Rinvio a giudizio per 47 persone e 10 società – tra cui Eni – nell’ambito dell’Oilgate, l’inchiesta del marzo 2016 condotta dalla Procura di Potenza e dalla Direzione distrettuale antimafia su illeciti, a vario titolo, connessi alle attività petrolifere in Basilicata. Già fissata al 6 novembre 2017 la data di inizio del processo.
Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza – come riferito dall’Ansa nel tardo pomeriggio di oggi (18 aprile, ndr) – ha disposto il rinvio a giudizio di 47 persone e 10 società, nell’ambito dell’inchiesta Oilgate. Tra queste anche l’Eni, coinvolta a vario titolo nell’inchiesta del marzo 2016 condotta dalla Procura di Potenza e dalla Direzione distrettuale antimafia. L’Oilgate – come raccontato nello speciale di aprile 2016 di Terre di frontiera – ha acceso i riflettori su un presunto traffico illecito di rifiuti petroliferi prodotti dal Centro olio di Viggiano (di cui è titolare la multinazionale di San Donato Milanese), sull’inquinamento ambientale, su affari legati agli appalti per la realizzazione del Centro olio di Corleto Perticara (di cui è titolare la francese Total) e sulle autorizzazioni al progetto Tempa Rossa di Taranto. Ricordiamo che a seguito dell’inchiesta della Procura di Potenza, l’allora ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi, rassegnò le proprie dimissioni.
Tra gli imputati del processo – che comincerà il prossimo 6 novembre – compaiono Ruggero Gheller ed Enrico Trovato, ex responsabili del Distretto meridionale Eni, Aldo Schiassi e Raffaele Vita, ex direttori dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata (Arpab), Rosaria Vicino, ex sindaco del Comune di Corleto Perticara e Salvatore Lambiase, responsabile Ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata. Per 8 imputati è arrivato il proscioglimento. Tra questi, Vincenzo Robortella, consigliere regionale in quota Partito Democratico e il padre Pasquale, imprenditore ed ex consigliere regionale Pd. Per gli imprenditori Pasquale Criscuolo, Francesca Vitolo e Rocco Caruso, invece, è arrivata l’assoluzione durante un processo con il rito abbreviato.
I 57 rinvii a giudizio arrivano in una situazione di stallo per quanto riguarda la gestione del Centro olio di Viggiano. Infatti, sotto l’occhio del ciclone è finito nuovamente l’impianto Eni a seguito della contaminazione di un’area esterna allo stabilimento, provocata dalla perdita di tre serbatoi senza doppiofondo. L’inquinamento da ferro, manganese e idrocarburi policiclici aromatici – rilevato dall’Arpab – risale alla fine di gennaio. Una contaminazione che minaccia il fiume Agri e la diga del Pertusillo. A distanza di quattro mesi la Regione Basilicata ha disposto il fermo dell’impianto per 90 giorni, ma la situazione è più intricata di quella che sembra.