Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Riace, dove il sogno diventa reale

Ma che figura pessima hanno fatto tutti quei politici calabresi che a Riace non ci sono mai stati e né se ne sono mai interessati. E non ci sono mai stati per non dare soddisfazione a quel sindaco che si chiama Mimmo Lucano, diventato primo cittadino per tre volte di seguito senza aver mai avuto alcuna tessera di partito e rivendicando sempre la sua storia nei movimenti rivoluzionari degli anni Settanta.

Mimmo Lucano è un sindaco dimenticato localmente ma rientrato, globalmente, al quarantesimo posto della classifica stilata dalla rivista americana Fortune dei cinquanta leader più importanti del mondo, figurando come unico italiano al fianco di Papa Francesco, Angela Merkel e Aung San Suu Kyi. L’unico sindaco e personaggio d’Italia. Non ci sono sindaci di importanti città come Venezia, Roma, Milano, Napoli, Palermo, ma c’è lui, il sindaco di uno sperduto paesino della Calabria. E il giorno dopo ecco gli avvoltoi sprecarsi in servizi giornalistici, in interviste telefoniche, in plausi di ogni genere, tutti a covare una rabbia sotterranea e repressa per questo riconoscimento proveniente addirittura dagli Usa.
Il sindaco Mimmo con la sua solita umiltà ringrazia tutti, consapevole della lotta intrapresa come un Don Chisciotte solitario, ma ringrazia soprattutto quelli che gli sono stati sempre vicini da 15 anni, sapendo distinguere gli amici prima di Fortune e quelli dopo Fortune.
Bisogna starci a Riace per capire cosa ha realizzato questo sindaco. Riace è un luogo dell’anima. È un luogo dove è possibile misurare la propria essenza ed umanità stando assieme a bambini, donne uomini di altro colore provenienti da mezzo mondo. Mimmo Lucano mette a disposizione questa possibilità a tutti coloro che vogliono viverla. Riace è un luogo nel quale bisognerebbe portare, come per una sorta di riabilitazione, quei cittadini e sovrani d’Europa, che spinti dal mal di pancia e da calcoli elettorali, si barricano contro i profughi, che chiedono solo di poter vivere lontani dalle guerre e dalla fame, provocate dai nostri stessi occidentali. Qui a Riace, in pochi giorni, capirebbero tante cose e toglierebbero quelle barricate che hanno dentro prima di averle fuori. Riace è un cantiere continuo di iniziative, grazie ad un solido gruppo che da decenni ruota attorno a Mimmo. Una schiera di Sancho Panza, che un giorno fanno i falegnami, un altro i pittori, un altro ancora gli spazzini. Una di queste iniziative si svolge a luglio da cinque anni, e tratta di cinematografia. È il “Riace in festival”. Un modo per richiamare l’attenzione sul paese e sulle tematiche dell’immigrazione. Nessun finanziamento da parte della Regione Calabria, intenta a finanziare sagre delle patate e del fungo. Nella rassegna cinematografica, una settimana di cortometraggi dedicati al tema dell’immigrazione e dal 2015 anche delle donne. Nell’ultima edizione c’è stato un concerto di Peppe Barra e la presentazione del film “La Trattativa” con la presenza di Sabina Guzzanti. Per un paesino piccolo come Riace è un bel programma che si riesce a realizzare grazie alla rete ReCoSol, la Rete dei Comuni Solidali e di alcun festival sul cinema a livello nazionale che a loro volta finanziano i comuni più deboli come questo di Riace. Attorno al “Riace in festival” ruotano anche una trentina di giovani provenienti da tutt’Italia, appartenenti ad un gruppo di lavoro organizzato sempre dalla Rete dei Comuni Solidali.
Mimmo Lucano, prima di ogni film, spiega il suo progetto e il sogno dei riacesi. Spiega come la gestione degli immigrati nel suo paese siano un’occasione di lavoro per i riacesi stessi. Oggi nel comune di Riace, di circa 1000 abitanti, ci sono 300 immigrati sistemati in abitazioni e non in tende o case fatiscenti, e attorno ai 300 immigrati ci sono circa 70 riacesi che lavorano per assisterli e inserirli nel tessuto sociale.
Ogni giorno ci sono donne e uomini che devono essere accompagnati negli ospedali della zona, persone che devono risolvere problemi del permesso di soggiorno con le varie questure, persone che aspettano notizie di altri familiari che sanno in viaggio. Il fulcro di tutto è l’associazione creata da Mimmo – “Città futura” – che espleta con una pazienza incredibile tutte le istanze possibili ed immaginabili. Le storie degli immigrati sono terribili e dovrebbero essere raccontate ogni giorno in televisione per far capire come le parole dette dai Salvini, dai fascisti, dai razzisti siano parole vuote, che non significano nulla. E si vede questo sogno dando un’occhiata a tutta la costa locrese. Riace si distingue in tutto e si vede ad occhio nudo senza neanche parlare con il sindaco stesso. Il paese è piena di murales sul tema della mafia. Una rassegna del 2009 creata con laboratori artistici, che si rinnova ogni due anni, con artisti provenienti da tutta Italia che hanno impresso sui muri del paese le vittime della mafia. Laboratori artistici con i bambini immigrati delle scuole che hanno continuato fino al 25 aprile quando un murale sulla libertà venne creato sui muri della scuola. È così che il paese si ravviva. Cosa che altri paesi viciniori non hanno ancora ben capito. Gli altri paesi sono invasi dall’immondizia e si vede anche lungo la bellissima strada che costeggia il mar Jonio. In ogni area di sosta cumuli enormi di sacchi di spazzatura. Arrivi nel comune di Riace e vedi “vele” in legno con il nome della nazione africana come segno di benvenuto e bidoncini per la differenziata che si fa casa per casa impiegando asini. In tutto il territorio di Riace trovi queste vele finanche sulla spiaggia libera. All’ingresso è scritto “Spiaggia e mare liberi per chi entra e per chi arriva”. E davvero trovi una spiaggia libera e pulita come tutti vorremmo in quei paesi rivieraschi invasi da turisti.
Le spiagge di Riace sono tutte libere e così i parcheggi. Qualcuno aveva provato ad impossessarsi delle aree demaniali per farne un parcheggio a pagamento, ma non c’è riuscito. Vai su una spiaggia vicina a quella di Riace e vedi subito la differenza vedendo una vera discarica sotto un bellissimo bosco adiacente la spiaggia e una spiaggia piena di immondizie. A Riace due ragazzi la puliscono, se ce ne fosse bisogno, ogni giorno e proprio in mezzo alla spiaggia a pochi metri dal mare, trovi quattro bidoni della differenziata. Il mare è pulito. Il depuratore di Riace funziona bene. Nei paesi vicini non esistono neanche i depuratori e molti di questi scaricano direttamente in mare o in fiumi ridotti a pozzi neri. Nel paese di Riace si respira la stessa aria. È la dimostrazione che i paesi possono essere amministrati partendo dalle esigenze dei cittadini e non dai privati che monetizzano ogni pezzo del nostro territorio. Riace è lo schiaffo in faccia alla politica intesa come forma di controllo dimostrando che esistono altri modi per gestire la cosa pubblica. Mimmo rifiuta le etichette così come rifiuta quelle frasi fatte che nella pratica non significano niente. Essendo fuori dalla politica e dalle etichette di partito deve lottare ogni giorno per ottenere quanto gli si deve da tutti gli enti. Ogni giorno è una lotta per qualche finanziamento ottenuto e non erogato, diritti negati ad un Comune che è davvero autonomo senza santi in paradiso. Riace è anche luogo di incontri. Arriva Chiara Sasso da Bussoleno e parli delle lotte in corso contro il Tav, degli arresti e dei processi, viene Enzo Infantino da Palmi e parli del viaggio umanitario in preparazione per la Palestina e Gaza, e poi incontri Filippo da Catania e ti accordi per la manifestazione contro il Muos che si svolge l’8 agosto di ogni anno, attorno la base americana a Niscemi. Ogni giorno è un continuo intrecciarsi di racconti di lotte, iniziative, manifestazioni, che si intrecciano ed unificano in uno scambio continuo di esperienze e che vedono nell’immigrazione e quindi in quel luogo “sacro” che è Riace il centro di ogni cosa. Davvero da Riace potrebbe passare tutto, proprio perché oggi lo scontro in Europa così come in ogni piccolo paese e città d’Italia ruota attorno alla problematica esistente nei paesi medio orientali e africani.
Per i prossimi venti anni ci occuperemo di questo. Di guerre, di nuovi equilibri per il controllo del petrolio e dell’acqua, di milioni di persone che scappano dalle guerre, di milioni di persone che fuggono dalla fame. Riace resta la dimostrazione tangibile che se riesce a gestire in pace e tranquillità trecento profughi, dando lavoro a 70 persone, vuol dire che l’Europa potrebbe gestirne milioni dando lavoro ad altri milioni di europei. Riace è la prova provata che i paesi abbandonati possono risorgere con questa risorsa. Lo fa qualche comune vicino a Riace, come Caulonia. Lo stanno provando anche se timidamente altri piccoli paesini. Manca la spinta regionale che forse potrebbe arrivare dopo Fortune. Una spinta che veicoli finanziamenti in questo senso, crei occasione di lavoro per i calabresi, apra ad un modo nuovo di vedere il profugo come un fratello ed una sorella e non come un peso e un cerino acceso da passare ad altri. Aspettiamo.

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