Dopo il parere contrario della Regione Basilicata al nuovo pozzo idrocarburi “Alli 5” nel 2018, il ministero dell’Ambiente accoglie, oggi, la rinuncia Eni alla procedura di Valutazione d’impatto ambientale nazionale per la sua realizzazione, archiviando il tutto. Sulla stessa postazione di località Civita di Marsicovetere, però, insistono anche i due pozzi “S.Elia 1” e “Cerro Falcone 7”, autorizzati nel 2015 dalla Regione Basilicata. Il rinnovato scenario nella “contesa fossile” in Val d’Agri e il cambio delle strategie energetiche.
Ci si attendeva un parere sfavorevole da parte del ministero dell’Ambiente relativamente alla procedura Via nazionale per il nuovo pozzo “Alli 5”, dopo quello della Regione Basilicata, che con deliberazione n.1371 del 20 dicembre 2018 aveva espresso parere negativo per il pozzo Eni previsto in località Civita del Comune di Marsicovetere. Invece la compagnia mineraria, anticipando i tempi e facendo i suoi calcoli, il 25 marzo 2019, ha presentato presso il dicastero competente istanza di rinuncia alla procedura Via nazionale. Una mossa che ha costretto il ministero dell’Ambiente ad “archiviare” la procedura in data 4 aprile 2019 con proprio provvedimento direttoriale. Ma quali potrebbero essere le prossime mosse degli attori istituzionali e quelle delle compagnie minerarie nell’area della concessione Val d’Agri?
LA CONTESA FOSSILE NELL’AREA DELLA CONCESSIONE VAL D’AGRI
Dopo la legge Sblocca Italia, la Regione Basilicata alla fine della scorsa legislatura è passata da posizioni favorevoli (come nel caso del rilascio della controversa e, forse, illegittima intesa per la realizzazione del pozzo “S.Elia 1 Or” in località Civita del Comune di Marsicovetere) ad una posizione di netta opposizione. A far “sbottare” l’ex governo regionale erano stati i nuovi progetti dell’Eni in Val d’Agri che la compagnia il 30 novembre 2018 aveva inviato alla Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie del ministero dello Sviluppo economico, ma non alla Regione.
Un Programma di variazione dei lavori presentato da Eni nel 2017 al ministero dell’Ambiente che attende ancora il lasciapassare del ministro Costa che prevede nuovi pozzi e postazioni, tra i quali il pozzo “Alli 5” e la postazione cluster di località Civita di Marsicovetere.
L’ex giunta regionale nel bocciare il progetto dell’Eni per “Alli 5”, con deliberazione n.1371/2018, aveva motivato tale decisione facendo proprie, in sede politica, le motivazioni tecniche addotte dal Comitato tecnico ambientale regionale, il quale sottolineava come: a) l’istanza per la variazione del programma dei lavori della Concessione di coltivazione Idrocarburi Val d’Agri – che prevede la perforazione del pozzo “Alli 5” – fosse stata presentata dalla società proponente al ministero dello Sviluppo economico in data 18 ottobre 2017 ma non risultasse ancora approvata; b) i lavori per la realizzazione dell’area cluster Sant’Elia-Cerro Falcone e dei due pozzi previsti, pur essendo stati autorizzati, non risultavano all’epoca ancora avviati; c) con la deliberazione di giunta n.485 dell’8 giugno 2018 era stata espressa l’intesa regionale per la realizzazione del pozzo “Sant’Elia 1”, ai sensi del combinato disposto ex articolo 5, comma 3, ed ex articolo 6, comma 1, dell’accordo del 24 aprile 2001 sancito in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni; d) per il pozzo “Cerro Falcone 7” non era stata ancora avviata la procedura finalizzata all’intesa regionale. Dopo le elezioni regionali che, per la prima volta, hanno portato il Centrodestra a trazione leghista a governare la Regione, lo scenario potrebbe ora trovare uno sbocco alla vicenda.
MEGLIO L’UOVO OGGI CHE LA GALLINA DOMANI: LE NUOVE ATTIVITÀ NELLA CONCESSIONE VAL D’AGRI
Da quanto è avvenuto e sta avvenendo si comprenderebbe anche la richiesta di rinuncia della compagnia mineraria per la procedura Via per il nuovo pozzo “Alli 5”. L’Eni sarebbe stata indotta a ritornare sui propri passi, puntando oggi a realizzare il pozzo “S.Elia 1 Or”, già autorizzato con Via favorevole dell’ex giunta regionale (deliberazione n.461 del 10 aprile 2015) e con intesa rilasciata sempre dall’ex giunta regionale assieme all’area della postazione cluster di località Civita di Marsicovetere con deliberazione n.485 del 8 giugno 2018.
Su questa realizzazione si sono dichiarati contrari i comitati, i cittadini e le associazioni presentando le proprie osservazioni per la procedura Via per il pozzo “Alli 5”, oggi però “archiviate” dal ministero dell’Ambiente.
Le osservazioni hanno evidenziato come la nuova postazione di località Civita di Marsicovetere in realtà fosse una fotocopia di quella già realizzata in località Case Marinelli, distante solo pochi chilometri più a monte di Civita, utilizzando la stessa denominazione per i nuovi i pozzi, solo per avvalorare la loro preesistenza nel Programma dei lavori già approvati dai ministeri competenti nel 2012.
Intanto lo scenario istituzionale in Val d’Agri e quello regionale è cambiato, mentre il consenso alle attività del petrolio sembrano aver ripreso vigore anche nell’agenda politica del massimo ente territoriale. Per inciso l’autorizzazione Via relativa all’area cluster Sant’Elia 1 (e non Sant’Elia 1OR, che non risulterebbe in alcun programma dei lavori approvato secondo i comitati, le associazioni ed i cittadini) e Cerro Falcone 7 in località Civita rilasciato dall’ex giunta regionale con deliberazione n.461/2015 ha una validità di cinque anni, con scadenza nel mese di aprile 2020, ovvero tra un anno, e riguarderebbe solo la realizzazione del pozzo “S.Elia”. Salvo ulteriori proroghe, ovviamente, da parte del nuovo esecutivo regionale che si insedierà presso la Regione Basilicata.