Periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo / Fondato il 23 dicembre 2015
 

Processo disastro ambientale Gela: “Vanno tutti rinviati a giudizio”

A chiederlo, davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Gela, Paolo Fiore, è stata il pubblico ministero Federica Scuderi. Per i pm della Procura reggono tutte le pesanti accuse contestate a 22 imputati, tutti manager e tecnici delle società del gruppo Eni da decenni presenti in città.

Tra le contestazioni principali, scaturite da una lunga indagine – quasi una summa delle decine di fascicoli finiti sui tavoli dei pm – c’è quella di disastro ambientale innominato. Le attività condotte dalle aziende della multinazionale italiana avrebbero inciso sulla tenuta ambientale dell’intera area e sulla salute di tanti cittadini.
Gli investigatori, avvalendosi soprattutto delle diverse indagini delegate ai militari della Capitaneria di porto, avrebbero acquisito elementi tali da giungere all’ipotesi d’accusa di disastro ambientale.
Per pm e gli investigatori tutte le aziende del gruppo Eni, con le loro attività, avrebbero creato enormi danni all’ambiente, duramente colpito dall’impatto dell’industria pesante.
La richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata anche dai legali delle parti civili. Sono già state ammesse, infatti, le costituzioni del Comune, con l’avvocato Dionisio Nastasi che ha ricevuto mandato dal sindaco Domenico Messinese e dalla sua giunta, della Regione e del ministero dell’Ambiente, in giudizio con l’avvocato Giuseppe Laspina. Parti civili sono le associazioni ambientaliste Aria Nuova e Amici della Terra (con i legali Joseph Donegani, Antonino Ficarra e Salvo Macrì), l’Osservatorio nazionale amianto (con gli avvocati Davide Ancona e Lucio Greco), diversi proprietari terrieri che avrebbero risentito negativamente proprio delle emissioni della fabbrica di contrada Piana del Signore e delle attività realizzate fuori dal sito della multinazionale. Così come in giudizio sono parti civili altri lavoratori e operatori agricoli locali.
Per i pm, coordinati dal procuratore capo Fernando Asaro (che ha ricevuto il testimone in procura da Lucia Lotti adesso procuratore aggiunto a Roma), sarebbero stati intaccati non solo gli equilibri dell’ecosistema circostante ma anche la salute di operai della raffineria di contrada Piana del Signore, di loro familiari e di semplici cittadini, che fanno la conta delle gravissime patologie che marcano a fuoco Gela e i territori limitrofi. Le accuse, invece, sono state contestate dai legali degli imputati che mettono in discussione la possibilità di collegare gli eventuali danni causati dalle attività industriali con i ruoli aziendali ricoperti dai loro assistiti. Non a caso, è stata prodotta ulteriore documentazione. I difensori di tutti gli imputati, che chiedono un verdetto favorevole di non luogo a procedere, concluderanno le loro discussioni a fine febbraio.
Davanti al gup, ci sono Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Bernardo Casa, Pietro Caciuffo, Pietro Guarneri, Paolo Giraudi, Lorenzo Fiorillo, Antonino Galletta, Renato Maroli, Massimo Barbieri, Luca Pardo, Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Michele Viglianisi, Rosario Orlando, Salvatore Losardo, Arturo Anania, Massimo Pessina, Enzo La Ferrera, Marcello Tarantino, Gaetano Golisano ed Emanuele Caiola.

Iscriviti alla nostra newsletter!

Autore:

Giornalista pubblicista. Responsabile del sito d’informazione locale <a href="http://www.quotidianodigela.it">Quotidianodigela.it</a>. Si occupa di nera, giudiziaria e fenomeni legati alla presenza industriale nel suo territorio.