Si svolgerà a Roma, domenica 11 novembre, un incontro tra diverse realtà associative italiane per la convergenza, in un’unica manifestazione nazionale, sui temi comuni dell’ambiente, della solidarietà, della tutela dei diritti inviolabili delle donne, degli uomini e di tutte le specie del Pianeta. Sotto accusa i sistemi di produzione e consumo che puntano al solo profitto di pochi e che hanno come conseguenza lo sfruttamento dei territori.
Questi i concetti alla base dell’iniziativa Sì-Amo la Terra! In un articolato documento – sottoscritto dalle associazioni Abruzzo Beni Comuni, A Sud Onlus, Associazione Fuoritempo, Confederazione Cobas, Coordinamento Nazionale No Triv, Disarmisti Esigenti, Energia Felice, Fondazione Capta, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Movimento per l’Acqua ed i Beni Comuni Sicilia, Il Sud che Sogna, Laudato Si’, Movimento per la Decrescita Felice, No Eolico Selvaggio, Presidio Europa No Tav, Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela (Raspa), Stop Ttip Italia, Unione Mediterranea – vengono elencati tutti gli aspetti critici, leitmotiv dell’incontro.
In primis, la Strategia energetica nazionale (Sen) che, sebbene abbia portato l’Italia al raggiungimento degli obiettivi 2020 di decarbonizzazione, «secondo Eurostat, nel 2017 le emissioni provocate dall’impiego di combustibile da carburanti fossili in Italia sono aumentate del 3,2 per cento rispetto al 2016.»
Per questo motivo, si legge nel documento delle associazioni, «l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia europea, per aver violato ripetutamente i limiti di Pm10 e biossido di azoto nell’aria dei centri urbani.» Inoltre, «permangono forti vincoli normativi che ostacolano la diffusione della generazione distribuita, dei sistemi di reti chiuse di utenza, impedendo di fatto il rafforzamento di un nuovo modello energetico.» Secondo le associazioni le regioni del Sud sono invase dall’eolico selvaggio, con cui si continuano a fare grossi investimenti che servono a riciclare denaro e ad alimentare il business delle organizzazioni mafiose. Problemi, questi, la cui soluzione richiede la creazione di un fronte comune compatto con il coinvolgimento di realtà come i No Tap, i No Triv, i comitati per l’acqua pubblica ed altri sodalizi.
Altro problema centrale è quello legato al Programma nazionale per la gestione delle scorie radioattive sul quale grava ancora la mancata individuazione del Deposito unico. Dopo venti anni di attività, Sogin – che dovrebbe occuparsi del decommissioning – è appena arrivata al 20 per cento dello smaltimento, spendendo il 40 per cento dei finanziamenti disponibili. E non è certo più rosea la situazione in campo estrattivo. Se da un lato la nuova Sen, a parole, vuole accantonare il petrolio come fonte primaria di approvvigionamento energetico, dall’altro il governo, di fatto, porta avanti progetti petroliferi e autorizza nuovi permessi di ricerca.
La piattaforma d’intenti dell’incontro pone all’attenzione anche il Nuovo disciplinare tipo che «consente alle compagnie di modificare il programma dei lavori con pozzi aggiuntivi anche entro le 12 miglia marine, mentre le Regioni non hanno più la possibilità di opporsi alle decisioni dello Stato.» Non solo. È necessario ristabilire le priorità costituzionalmente riconosciute «su questioni come l’Ilva vanno rimesse al centro le ragioni della salute e dei territori, anche alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale (2018) che ha finalmente stabilito che il problema della salute è centrale e non subordinato al diritto al lavoro.»
Sul fronte dei beni comuni si rilancia la battaglia per l’acqua pubblica scevra dalla logica del profitto, mentre sul ruolo della scuola pubblica il documento si rivolge agli studenti, affinché «lottando per la difesa del carattere plurale e democratico della scuola pubblica italiana sappiano riconnettere con entusiasmo le tante battaglie diffuse nel Paese, per contribuire alla prospettiva di una concreta transizione sociale ed energetica.»
L’incontro dell’11 novembre ha anche l’obiettivo di confrontarsi per la creazione di una Carta di intenti comuni da lanciare proprio in occasione del dibattito mediatico che si svilupperà intorno alla COP24, la prossima Conferenza mondiale sul clima, che si terrà dal 3 al 14 dicembre 2018 a Katowice, in Polonia. In quei giorni le potenze mondiali si incontreranno per concordare l’attuazione degli Accordi di Parigi sul clima.