Comitati e associazioni di tutta la provincia di Taranto, in lotta contro i rifiuti e per la tutela del territorio, denunciano una vera e propria discriminazione ambientale e sanitaria.
La provincia di Taranto è il distretto in cui viene smaltita la maggiore quantità di rifiuti urbani e speciali di tutta Italia. Di un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti smaltiti in Puglia nel 2016, oltre un milione trecento mila tonnellate sono stati smaltiti nella provincia di Taranto: più dell’80 per cento. Senza considerare le discariche Ilva, gli inceneritori, gli impianti industriali di compostaggio, con una capacità che va ben oltre il fabbisogno provinciale.
I rifiuti provengono da altre province e da altre regioni. Come se non bastasse dobbiamo aggiungere l’ampliamento della discarica di Grottaglie-San Marzano, l’ampliamento della discarica Italcave di Taranto e Statte, un ulteriore inceneritore di rifiuti speciali a Massafra, la paventata riapertura della discarica Vergine situata tra Lizzano, Fragagnano e Monteparano (già sotto sequestro) e altri procedimenti di ampliamenti di discariche e aperture di nuovi inceneritori in corso.
«Siamo oggetto di discriminazione ambientale e sanitaria. Non capiamo perché dobbiamo essere considerati area di sacrificio regionale e nazionale. Oltre ai veleni dell’Ilva, dell’Eni, della Cementir, dobbiamo respirare anche quelli delle discariche e degli inceneritori», lamentano dal Comitato Vigiliamo per la discarica.
«Non devono essere più autorizzati nuovi impianti di smaltimento di rifiuti», continuano gli attivisti pugliesi, i quali precisano che «pur avendolo ripetutamente richiesto, non è mai stato possibile incontrare il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.»
Per riconvertire economicamente Taranto non si può prescindere dal risolvere il problema dei rifiuti e andare verso un’economia circolare: riduzione, riuso riciclo e recupero, creazione di posti di lavoro puliti, avvio di un’economia virtuosa fondata sul rispetto della salute e dell’ambiente. Tutto ciò è possibile – lo impone anche l’Europa – ma in Puglia è del tutto disatteso.
Proponiamo il ritorno a sei Ato provinciali nella Regione Puglia, in modo che ogni provincia possa gestire autonomamente i propri rifiuti e andare verso un’economia circolare. Il ritiro della delega alla Provincia per il rilascio delle autorizzazioni sullo smaltimento rifiuti perché un ente non eletto dai cittadini non può decidere sulla nostra salute. L’approvazione di un’efficace legge regionale sulle emissioni odorigene. Data la situazione disastrosa della nostra provincia, le decisioni devono essere prese insieme ai cittadini.