L’udienza del processo Marlane davanti alla Corte d’appello di Catanzaro è stata rinviata al 25 novembre 2016. Ci siamo occupati della vicenda nell’edizione di maggio (n.3) del nostro mensile.
Intanto – informano da ambienti vicini all’accusa (o di quel che ne rimane, ndr) – a fine ottobre il reato di rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro andrà in prescrizione. E così l’impianto accusatorio del caso sulle morti bianche di oltre cento operai e dell’inquinamento dell’ex area industriale di Praia a Mare, perde un altro importante capo d’accusa. Nei mesi scorsi, infatti, la prescrizione ha interessato il reato contestato di omicidio colposo. Alla corte d’appello, dunque, non resterà che esprimersi sul reato di disastro ambientale.
Non va però dimenticato che quest’ultimo capo di imputazione, è stato già ampiamente demolito in sede di primo grado. Giova ricordare a tal proposito che il 19 dicembre 2014, il tribunale di Paola ha chiuso la prima fase con una sentenza di piena assoluzione da tutte le accuse. Torniamo al processo di secondo grado. Lo scorso 12 ottobre c’era attesa per quella che poteva considerarsi la prima seduta effettiva dopo le discussioni preliminari. In aula a Catanzaro, la difesa ha chiesto al presidente della prima sezione penale, Gabriella Reillo, la fonoregistrazione delle udienze. Richiesta accolta ma, non essendo stata predisposta prima, si è accordato di approntarla per la prossima udienza. Da qui il rinvio.
Era prevista la replica degli avvocati degli imputati circa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Salvatore Curcio alla Corte d’appello per riaprire la fase dibattimentale ed effettuare una nuova perizia. Condividendo in tal senso l’appello presentato dalla Procura della Repubblica di Paola, il magistrato aveva inoltre chiesto di nominare un chimico nel pool di periti. I legali degli imputati avrebbero comunque presentato alla corte delle memorie scritte fuori udienza, motivando la loro opposizione alla richiesta di Curcio.
In realtà la precedente perizia, realizzata su commissione del tribunale di Paola nel corso del primo grado del processo, era stata integrata anche dalla consulenza di un chimico (Mayol, ndr) che non risultando nell’organigramma nominato non è stato ascoltato in aula.