Firmato un accordo che destina 6 milioni di euro a Comune e Provincia e che dà il via al trasferimento del petrolio lucano di Tempa Rossa in Puglia. La Società Oleodotti Meridionali spa dovrà garantire contemporaneamente il trasporto del greggio delle due concessioni: Val d’Agri (Eni Shell) in regime di “prorogatio” e Gorgoglione (Total, Shell e Mitsuj). Intanto in Basilicata fervono i preparativi tra totale incertezza e sviluppi non chiari.
Il 29 ottobre 2019 Comune e Provincia di Taranto hanno firmato, presso la sede di Confindustria, l’accordo per le compensazioni ambientali, pari a 6 milioni di euro, relative al progetto Tempa Rossa, che nella sua complessità riguarda lo sviluppo dell’omonimo Centro olio di Corleto Perticara in Basilicata, in cui avverrà l’estrazione e il trattamento del greggio destinato, poi, alla raffineria di Taranto tramite oleodotto.
Oltre all’Eni, l’accordo – in base allo schema di intesa predisposto nel 2018 – vede come parti interessate anche la Total E&P Italia spa, società con socio unico soggetta all’attività di direzione e controllo della Total Holdings Europe S.A. (controllata da Total S.A.) e capitale sociale di 10 milioni e 120 mila euro; la Mitsui E&P Italia B srl, società a socio unico con capitale sociale di quasi 300 milioni di euro; la Shell Italia E&P spa, società con socio unico soggetta all’attività di direzione e coordinamento della Shell Overseas Holding Ltd.
Le opere da realizzarsi a Taranto riguardano la costruzione di due tank presso il porto, della capacità di 360 mila metri cubi, destinati allo stoccaggio degli idrocaburi provenienti dal giacimento lucano. Il greggio della concessione – secondo fonti non ufficiali – verrà poi esportato all’estero con petroliere, creando non pochi ulteriori problemi di traffico merci al già delicato equilibrio ambientale del mare del golfo di Taranto.
I sei milioni di euro verranno impiegati per non definiti lavori stradali, per l’illuminazione pubblica, per la manutenzione straordinaria delle scuole, per la riqualificazione del Palazzo di Governo e dell’Istituto Musicale “Paisiello”. Altri fondi saranno destinati – secondo le istituzioni locali – alla manutenzione ordinaria delle strutture sportive e per la sistemazione di un’area comunale da adibire a piazza. Con l’accordo, alla Provincia di Taranto saranno destinati 3 milioni dei 6 milioni di euro complessivi.
DAL TUBO CONTESO AL TUBO CONDIVISO
Sono stati superati i problemi tra Società Oleodotti Meridionali spa e Total in merito alla condivisione del tratto di oleodotto tra Guardia Perticara e Taranto? Per superare queste difficoltà la Total aveva richiesto di trasportare il greggio estratto dalla concessione tramite autobotti motivando tale richiesta per l’impossibilità da parte di Eni di trattare il greggio estratto presso la raffineria di Taranto. La Regione Basilicata, sull’ipotesi di trasportare il greggio tramite autobotti, manifestò lo scorso anno la sua contrarietà, per problematiche ambientali, costringendo la compagnia a ritirare il progetto nel mese di dicembre 2018.
A giudicare il recente accordo sottoscritto a Taranto la scorsa settimana, sembrerebbe che questi problemi siano stati superati e l’oleodotto sia già in grado di convogliare anche il greggio estratto dalla concessione Gorgoglione, salvo nuovi colpi di scena. Alcuni osservatori fanno notare, infatti, come sussistano alcuni problemi di utilizzo a fasi alterne dell’oleodotto Viggiano-Taranto, dovuti ad aspetti economici e alla qualità dell’olio, differente per qualità nei due giacimenti, che potrebbe provocare problemi tecnici.
L’oleodotto, lungo 137 chilometri, dal 2001 trasporta il greggio prodotto dal Centro olio di Viggiano, in Val d’Agri, alla raffineria di Taranto. È di proprietà della Società Oleodotti Meridionali spa (Eni 70 per cento, Shell 30 per cento). Il ministero dell’Economia ne possiede una partecipazione governativa indiretta nel pacchetto azionario della società (non è chiaro se in Eni) che si concretizzerebbe anche nella partecipazione nei suoi organi statutari, alla cui presidenza è Ezio Sormani, già responsabile “Eni per l’Italia”.
L’oleodotto Viggiano-Taranto è però «esercito, ispezionato e manutenzionato da Eni Divisione Refining&Marketing». La Società Oleodotti Meridionali spa, con sede a San Donato Milanese, nel 2017 – secondo il rapporto della Corte dei conti – alimentava un passivo di 367 milioni di euro nel bilancio di Eni, costituenti principalmente, in anticipi che la joint-operation Società Oleodotti Meridionali spa aveva ricevuto per il potenziamento delle infrastrutture del sistema di trasporto del greggio alla raffineria di Taranto (164 milioni) e la quota a breve dei compensi di carattere pluriennale riconosciuti per i contratti di trasporto e fornitura di gas ed energia elettrica (139 milioni).
INTANTO, IN BASILICATA, A TEMPA ROSSA…
Fervono i preparativi per la messa in produzione del giacimento, mentre la neo-giunta di centro-destra in Basilicata annuncia la “quasi” chiusura delle trattative al tavolo segreto con la revisione dell’intesa del 2006. Un “accordo segreto” che non è stato reso noto in Consiglio Regionale e verrà presentato a cose fatte dopo che è stata richiesta da cinque consiglieri, ai sensi dell’articolo 32 dello Statuto della Regione, una seduta straordinaria del Consiglio, così come lamentano le opposizioni in seno alla massima assiste regionale (Movimento 5 Stelle e Partito Democratico).
Si tratterà di capire se verrà o meno smantellato il vecchio accordo sottoscritto nel 2006 (delibera di giunta regionale n.1363 del 19 settembre 2006) che prevedeva che tutto il gas estratto della concessione venisse gestito dal Società energetica lucana (Sel).
Il vecchio accordo – si ricorda – prevedeva 5o centesimo di euro per ogni barile estratto e 1 milione di euro all’anno dall’inizio delle estrazioni. Venne presentato all’epoca come una “vittoria” per la piccola Basilicata petrolifera.
Il nuovo accordo dovrebbe prevedere invece la conversione del gas estratto in nuove royalties per compensazioni ambientali da destinare a Regione e Comuni. Non sappiamo se in attuazione della vecchia clausola dell’intesa del 2006 (punto A4) – che prevedeva che qualora «non risultasse possibile effettuare la fornitura gratuita del gas baturale, i contitolari venderanno, ciascuno per la propria quota, il gas naturale, alle migliori condizioni concretamente praticabili, e riconosceranno alla Regione, sempre a titolo di misura di compensazione per la vendita.»
All’epoca venivano inoltre previsti 3 milioni di euro per il monitoraggio ambientale (non partito dal punto zero), con 1,5 milioni di euro per il funzionamento della rete di monitoraggio (non ultimata), più 500 mila euro all’anno fino al raggiungimento della produzione massima di 50 mila barili di greggio all’anno con una compensazione di 2 milioni di euro all’anno nel periodo di massima produzione. Ma l’accordo prevedeva anche ulteriori 250 mila euro all’anno per attività di valorizzazione del territorio con “campagne d’immagine” (attuate con varie iniziative dall’Azienda regionale di promozione turistica) promosse dalla Regione Basilicata, attuate anche attraverso i distributori di benzina della Total.
Un’intesa, dunque, in gran parte inattuata e che potrebbe essere azzerata e rivista al ribasso dai nuovi accordi con la compagnia francese chiamando l’Istituto Ambrosetti a redigere un piano di sviluppo dell’occupazione e dello sviluppo delle nuove aree del petrolio di Tempa Rossa della Basilicata fossile.
BOCCHE CUCITE SULLA NUOVA INTESA PER TEMPA ROSSA
Ma le bocche per il momento sono cucite, mentre non pochi sono i problemi ambientali nell’area, così come evidenziano le associazioni Cova Contro, Mediterraneo No Triv e No Scorie Trisaia, in particolare sulla destinazione finale delle acque di strato, sull’inquinamento conclamato nell’area del giacimento. In una delibera dell’ex giunta regionale della Basilicata si autorizzava a smaltire, dopo un trattamento in loco presso un non meglio definito centro di trattamento, nel torrente Sauro le acque del Centro olio di Corleto Perticara, mentre sui fanghi petroliferi è in procinto di essere autorizzato un nuovo aumento di volumetrie presso la discarica per rifiuti speciali di Guardia Perticara.
La nuova Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente è chiamata a riesaminare la procedura Via per il nuovo pozzo Gorgoglione 3. Un pozzo che si aggiungerebbe agli altri sei in fase di prove di produzione.
Intanto a Guardia Perticara, un piccolo comune di 800 abitanti, facente parte dell’area della concessione, dove dovrebbe essere stoccato il gas naturale in due grandi depositi, sventola la bandiera arancione attribuita ai borghi più belli d’Italia. Il ministero dell’Ambiente – lamenta No Triv – non si è ancora costituito tra le parti civili al processo per disastro ambientale che vede imputati le compagnie e funzionari pubblici.