogno.
La Basilicata è già stata massacrata abbastanza da oltre 1.400 impianti eolici (al 2018, Terna), elettrodotti, piste, sottostazioni elettriche.

NON C’È PIÙ TERRITORIO DA PERDERE
La Regione Basilicata e il Comitato tecnico continuino a perseguire il Piano paesaggistico ma, intanto, il territorio continua a subire l’attacco indiscriminato di progetti eolici. Ogni giorno di ritardo può determinare un’ipoteca insanabile.
Al di là delle responsabilità governative che pure vanno richiamate, una buona volta la politica regionale reagisca a tono. Ora, perché i ritardi hanno già condannato enormi territori.
Istruttorie e contenuti ci sono, in brevissimo tempo la Giunta regionale può e deve approvare con delibere di giunta, ai sensi delle Linee Guida nazionali (decreto ministeriale 10 settembre 2010), le «Aree non idonee» più urgenti per arginare la nuova ondata di eolico in Basilicata e non compromettere ulteriormente i valori del Piano paesaggistico che verrà. E con esso il futuro, quello vero, della Basilicata e dei lucani.

SUBITO L’ELENCO DELLE AREE INTERDETTE ALL’EOLICO
Un cartello di associazioni si è reso promotore di un appello urgente – finora sottoscritto da oltre 50 realtà associative e 10 sindaci – per chiedere alla Regione Basilicata di individuare le aree non idonee ad ospitare impianti eolici.
È possibile aderire all’appello inviando e-mail all’indirizzo di posta elettronica basilicata@lipu.it.

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