L’intervista esclusiva a Idrissa, uno dei migranti che fino a qualche giorno fa viveva nella baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, svela il volto inumano della moderna tratta degli “schiavi”. Perché, dopo lo sgombero annunciato della rinomata baraccopoli reggina, il traffico degli essere umani non si è fermato. Anzi, è proseguito indisturbato verso il ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Con l’avallo di chi, nell’ombra, tiene ben salde le redini di uno sfruttamento incondizionato che, secondo le più recenti indagini condotte dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) in termini economici frutta più soldi persino del traffico della droga.
Idrissa – nome di fantasia scelto per tutelare l’identità dell’intervistato – ha solo 23 anni. Originario del Senegal, ha vissuto nella baraccopoli di San Ferdinando, nella sterminata Piana di Gioia Tauro – in provincia di Reggio Calabria – per quasi due anni. Ha visto ogni cosa. Ha subito ogni cosa. Il suo lavoro è stato scandito al ritmo di una paga giornaliera irrisoria e di una vera e propria transumanza che lo ha portato a spostarsi, nel corso del tempo, tra la Calabria e la Puglia. Dopo la morte del suo amico, il senegalese Al Ba Moussa (il ragazzo, conosciuto col nome di Aldo Diallo, rimasto vittima dell’incendio divampato nella baraccopoli di San Ferdinando il 16 febbraio scorso, ndr) si è spostato, insieme a un nutrito gruppo di migranti, verso il gran ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Perché? Perché molti degli abitanti della baraccopoli di San Ferdinando erano già abbondantemente a conoscenza dello sgombero odierno (6 marzo 2019, ndr). Perché, anziché restare per poi attendere una ricollocazione nei numerosi Cas (Centri di accoglienza straordinaria) ed ex-Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che costellano l’arco regionale calabrese, sono stati anticipatamente dirottati presso una meta che, nonostante la recentissima operazione “Law and Humanity” portata avanti dalla Procura di Foggia, oggi si fa sempre più ambita. Quella dell’ex Pista di Borgo Mezzanone.
«Lì c’è casa e lavoro», dice Idrissa. Ma soprattutto, lì ci sono gli «amici degli amici». Gli stessi che continuano imperterriti, a dispetto delle azioni muscolari dello Stato, a gestire la tratta degli esseri umani.
La piovra agita i propri tentacoli. La piovra garantisce lavoro, casa, una paga. La piovra, soprattutto, garantisce la protezione che lo Stato non riesce a dare. Una protezione che si paga col silenzio o con la morte. Poco importa se qualcuno resterà imbrigliato nei suoi tentacoli. Gli altri continueranno a sopravvivere alimentando il sottomercato del made in Italy.
Idrissa, sei ancora a San Ferdinando?
No no sono qua a Foggia, niente più San Ferdinando. Là (la) situazione è brutta adesso.
Quando sei partito? Stanotte?
No no, non potevo (più) aspettare.
E quando allora?
Pochi giorni dopo il fuoco (l’incendio, ndr). È stato brutto, molto brutto. E non è la prima volta, tu (lo) sai.
Sì, lo so. So che qualche giorno fa è morto un ragazzo senegalese, Al Ba Moussa. Tu lo conoscevi?
Certo che (lo) conoscevo. Io (lo) conoscevo bene Aldo. (La) sua casa (era) vicino alla mia casa. Un grande fuoco, un grande casino. Molto brutto qua, molto brutto. La gente non è buona.
Tu sei rimasto ferito?
No no, io no. Io (ero più) lontano. Altri ragazzi un poco (si sono) fatti male, ma io no. Ho visto tutto. Non potevamo fare niente per Aldo.
Cosa hai visto?
Grande fuoco. Io (ti) ho mandato tante foto e (il) video del fuoco altra volta. Tu (lo) sai. A San Ferdinando succede sempre casino. Molto brutto, molto brutto. Gente brutta, gente cattiva.
Tu eri a San Ferdinando da molto tempo. Ve ne siete andati per la gente cattiva? O perché anche la tua baracca era andata in fiamme?
No, noi (siamo) abituati a gente cattiva. Sapevamo che stavolta succedeva (lo) sgombero. Sapevamo già e non potevamo restare più. Basta San Ferdinando. Basta così.
Chi vi ha detto dello sgombero?
Tutti (i) giornali, sindaco dice da molto tempo. Giornalisti scrivono tante cose su San Ferdinando, sempre San Ferdinando. Tante persone dicono sgombero. Quindi noi qualche giorno dopo (il) fuoco (l’incendio, ndr) siamo partiti. (Il) tempo di prendere le cose.
In quanti siete partiti?
Tanti. Oggi a san Ferdinando non trovi tante persone, prima più persone ma oggi no. Tanti tanti (sono già) venuti a Foggia.
Dove? In quale parte di Foggia?
Borgo Mezzanone. Tu conosci qua? Qua è grande, qua c’è casa e c’è lavoro. Qua tante persone.
Perché proprio a Borgo Mezzanone?
(Ti) ho detto, qua c’è casa e lavoro.
Ma tu eri già stato a Foggia?
Sì io ho (già) lavorato qua. Quando finisci con arance e (il) resto in Calabria tanti ragazzi vengono qua. Perché qua c’è sempre tanto lavoro. Asparagi, poi prepari campi per pomodoro, poi dopo raccogli (il) pomodoro… insomma qua fai tutto. C’è sempre lavoro qua. E quando ci sta lavoro, noi andiamo. Io sempre viene a Foggia. Io conoscevo bene anche uno dei ragazzi morti.
Quale?
Uno dei ragazzi morti per strada in estate. Io (sono) andato anche a sua morte (il funerale, ndr). Tante persone. Molto triste.
Chi ti ha garantito che a Borgo Mezzanone avresti trovato casa e lavoro?
Amici di amici.
Chi sono questi amici?
Eh… tu devi capire bene quello che (ti) ho detto. Amici di amici. Loro sanno dove sta (il) lavoro, (ce lo) dicono e noi andiamo.
Non ho capito chi sono però. Sono italiani?
No no, padroni di campagna (sono) italiani. Amici no (non sono) italiani. Qua ci sono amici che parlano con amici italiani e ci dicono dove possiamo andare per il lavoro. Adesso hai capito?
Forse sì. E da quali amici sei adesso a Borgo Mezzanone?
Sto cercando. Sto con (i) miei compagni di San Ferdinando.
Chi state cercando?
Amici (ci) hanno fatto (dei) nomi qua a Borgo Mezzanone. Noi cerca (cerchiamo, ndr) loro, così loro (ci) aiutano.
Da dove vengono questi amici? Dal Senegal come te?
No, no Senegal.
E da dove?
Non (te lo) dico. Tu conosci (qualcuno, ndr) a Borgo Mezzanone?
Sì, io conosco qualche ragazzo che vive nel ghetto di Borgo Mezzanone. Se vuoi ti posso dare il numero di telefono. Ma non so se sono le persone che ti hanno detto di contattare.
Io devo trovare amici di amici. Se trovo loro, trovo casa e lavoro. Soprattutto lavoro.
E adesso dove vivi?
A Borgo Mezzanone, (ti) ho detto.
Da quando c’è stato l’incendio a San Ferdinando?
Sì, qualche giorno dopo noi (siamo) venuti a Foggia. (Ti) ho detto.
Quindi hai già trovato casa.
No, no casa mia. Vivo con gli altri amici di San Ferdinando, ma noi adesso trova (troviamo, ndr) casa meglio (migliore).
In una baracca?
Sì sì, come (a) San Ferdinando. Alcuni amici qua già hanno trovato. Io ancora no.
E come mai tu non hai ancora trovato gli amici degli amici di cui mi hai parlato?
Perché a volte (è) difficile parlare con loro. Però noi siamo qua, loro (lo) sanno, loro aiuta. Loro (ci hanno) detto dei nomi e poi aiuta. Se io (li) trovo, poi trovo casa e lavoro.
Adesso quindi non stai lavorando?
No no. Cerco amici. Con amici trovo lavoro.
Quando li trovi me lo fai sapere?
Sì, se (è) possibile.
Va bene, allora aspetto. Ci sentiamo presto?
Anche più tardi se io trovo loro.
Grazie Idrissa. Stai attento, però.
Grazie (a) te. Spero (che ci) sentiamo presto. Attento è difficile ma io (ci) provo. Ciao ciao.