Il Comitato di coordinamento regionale per la Valutazione d’impatto ambientale della Regione Abruzzo ha rinviato, con corpose prescrizioni, la decisione sulla discarica Furci. A distanza di dodici anni non c’è ancora la parola fine sul progetto della Vallecena srl.
Il rinvio è arrivato lo scorso 21 dicembre a margine dell’audizione del primo cittadino di Furci, Angelo Marchione, dell’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, della ditta proponente – la Vallacena srl – e dopo l’esame delle osservazioni presentate dai Comuni di Furci e San Buono, e dalla Stazione ornitologica abruzzese. Nei mesi scorsi, il progetto – apparentemente accantonato due anni fa – è stato riesumato.
L’ELENCO DELLE PRESCRIZIONI
Con il nuovo Piano regionale dei rifiuti – i cui tempi di approvazione sono finiti nel mirino della Commissione europea – in fase di promulgazione, la discarica Furci, secondo i commissari regionali, deve essere valutata a livello di conformità con gli obiettivi e l’impiantistica prevista dalla nuova pianificazione, anche alla luce di un’attenta valutazione dell’effetto cumulo con esistenti ed analoghi impianti. Il riferimento, per quanto non esplicitato, è ovviamente all’impianto del Consorzio Civeta, in cui è attiva – dall’anno scorso – una terza vasca della capacità di 450 mila metri cubi e su cui incombe la possibilità di un ulteriore invaso per ulteriori 455 mila metri cubi. Oggi il progetto, a seguito di alcune polemiche con il commissario del Consorzio, è stato ritirato dal gestore privato, la Cupello Ambiente.
La Regione Abruzzo chiede alla Vallacena srl di chiarire la tipologia di rifiuti previsti dall’attuale progetto, con l’aggiornamento dei “codici CER dei rifiuti da collocare in discarica”.
Con le altre prescrizioni, invece, si chiede di “approfondire lo studio idrogeologico” (i dati forniti non escludono possibili circolazioni idriche sotterranee con le dovute distanze dalla falda); “integrare la valutazione di impatto acustico” (da basare sulle direttive regionali pubblicate sul Bollettino unico regionale del 28 marzo 2012); “specificare e illustrare le modalità gestionali delle terre e rocce da scavo”; presentare una cartografia dettagliata dell’area coinvolta per poter verificare le fasce di rispetto del torrente Cena; acquisire il nulla osta della Soprintendenza ai beni paesaggistici nel caso l’area coinvolta raggiunga i 150 metri dal torrente Cena.
LE RICHIESTE DI AMBIENTALISTI E COMUNI
Il Comitato di coordinamento regionale per la Valutazione d’impatto ambientale ha accolto, seppur parzialmente, le preoccupazioni e le osservazioni della Stazione ornitologica abruzzese e dei Comuni di Furci e di San Buono, distante pochi chilometri dal primo. Sull’effetto cumulo con l’impianto Civeta, e sulla vicinanza di abitazioni civili, si era concentrato il sindaco di San Buono, Nicola Filippone. Invece, il suo collega di Furci, Angelo Marchione, nell’ambito dell’effetto cumulo, facendo riferimento ad uno studio epidemiologico, ha tenuto in considerazione anche la Centrale turbogas di Gissi (realizzata all’epoca tra forti contestazioni della popolazione e di fatto mai del tutto operativa); la Laterlite di Lentella, la presenza di un’area archeologica, l’antropizzazione legata alle attività agricole e la presenza di falde. Marchione contesta la riapertura di un procedimento autorizzatorio formale già chiuso, la necessità della Valutazione di impatto ambientale (attualmente siamo soltanto nella fase di verifica di assoggettabilità ambientale). Secondo la Stazione ornitologica abruzzese sarebbe necessaria la Valutazione ambientale strategica. L’associazione ha sollevato anche la questione dell’assenza dei quantitativi di ogni tipologia di rifiuti, gli impatti cumulativi e la necessità di ulteriori indagini relativi alla falda e alla presenza del torrente Cena. Oggetto di ben tre delle prescrizioni dell’organismo regionale.
UNA SAGA INFINITA
Il Comitato di coordinamento regionale per la Valutazione d’impatto ambientale ha rinviato la decisione sulla verifica di assoggettabilità ambientale. Rispettate le prescrizioni dovrà, quindi, valutare la possibilità di impatti ambientali del progetto e l’eventuale assoggettabilità alle valutazioni previste dalla legge come Vinca, Via e Vas. La risposta positiva comporterà quindi un nuovo ulteriore procedimento. Con i giusti e necessari tempi.
Il progetto della discarica Furci, presentato il 5 dicembre 2005, è stato abbandonato formalmente il 15 settembre 2015 ma, a marzo di quest’anno, il massimo ente regionale ha deciso di farlo ripartire. Dopo dodici anni, due settimane e due giorni, diverse ere politiche e sociali fa. Non era ancora scoppiata la grande crisi finanziaria. L’Abruzzo politico non era stato ancora travolto da inchieste giudiziarie come Sanitopoli, era ancora lontano quel maledetto 6 aprile 2009 che ha segnato la vita delle abruzzesi e degli abruzzesi, la stella di Luciano D’Alfonso (attuale governatore regionale) era solo all’inizio del suo sorgere, non era ancora divenuta nota la megadiscarica di Bussi.